Jaime D’Alessandro per “la Repubblica”
La promessa arriva sotto forma di ologramma. Rappresenta la città che respira attraverso i dati. Una immagine tridimensionale di quel che accade in diretta nelle strade e nei palazzi di Barcellona: traffico, consumi energetici, lavori in corso, stato e localizzazione del trasporto pubblico, parcheggi disponibili, livelli dell' inquinamento acustico e dell' aria. E' il primo segno tangibile del sistema operativo che la capitale della Catalogna adotterà fra due anni. Si chiama CityOs e viene mostrato in anteprima oggi al Mobile World Congress, la fiera più importante al mondo per quel che riguarda l'universo degli smartphone.
Ma ormai l'innovazione, fra modelli tutti uguali che fanno le stesse cose, non è più nei telefoni. Per trovarla bisogna guardare altrove, a quel che sta facendo ad esempio il sindaco Ada Colau. In carica dal 2015, nota per le sue posizioni a difesa delle fasce più povere della cittadinanza, ha parlato "di uno spazio pubblico di nuova generazione" durante un convegno sulle smart city. Parlerà di nuovo oggi.
Ma intanto ha fatto nascere il progetto CityOs al quale stanno lavorando la società di consulenza Accenture, l'operatore Cellnex Telecom, il gruppo energetico Engie. «Il punto non sono le tecnologie o i singoli sensori. Conta molto più riuscire a connettere tutte le informazioni che vengono già oggi raccolte in tante città in maniera poco organica».
Simon Giles, 43 anni, stessa generazione della Colau, dirige per Accenture la divisone globale che si dedica alle smart city. Viaggia di continuo fra Asia, Sud America, Europa. Nei passati otto anni ha visto Singapore divenire la più avanzata al mondo, ha osservato da vicino la crescita esponenziale di Barcellona e visto città come Medellin in Colombia virare verso l'Internet delle cose.
A Barcellona l'amministrazione è passata a un sistema di illuminazione meno dispendioso grazie ai led, sostiene di aver ridotto la congestione nelle strade del 21 per cento e, dopo aver installato i parcheggi smart, di permettere ora ai cittadini di lasciare la macchina in centro lì dove c'è posto senza perdere tempo.
Ora però vuole avere un quadro unico della città per risolvere i problemi in tempo reale. Lo stesso spartito suonato a Los Angeles dove hanno speso appena 40mila dollari per creare una sola banca dati aperta fra i vari dipartimenti, da quello dei vigili del fuoco a quello che gestisce la metro.
Mentre a Segrate si progetta una città del futuro partendo da zero, il primo quartiere smart integrale battezzato Milano4You, ad Hollywood e dintorni usano quel che hanno per le mani mettendo in comunicazione fra loro le varie anime dell'amministrazione. «Non penso che così facendo ridurremo la povertà», spiega Peter Marx, l'architetto del sistema operativo di Los Angeles.
«App, dati aperti, sensori, possono però migliorare la qualità della vita dei cittadini. E questo significa servizi più efficienti e più opportunità. Non è una panacea, ma è un passo avanti tangibile. Non mi sembra poco». Non lo è. A patto che dalla promessa di un ologramma poi si arrivi davvero a toccare la quotidianità delle persone.