Guido Pasqualetto per il Corriere della Sera
Quella sera, davanti al comandante dei carabinieri di Cornuda, si sono ritrovati tutti e tre, straziati e ignari l' un dell' altro.
«Era la mia compagna da nove anni», ha sussurrato il geologo settantenne di Rimini che vedeva Sofiya nei fine settimana. «Era la mia fidanzata da qualche mese», l' ha guardato storto il medico sessantenne di Montebelluna che non sapeva del geologo. «Signori, era la mia donna da sedici anni, abitavamo sotto lo stesso tetto», ha sospirato invece Pascal Albanese, 50 anni, sorprendendo così gli altri due che avevano sempre pensato a lui come al cugino di Sofiya.
Lei era scomparsa due giorni prima, il 15 novembre, ed è stata ritrovata alla vigilia di Natale in fondo a un burrone ai piedi del monte Grappa. Pascal, italiano di origini francesi trapiantato nel Trevigiano da trent' anni con genitori e sorella, era il meno stupito di tutti. Sapeva del geologo e del medico ma forse non sapeva tutto. La verità sul punto rimarrà sconosciuta perché undici giorni dopo la scomparsa di Sofiya, Pascal si è impiccato a una trave della loro villetta di Cornuda.
Gesto estremo letto dagli investigatori come l' indizio più pesante contro di lui: «Perché mai un uomo dovrebbe uccidersi prima di scoprire che fine ha fatto la sua donna? Non ci sono ancora certezze ma tutto porta all' omicidio-suicidio, aspettiamo comunque gli esami di laboratorio». Fra gli indizi, le chiavi della macchina che Sofiya aveva abbandonato la sera della scomparsa. Sono state trovate a casa di Pascal. E poi il fatto che non è stato lui a denunciare per primo la sparizione, ma il geologo. «Avevo chiamato più volte il "cugino" per chiedergli dove fosse Sofiya e lui mi aveva risposto che l' avrebbe fatta cercare», dirà agli uomini del maggiore Giovanni Mura.
Quella di Sofiya sembra la sceneggiatura di un noir che si arricchisce ogni giorno di qualche particolare. Bella, bionda, occhi grandi e azzurri, sembrava più giovane dei suoi 43 anni. Pascal era il suo punto di riferimento. Un tempo consulente finanziario, da qualche anno disoccupato.
«Gli devo molto», diceva lei alzando un muro di silenzio tutte le volte che gli altri le chiedevano chiarimenti su questo strano cugino. «Così l' ha presentato anche a me», ha precisato il medico, un radiologo di Montebelluna. Ieri l' abbiamo raggiunto all' ospedale dove lavora. Gli occhi gonfi e lucidi, il volto stravolto: «Mi hanno fatto vedere le scarpe di Sofiya per il riconoscimento. Erano le sue», ha detto con un filo di voce.
«Nessuno può capire il dolore immenso che sto provando devo anche lavorare». Questo dottore oggi senza camice, un divorzio alle spalle, sta vivendo un forte tumulto interiore.
Oggi sa che la donna di cui si era innamorato è stata assassinata e sta scoprendo che nella sua vita c' erano altri uomini. Oltre a Pascal, il geologo ma anche un imprenditore e vari professionisti delle province di Treviso, Venezia e Padova. Tutti facoltosi, tutti molto maturi e affascinati dalla sua bellezza e dalla sua gioia di vivere. «Le ho comperato la villetta di Cornuda, che ho intestato anche a quel cugino», ha rivelato agli inquirenti il geologo, vedovo. Le pagava un mutuo di 500 euro al mese. Spunta anche un' altra casa, comprata da Sofiya all' asta. Era per sua madre che vive a Kiev e voleva venire in Italia.
Della bella ucraina tutti conoscevano qualche tassello, nessuno l' intero mosaico.
Neppure le cinque amiche russe e connazionali che frequentava fra Treviso e Venezia, tutte sentite dagli inquirenti. «Sapevo di quello di Rimini», ha detto una. «A me aveva parlato dell' imprenditore», ha precisato un' altra. «Si era innamorata del medico e voleva lasciare Pascal per andare a vivere con lui», hanno dichiarato un po' tutte, precisando che le dispiaceva per il compagno di sempre. Forse Sofiya ha provato a dirglielo.
«Noi non lo sappiamo, come non sapevamo nulla di questi amanti - allarga le braccia Carole, sorella di Pascal, nel giardino della loro villa che si trova sulla cima della collina di Cornuda -. Ci hanno sempre tenuto all' oscuro di tutto, eppure ci vedevamo sempre, tutti i Natali assieme quest' anno una pena mi stanno venendo dei dubbi sul suicidio di mio fratello e anche sul ritrovamento di lei».
Il medico senza camice guarda smarrito la porta in ferro del reparto. Volevate sposarvi, dottore? «Avevamo dei progetti ma ormai nulla ha più senso». Abbassa la testa e se ne va.