Maurizio Caverzan per IlGiornale.it
Alle radici del montismo. Il giudizio di Carlo Freccero, direttore di Rai4, studioso di comunicazione e massimo esperto italiano di Guy Debord, è drastico: «Monti è il prototipo del pensiero unico economico».
Carlo FrecceroIeri rispondendo alla community di Twitter, dopo aver superato i centomila follower, Monti ha cinguettato: «Wow». Che effetto le fa?
«Non sono sorpreso. Sul sito Peragendamonti.it ho scoperto una sorta di gioco di ruolo dei suoi sostenitori. Chi vuole contribuire alla nascita della Terza Repubblica si iscrive al sito e diventa subito un Testimone. Dopo la prima proposta si è già Artefici, di seguito si può diventare Alfieri e Portabandiera».
Questa specie di gioco di ruolo che cosa significa?
«È coerente con l'homo oeconomicus Mario Monti. Con il suo modo di usare i new media per manifestare efficienza e contemporaneità. È una forma di massoneria digitale».
Si ha la sensazione che più va in televisione, più perda autorevolezza. È così?
«Concordo. Monti è stato bravissimo a parlare ex cathedra. Gli va dato il merito di aver svelato quello che tutti in fondo sapevano. Cioè che la politica conta meno dell'economia. Come il chirurgo che, dopo le esibizioni dei clown in corsia, viene a dirti che per te non c'è più niente da fare, lui può dirlo in maniera spietata perché ha dalla sua parte la forza della scienza».
Non è apprezzabile realismo?
«Le sue espressioni "tagliare le ali" e "silenziare le opposizioni" sono invece l'enunciazione del pensiero unico. Ma siamo di fronte a un paradosso: che la crisi in cui ci troviamo deriva da quella stessa economia a cui dovremmo consegnarci senza possibilità di critica per risolvere i problemi della società».
Smesso il loden spunta la scocca del robot?
«Spunta l'élite. Lui continua a essere professore. Non vuole scendere nella logica della comunicazione televisiva. Ha ribrezzo e conserva una distanza aristocratica da tutti gli altri».
La gaffe su Brunetta che cosa manifesta?
«Lo prende in giro per la sua statura fisica. Ma soprattutto per la sua bassa statura accademica, perché non è della Bocconi. È un'uscita doppiamente razzista che gli costerà l'odio viscerale del mondo accademico statale».
Mostra allergia verso la stampa. Anche su Twitter ha trascurato le domande dei giornalisti.
«È una deformazione professionale, ritiene tutti suoi scolari, suoi uditori. Come se dicesse: imparate gente».
Ha coniato l'espressione «salire in politica» per cambiare le regole. Si propone come pioniere.
«Contrappone al capitale economico di Berlusconi il suo capitale tecnocratico, culturale, specialistico».
Cosa dice del cognome che domina nel simbolo della sua lista?
«Monti ha avuto il merito di squarciare il velo della politica-spettacolo, di irrompere in uno scenario per certi versi grottesco, per affermare l'inutilità della politica rispetto alle necessità dell'economia. Se le regole dell'economia sono "naturali" e non evitabili e la politica è abolita, l'agenda è il verbo del pensiero unico».
Messo così ha un carattere messianico...
«In questa concezione non dovrebbero nemmeno esserci le elezioni, perché destra e sinistra non esistono più».
Berlusconi e Monti, che non poggiano su partiti tradizionali, si rincorrono in tv. Chi vincerà?
«Il berlusconismo rappresenta una forma di spettacolo che è stato interrotto dall'irruzione del Professore bocconiano. Per ricomporre questa frattura è necessaria una quantità, una massa che renda il vecchio discorso di Berlusconi di nuovo accettabile e consueto. Per questo Berlusconi inflaziona la sua immagine televisiva. E sempre per questo dopo la sua ridiscesa in campo ha tentato di prendere tempo. La sua crescita nei consensi è legata alla capacità di riportare alla normalità la paradossalità dei suoi discorsi. Come, per esempio, quando sostiene di non aver mai detto che Ruby era la nipote di Mubarak».
A differenza di Monti, scaldando il pubblico Berlusconi provoca più fascinazione?
«Da tempo Berlusconi è l'unico che irride la miseria della politica. Come attore professionista si presenta in scena già truccato per la parte. Ha indossato ogni sorta di copricapi: bandane, colbacchi, oggi il Borsalino. Situazionisticamente sembra suggerire: la politica è spettacolo. In questo modo spoglia di sacralità lo scenario montiano».
Come se l'aspetta la puntata di Servizio Pubblico con il Cavaliere ospite di Santoro?
«Storica, un evento. Ma ci sarà?».
Bersani va poco in tv: scelta giusta o sbagliata?
«Con le primarie è arrivato il suo turno per dimostrarsi affidabile e serio, ma Monti gli ha rubato la scena. Contemporaneamente Monti ha fatto l'errore di salire in campo, di porsi ad armi pari nell'arena, di dire cose antipatiche e poco politicamente corrette. Oggi Bersani ha un vantaggio e, a differenza di tutti gli altri candidati, si concede allo spettacolo della televisione con molta parsimonia».