Emilia Urso Anfuso per “Libero quotidiano”
In Italia si parla di crisi economica, di come sostenere le famiglie in stato di bisogno, di come rielaborare - in qualche modo - un sistema di welfare a sostegno delle necessità delle fasce più deboli, ma non si parla abbastanza di una consuetudine in atto ormai da anni, consentita per legge e, anzi, in qualche modo imposta proprio dallo Stato italiano: il gioco d' azzardo legalizzato.
Il 70% della popolazione adulta, che - traducendo questa percentuale in numeri - significa che 30 milioni di italiani, ogni anno, passa un bel po' del proprio tempo nel tentativo di ribaltare la propria esistenza vincendo al Lotto, al Superenalotto, alle slot machine o a uno dei tantissimi "Gratta e vinci" disponibili nelle tabaccherie, nelle ricevitorie ma anche nei distributori automatici, che oltre alle sigarette e ai profilattici, oggi distribuiscono anche sogni a pagamento.
Siamo arrivati al punto che per i giochi gli italiani spendono 107 miliardi l' anno, una cifra sempre in crescita, mentre per fare la spesa, per sfamarsi, sborsano appena 130 miliardi.
Ma come si è arrivati a tutto questo? Come è stato possibile passare dal gioco d' azzardo illegale alla diffusione del gioco d' azzardo di Stato, con tutte le conseguenze del caso compresa la diffusione a tappeto di una patologia ormai nota ai più, la ludopatia, una patologia che affligge un numero sempre maggiore di italiani, divenuti ormai dipendenti dal gioco d' azzardo reso troppo facilmente accessibile?
Per comprenderlo, è necessario fare un passo indietro nel tempo. Fino al 1992 in Italia il gioco d' azzardo era considerato illegale. Chi amava questo tipo di attività ludica, dal poker al Baccarà passando per la roulette e altri tipi di giochi in cui vi è trasferimento di denaro, doveva necessariamente recarsi presso un casinò o, nella peggiore delle ipotesi, far parte di un giro di bische clandestine, luoghi all' interno dei quali sono passati di mano miliardi di lire e la vita di molte famiglie, andate in frantumi per i debiti contratti a causa della dipendenza dal gioco. Nel 1997 gli italiani fecero la conoscenza del Superenalotto.
Il successo fu immediato. Frotte di contribuenti, oltre a versare pesanti oboli attraverso tasse e imposte, si affrettavano a versarne un altro, travestito da fortunata opportunità.
SCHEDINE PER TUTTI
Il test per lo Stato fu positivo, così il progetto di aprire all' istituzionalizzazione del gioco d'azzardo proseguì. Ecco apparire le prime sale Bingo, era il 1999, ma fu con la legge finanziaria varata nel 2002 che si ebbe la svolta: si rendeva possibile l' installazione delle slot machine all' interno degli esercizi commerciali, cosa che prima d' allora era illegale e sanzionata penalmente.
Via libera, quindi, anche all' uso delle slot machine. L' Italia divenne, in breve tempo, una sorta di Las Vegas nazionale, in cui il tintinnare delle monetine diveniva la colonna sonora di una tragedia annunciata, ma non troppo. Non si accennava ancora ai rischi di diventare dipendenti dalle slot machine.
Il pericolo maggiore, però, doveva ancora arrivare, e puntualmente si materializzò con la diffusione dell' uso di Internet. Era il 2011, venne varato il decreto 138 all' interno del quale furono introdotte le norme per la regolamentazione e liberalizzazione del gioco d' azzardo online.
DIRITTI E DOVERI
Fortunatamente il decreto non servì solo a liberalizzare il gioco d' azzardo ma pose, anche, una serie di paletti - attraverso la gestione e controllo da parte di Aams (Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato) - a garanzia dei giocatori italiani, tanto da aver realizzato una "Carta dei servizi" atta a informare i giocatori sui loro diritti e doveri, oltre a comunicare con trasparenza lo svolgimento di tutte le attività di gioco.
Un esempio su tutti è la piattaforma di giochi online di Lottomatica, che garantisce affidabilità per ciò che riguarda le transazioni economiche e il rispetto di qualunque protocollo di sicurezza. Si può dunque giocare. E con giudizio. Ricordiamoci però che sognare costa: il 4,4% del Pil, 107 miliardi (+5% rispetto al 2017). Altro che il reddito di cittadinanza La gente preferirebbe le monetine per sfidare le slot machines.