Luca Telese per “Libero Quotidiano”
Ho scoperto con raccapriccio, grazie al Sole 24 Ore, che Roma - la mia città - è fra le nove città d' Italia in cui si paga la tassa più alta per i rifiuti: 397 euro, 38 in più sul 2010. Perché? Mistero? Deve essere una sorta di beffa: il peggior servizio d' Europa ai costi più alti.
Esempio: esco da casa mia, scendo sette piani e mi trovo davanti ai tre cassonetti che presidiano il mio portone, in via Emanuele Filiberto, quartiere Esquilino. Più che un punto di raccolta pare un' isola ecologica, con un corredo quasi perenne e orridamente coreografico di letti sfondati, frigoriferi, televisori che fanno da contorno ai contenitori, come un presepe laico eretto per santificare il verbo dell' Ama, l' azienda municipalizzata cittadina.
Non è un caso sfortunato. Come forse avrete letto, l' appalto per lo smaltimento dei rifiuti pesanti della Capitale è vacante. Cosi, nel frattempo, un po' raccolgono e un po' no. Come mai? Mistero. Vi ho detto che ho tre cassonetti, davanti a casa. Per motivi inspiegabili, malgrado la tripartizione, non c' è raccolta differenziata nella mia via. Perché? Mistero.
Se percorro appena duecento metri lungo via Foscolo arrivo a piazza Dante. Lì ci sono anche la campana del vetro e i contenitori differenziati per i diversi generi. Perché in una via c' è la differenziata, e girato l' angolo no? Anche in questo caso, mistero. Roma è una delle città più sporche.
Perché? Forse anche perché è una delle città al mondo con uno dei più bassi numeri dei cestini. Perché? Mistero.
Vai al cassonetto, quasi eroico, traversa di cataste di sacchetti abbandonati nei paraggi, in alcuni casi sfondati. Perché? Forse perché molti sono incivili. Ma - anche - perché un cassonetto su due ha il congegno a molla guasto. Una persona bassa, o un anziano, hanno molte difficoltà ad aprire il coperchio a mano, dall' alto. In questo caso, però, non c' è un mistero, ma una follia. Per motivi assolutamente incomprensibili, i cassonetti non sono -t ranne una piccolissima quota - di proprietà del Comune, ma di una società che li offre in leasing, e che dovrebbe anche garantire la manutenzione. Dovrebbe.
Così il ciclo romani è questo: molto spesso, sia i rifiuti differenziati, che quelli indifferenziati, dopo questo sforzo simbolico di raccolta, presi dai diversi cassonetti, vengono buttati in discarica tutti insieme, in maniera indistinta (come hanno documentato diverse inchieste).
Mi viene in mente la volta che sono andato a visitare il comune di Capannori, in provincia di Lucca, che con l' 81% di raccolta differenziata guida da anni le classifiche italiane del ciclo virtuoso: in quel comune si è arrivati alla mirabile follia di gruppi di volontari che aprono sacchetti (a campione), filtrano tutto il contenuto con scatole e pettinini per controllare se qualcuno ha messo un rifiuto fuori fuori posto.
Se trovano una buccia dell' umido in mezzo alle plastiche - giuro - vanno a bussare alla porta del proprietario del sacchetto, gliela restituiscono, e gli chiedono perché. A Capannori in questo modo sono diventati ricchi. A Roma un percorso di questo tipo sembra un racconto di fantascienza. Non stiamo parlando di schiocchezze, o di folclore.
Sui rifiuti è caduto - di fatto - Ignazio Marino, che aveva promesso miracoli nella progressione delle quote di raccolta differenziata, e si è trovato davanti ad un nulla di fatto. La foto dei ratti che assediavano i cassonetti nelle periferie della città, sono state uno dei principali motivi del suo crollo di popolarità.
Dopo cinque anni di impegno a che quota è arrivata la differenziata nella capitale? Cresce dal 36% al 41%, dicono le statistiche. Saranno vere? Mistero.
Vero è che è stata chiusa - incredibilmente senza avere una alternativa - la discarica di Malagrotta, la più grande d' Europa. Provvedimento sbandierato come una geniale scelta epocale, una mossa di lungimiranza ecologica. Peccato che in questi giorni si scopra che non era stata approntata (prima della chiusura) una alternativa. Sta di fatto che una sola persona in città sembra avere la lucidità necessaria per approntare una soluzione. Il signore non è un giovane ecologista: ha quasi novant' anni, si chiama Manlio Cerroni, ed è il padre-padrone di Malagrotta.
È l' uomo dell' arrangiarsi capitolino. In campagna elettorale è stato dipinto come un mostro, un inquisito, il responsabile di sprechi e appalti oscuri - e sarà vero - ma in una memorabile intervista a Fabrizio Roncone, sul Corriere della Sera, l' ottuagenario "Re della Monnezza" si è tolto la soddisfazione di definire incompetenti e imbecilli tutti coloro che dopo di lui hanno messo mano al problema.
Se si dovesse giudicare dai risultati, è difficile dargli torto. Il presidente dell' Ama, Daniele Fortini, ha messo in campo questo geniale proposito: bandire una gara europea per far portare i rifiuti indifferenziati all' estero. Come mai? Perché l' Ama non fa funzionare né il suo impianto di tritotovagliamento, né quello di Cerroni, né nessun altro. Perché? Ancora mistero? No, stavolta - come si dice a Oxford - mortacci vostra.
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