Fausto Carioti per “Libero Quotidiano”
L' Italia sta per andare in guerra in Libia contro l' Isis. Il giorno dopo le rivelazioni pubblicate dal New York Times e riprese da Libero ed altri quotidiani, a Roma si raccolgono solo conferme: l' accordo politico con gli Stati Uniti è stato raggiunto (ovviamente all' insaputa del Parlamento), i dettagli operativi sono pronti da tempo e i soldi per finanziare l' intervento, almeno nella fase iniziale, sono già stati accantonati.
Lo stesso premier, Matteo Renzi, intervistato dal quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung, avverte che ormai manca poco: «L' Italia è pronta, perché non possiamo permettere il terrore in un Paese che è a poche miglia nautiche dall' Europa».
Imbeccato dall' amministrazione statunitense, due giorni fa il New York Times ha riportato che secondo i funzionari di Washington «la campagna in Libia potrebbe iniziare nel giro di settimane. Prevedono che sia condotta con l' aiuto di un manipolo di alleati europei, tra cui Gran Bretagna, Francia e Italia».
L' offensiva militare nascerà sotto forma di intervento aereo, per creare una barriera che divida i combattenti dell' Isis in Libia dai loro colleghi mujaheddin in nord Africa e nell' Africa subsahariana.
Ma, avverte lo stesso quotidiano, «anche se il Pentagono e i suoi alleati dovessero riuscire a colpire gli obiettivi dello stato islamico con successo, non vi è certezza sulla presenza di una forza di terra affidabile in grado di controllare il terreno».
Così la condotta della guerra passerebbe dai piloti ai soldati e la curva delle vittime s' impennerebbe.
Ieri avrebbe dovuto essere il giorno delle smentite. E invece non ce n' è stata manco una. Ci sono stati invece imbarazzi e qualche ammissione. Tra gli imbarazzati il ministro dell' Interno, Angelino Alfano, che pesa le parole ma non esclude nulla: «Non c' è alcuna decisione presa e tenuta nascosta.
Qualora dovesse esserci avverrebbe nel massimo della trasparenza, di fronte al Parlamento e al paese». A rompere gli indugi, in serata, provvede Renzi dicendo alla Faz che il sostegno militare potrà essere dato a «un governo libico riconosciuto a livello internazionale» e che l' Italia non sarà sola, ma farà «la sua parte nell' ambito di una operazione internazionale».
I soldi che potrebbero servire a finanziare l' intervento militare sono già stati messi da parte, senza clamori e saltando a piè pari la Commissione Difesa. Il Pd Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio, spiega infatti che «i margini sulla flessibilità concessi nella legge di stabilità 2016 sono stati in parte dirottati, per oltre 600 milioni, su un apposito fondo della presidenza del Consiglio che può essere utilizzato per ogni evenienza, tra cui le missioni internazionali ed eventuali nuovi impegni militari». E si tratta di risorse aggiuntive rispetto ai 930 milioni già stanziati nel fondo missioni internazionali.
C' è di più. Secondo quanto risulta a Libero, la campagna di Libia coordinata dagli americani con Italia, Francia e pochi altri Paesi è in gestazione da tempo. Non solo sotto l' aspetto politico, ma anche dal punto di vista operativo: si può partire in qualunque momento.
Benché all' inizio fosse riluttante all' idea di un coinvolgimento diretto, il governo italiano si è deciso a intervenire innanzitutto perché la presenza stabile dello stato islamico in Libia rappresenta un pericolo elevatissimo per la sicurezza del nostro Paese. Se c' erano dubbi residui, l' estendersi del contagio islamista alla Tunisia li ha spazzati via.
RENZI INSTAGRAM renzi al telefono con obama
Il resto delle motivazioni le fornisce la competizione con la Francia: Roma, per i rapporti politici e commerciali che ha con Egitto, Algeria e Tunisia, non può permettersi di lasciare campo libero a Parigi. Fonti vicine alle trattative confermano che ormai è tutto pronto e si attendono solo le condizioni politiche minime per avviare l' operazione: l' insediamento di un governo di unità nazionale libico bisognoso di aiuto militare sarebbe la giustificazione perfetta.
Anche se sarà presentata all' opinione pubblica in tutt' altro modo, la sfida militare si annuncia lunga e difficile e la strategia che dovrà guidarla non è ancora chiara. Preoccupato com' è per i sondaggi e il rischio di attentati, l' ultima cosa che si augura Renzi è un coinvolgimento dei soldati italiani negli scontri di terra. Eventualità che per ora non è prevista.
OBAMA RENZI KERRY GENTILONI LIBIA IN FIAMME
Ma alla prova dei fatti tutto dipenderà dall' andamento del conflitto: se gli altri saranno costretti a scendere dall' aereo per mettere gli scarponi sul terreno e affiancare l' esercito libico contro l' Isis, sarà difficile per noi tirarci indietro.
Intanto il silenzio davanti al Parlamento di Renzi e del ministro della Difesa, Roberta Pinotti, anziché tranquillizzare inquieta.