Fabrizio Massaro per il “Corriere della Sera”
«Non mi sogno certo di investire tutti quei soldi nello stabilimento di Termini Imerese»: così aveva detto a inizio 2015 Roberto Ginatta, presidente di Blutec, al suo consulente Giorgio Bocca. «Tutti quei soldi» erano i 21 milioni di euro che Blutec, una società neocostituita a fine dicembre 2014, stava per ricevere da Invitalia - l' agenzia del ministero dell' Economia - per rilevare lo stabilimento ex Fiat e iniziare a rilanciarlo con la produzione di auto ibride e la componentistica, assorbendo a regime circa 700 dipendenti.
Una volta arrivati, però, 16,5 milioni non sarebbero stati usati per l' impianto ma investiti in fondi e titoli e girati per almeno 8 milioni alla controllante Metec e, per 1,4 milioni, alla Due G Holding srl dei figli di Ginatta, Mario e Matteo, in gran parte senza giustificativi. Era stata la stessa Invitalia, mesi fa, a contestare il non rispetto del progetto e la mancata rendicontazione delle spese. Ieri Ginatta, 72 anni, torinese, costruttore di un gruppo di componentistica per auto cresciuto nell' ambito della Fiat e socio di Andrea Agnelli in una holding di investimenti, è stato posto agli arresti domiciliari, disposti dal gip Stefania Gallì.
Domiciliari anche per l' amministratore delegato di Blutec, Cosimo Di Cursi, 49 anni, che si trova però in Brasile. L' inchiesta, per l' ipotesi di malversazione (di evidenza «cristallina», per gli inquirenti), è condotta dal nucleo economico-finanziario della Guardia di Finanza di Palermo guidato dal colonnello Cosmo Virgilio, dal procuratore Ambrogio Cartosio e dal pm Guido Schininà. Disposti anche il sequestro di 16 milioni e delle quote Blutec e Metec e l' interdizione a incarichi in società.
Quei 21 milioni erano un acconto dei 97 milioni del «programma di sviluppo» siglato a fine 2014, quando stavano per scadere gli ammortizzatori sociali e i circa 800 dipendenti rimasti in capo a Fca rischiavano il licenziamento collettivo. Ginatta era intervenuto a sorpresa dopo che la precedente assegnataria Grifa, gestita da ex manager Fiat, si era eclissata insieme con i 100 milioni promessi dai suoi azionisti brasiliani.
Era l' ennesimo buco nell' acqua: negli anni precedenti si erano tentati i piani delle auto elettriche del finanziere Simone Cimino, delle serre di Ciccolella, delle auto della Dr di Massimo Di Risio, tutti attratti dai 250 milioni di finanziamenti pubblici. Ora gli operai temono di nuovo per il loro futuro, a otto anni dall' addio della Fiat di Sergio Marchionne. Ieri è dovuto intervenire lo stesso premier Giuseppe Conte: «Blutec è un problema serio, perché la situazione è già molto delicata: adesso bisognerà lavorare per mettere in sicurezza i lavoratori. Credo che il vicepresidente Luigi Di Maio (che un mese fa è stato a Termini, ndr ) lo abbia già anticipato: bisogna assolutamente intervenire per dare ai lavoratori un minimo di garanzia».
Intanto c' è ancora cassa integrazione, prolungata con la manovra 2019. Dal 1970 lo stabilimento SicilFiat è stato il motore dell' economia della zona, dando lavoro fino a 3.200 dipendenti. L' ultima Lancia Y prodotta risale al 24 novembre 2011; da allora Termini è un deserto industriale. Che tutti i ministri dello Sviluppo in questi anni hanno promesso di far rifiorire.