Carrie Weisman (traduzione di Fabio Galimberti) per "D - la Repubblica" ripreso da "il Foglio del Lunedì"
Per quelli che non hanno molta fortuna con le donne, o per quelli che non vogliono faticare per trovarne una, là fuori c’è l’alternativa perfetta: le sex doll. Il mondo è pieno di aziende che producono queste bambole, ma negli Usa c’è un uomo che ha cambiato volto al settore.
Si chiama Mati McMullen, vive in California, di mestiere fa lo scultore e ha creato la società Abyss Creation dopo aver cominciato a ricevere richieste di manichini “anatomicamente corretti”. Ritenendo che ci fossero buone prospettive di guadagno, Mc- Mullen ha deciso di provarci. E gli è andata più che bene: le sue Real Dolls oggi si vendono a cifre che vanno dai 6.500 fino a oltre 50mila dollari. «Sono molto fiero che le mie bambole occupino un posto emotivamente così importante nella vita di certe persone», ha spiegato McMullen nel documentario della Bbc intitolato Guys and Dolls.
«Ci sono persone che ricavano beneficio da queste bambole allo stesso modo in cui si può ricavare beneficio dalle solette nelle scarpe. Non tutti hanno problemi ai piedi, ma qualcuno sì. Non tutti hanno problemi nelle interazioni sociali, ma qualcuno sì. Ci sono ragazzi che non riescono a parlare con le ragazze».
Quanto al design, i clienti delle Real Dolls non hanno certo problemi di assortimento. Il sito offre 16 volti diversi, 14 acconciature, 20 tipi di capezzoli, 13 colori differenti dell’areola, 10 colori differenti degli occhi, 9 colori differenti dei capelli, 7 colori differenti delle labbra, 6 tipologie fisiche, 5 tonalità di carnagione differenti e 4 tipi di peli pubici. Per 150 dollari in più si possono aggiungere le lentiggini sul viso, per 450 dollari anche in tutto il corpo.
Sono disponibili anche sopracciglia con peli umani veri per un costo addizionale di 150 dollari. Quando si compra una Real Doll sono inclusi i seguenti accessori: parrucca, completo di lingerie, necessaire per il lavaggio, lozione, spazzola, cipria, kit per la riparazione e manuale delle istruzioni. I clienti possono anche scegliere fra una «vagina rimovibile » e una «vagina realistica».
Come indica il termine stesso, la prima può essere estratta, cosa che rende più semplice lavarla dopo l’utilizzo. È di gomma molto resistente. La seconda, d’altra parte, è più «estetica», ma l’azienda avvisa che le grandi labbra sono molto delicate e raccomanda di lubrificarle con «dosi abbondanti di una lozione specifica per ridurre l’attrito».
L’azienda produce anche sex doll maschili, ma non si vendono bene quanto quelle femminili. Come in qualunque business redditizio, anche qui la concorrenza è feroce. E il Giappone è da sempre all’avanguardia, nel settore. Quest’anno l’azienda nipponica Orient Industry, fondata nel 1977, ha dichiarato di aver raggiunto un «nuovo livello» di realismo: l’ultima linea di bambole, le Dutch Wives, è realizzata con un «materiale siliconico appositamente sviluppato», che conferisce alla pelle un aspetto e una sensazione tattile incredibilmente reali.
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Le bambole della Orient Industry sono dotate anche di articolazioni mobili per consentire ai proprietari di sistemarle nella posizione preferita. La smania di rendere le bambole realistiche è più che logica: avete mai visto la foto di un androide che sembra quasi umano, ma non del tutto? Mette i brividi. È la sensazione che gli esperti di robotica definiscono «sindrome dell’uncanny valley», la zona perturbante, esattamente quello che i produttori di bambole cercano di evitare.
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Secondo il Telegraph, è originata da un «disallineamento di almeno due percorsi dei neuroni: quello del riconoscimento di un volto umano e quello del riconoscimento dei diversi tipi di movimento: quando insorge la percezione di un conflitto tra le fattezze umane di un robot e i suoi movimenti non umani, nel cervello scattano campanelli di allarme». Rendere le bambole il più realistiche possibile è importante per più ragioni, prima fra tutte il ruolo emotivo che possono svolgere nella vita di chi ne possiede una.
Uno di loro, intervistato nel documentario Guys and Dolls, spiega: «È la differenza tra essere soli e sentirsi soli. Essere soli è un conto, non mi dà fastidio. Ma non posso sopportare di sentirmi solo. È per questo che gli “iDollators” (come si definiscono i proprietari, ndr) hanno le loro bambole».
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Anche il regista del documentario, Dave Hockey, si è fatto conquistare dal fenomeno mentre conduceva le sue ricerche per il film e ora ha 12 bambole. Il fatto di essere sposato evidentemente non lo ha scoraggiato. Ma quali problemi emergono quando diamo alle persone la libertà di progettarsi la compagna ideale? La Lala Doll, un altro dei modelli proposti dalla Orient Industry, è un esempio calzante. Sul sito la bambola viene pubblicizzata come la «giovane ragazza che non avete mai incontrato: pura, gentile e bisognosa del vostro amore».
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«Giovane» è un eufemismo, perché le Lala Doll sembrano bambine di 10, 12 anni. Hanno il seno, ma il faccino imbronciato da ragazzina risalta comunque. È quando si scende nei dettagli che la faccenda si fa davvero inquietante. In una delle foto sul sito, le Lala Doll sono in pigiama, con calzini al ginocchio e boxer. E sono anche provviste di giocattoli: orsacchiotti giganti o coniglietti. Gli acquirenti possono includere la vagina oppure no. Le bambole sono alte poco più di 1 metro e 20, pesano 3 chili e mezzo e nell’elenco degli «articoli suggeriti» figura un’autentica uniforme da scolaretta. Le Lala Doll vanno a ruba. Nonostante questi aspetti discutibili, il futuro del settore è roseo.
sex doll real dolls di mcmullen
Alla Tokyo DesignersWeek sono stati presentati nuovi modelli di androidi femminili straordinariamente naturalistici e accattivanti, anche se non vengono usati a fini sessuali. Non ancora. Il creatore Hiroshi Ishiguro ha sbalordito i visitatori con il suo androide Asuna, di un realismo sconvolgente: dotata di una telecamera e comandata a distanza, è in grado di cambiare espressione, sbattere le palpebre e parlare.
sex doll teste di real dolls in una fabbrica californiana
Alla prima Conferenza internazionale sulle relazioni personali umani-robot, lo scrittore David Levy ha detto: «Suona un po’ strano, ma un giorno essere innamorati di un robot per tantissime persone sarà bello quanto essere innamorati di un essere umano». Un giorno. Fino ad allora, qualunque uomo solo potrà voltarsi verso la sua bambola, guardarla negli occhi vitrei e darle il bacio della buonanotte. Lei non si lamenterà neppure se russa.