1- AMMIRANDO LA SQUISITA ELEGANZA DI MASSIMO D’ALEMA, CI CHIEDEVAMO DA ANNI DA DOVE GLI VENISSE TUTTA QUELLA SPOCCHIA. LA RISPOSTA L’ABBIAMO TROVATA IN VATICANO DOVE DAL 2006 CUSTODISCONO CON PERFIDIA IL SEGRETO DI AVERLO NOMINATO NOBILE. NON CONTE, COME CHIEDEVA LUI, MA VICE. IL VICE-CONTE MAX. PER L’ESATTEZZA: NOBILUOMO. IN SIGLA LATINA NH, TUTTO MAIUSCOLO. PER LE PLEBI: ECCELLENZA! 2- PER OTTENERE L’AMBITISSIMA NOMINA: TELEFONATE, PERORAZIONI, INCHINI E UN PO’ DI STALKING AL SEGRETARIO DI STATO VATICANO CARDINALE SAN RAFFAELE BERTONE 3- UN LEADER SINISTRO PERFETTO: YACHT E PAPA, FIUTO INFALLIBILE A SBAGLIARLE TUTTE

Pino Corrias per "il Fatto Quotidiano"

Ammirando la squisita eleganza di Massimo D'Alema, ci chiedevamo da anni da dove gli venisse tutta quella spocchia. La risposta l'abbiamo trovata in Vaticano dove dal 2006 custodiscono con perfidia il segreto di averlo nominato nobile. Non conte, come chiedeva lui, ma vice. Il vice-conte Max. Per l'esattezza: Nobiluomo. In sigla latina NH, tutto maiuscolo. Per le plebi: Eccellenza.

A forza di scalare riservatamente i privilegi del potere, quel lieto evento ce lo aveva tenuto nascosto. É invece il più commovente, il più istruttivo, venendo lui dalla piccola borghesia comunista, e perciò persuaso che l'accuratezza di un paio di scarpe, o l'investimento societario in una barca a vela, fossero indispensabili per frequentarlo. Figuriamoci un titolo nobiliare. Intriso dall'ambitissimo borotalco papale.

Al punto - raccontano i maligni - da molestare il cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, per ottenere quella preziosa nomina: telefonate , perorazioni, inchini. Fino a ottenerla. E poi a esibirla il 20 novembre dell'Anno Domini 2006. La storia si compie durante il secondo governo Prodi. D'Alema è ministro degli Esteri. Sta preparando, per il neo eletto presidente Napolitano , la sua prima visita di Stato in Vaticano. É l'occasione che aspettava per farsi nominare conte, si è incapricciato.

UN TITOLO PER DISTINGUERSI

I monsignori gli spiegano che conte è troppo, lo vieta il regolamento che dispensa nobiltà con scala millimetrica e conte può diventarlo solo il titolare del Quirinale, cioè Napolitano. E allora cosa? Gli offrono la qualifica di Nobiluomo, di regola riservata agli ambasciatori. Vada per Nobiluomo. Che poi sarebbe un mezzo conte che è sempre meglio di un doppio nulla. Quando finalmente arriva il corteo d'auto dello Stato italiano in visita a quello Pontificio, il suo sogno radioso si è compiuto.

Il presidente Giorgio Napoletano incede per primo tra le alabarde schierate e tutti i pennacchi pettinati. Lui segue con passo cadenzato, i baffi, l'involucro di un frac da cerimonia con i reverse a punta di lancia, il petto in fuori. E sul petto tre placche, due vecchie, una nuova. La prima dell'Ordine Cileno, ottenuta l'anno prima a Santiago. La seconda della Legion d'Onore concessagli dal governo Francese . E finalmente la terza, lo stellone di Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Piano che emana i santi bagliori della nobiltà pontificia.

L'anno prima il ministro degli Esteri, Gianfranco Fini, che accompagnava l'allora presidente, Carlo Azeglio Ciampi, nella prima visita di Stato a Benedetto XVI non ha ricevuto un bel niente, a parte la benedizione. D'Alema invece ce l'ha fatta. Oro zecchino emana il suo viso nelle molte foto di quel giorno.

È il definitivo addio dal suo passato di giovane pioniere temprato dalle nevicate moscovite, dai tetri Comitati centrali, dal fil di ferro dell'ideologia che gli ha tenuto dritta l'andatura e salda la cornice dello specchio che lo precede. Si è lasciato alle spalle le plebi della politica, i Fassino , i Bersani, il detestato Veltroni che si nutrono di chiacchiere ornamentali e onori in spiccioli.

Lui vola assai più alto. Si è scrollato di dosso le trattorie dei compagni, i pedalò della Romagna, il vino cattivo delle feste popolari, il fiato amaro delle lotte intestine, dai tempi in cui il grande Luigi Pintor veniva radiato e irriso, fino al siluramento di Romano Prodi, rovesciato nel 1998 e rimpiazzato a Palazzo Chigi per finalmente respirare l'ossigeno del potere in compagnia di quei due capolavori di Velardi & Rondolino, scelti con cognizione di causa.Si trattò di un immenso sforzo.

Per cosa? Niente di cui andar fieri: il bombardamento alla Serbia, più qualche affaruccio telefonico. L'avventura naufragò. E in quel naufragio lo stratega raddoppiò la sua impazienza. Che finì per sfigurarlo persino nella sua celebrata intelligenza, nel suo fiuto diventato infallibile a sbagliarle tutte, ma sempre credendo fermamente nel contrario. Convinto della propria intrinseca superiorità. E tuttavia incompreso.

LA RICOMPENSA DEL CARDINALE
È stato certamente il Cavaliere di Arcore a irretirlo nel vortice, anche psicologico, che gli ha dissolto la vecchia identità del militante intelligente, smagrito dal rigore, per trasformarlo - tempo una dozzina d'anni di rancori, recriminazioni e regate - in questo nobiluomo vaticano, il malinconico vice conte Max.

È da allora che D'Alema cominciò a concedersi in sogno quello che la realtà ostinatamente gli negava. A pretendere un risarcimento al suo narcisismo ferito. A ostentare consumi per non sentirsi consumato. A nutrire quella spocchia tanto necessaria agli insicuri. Perché sempre gli mancava qualcosa. Una corona, un trono, o almeno un pennacchio da esibire. Fino a quella aristocratica intuizione. Si trattava di scegliere il miglior giacimento di placche. Per questo ha chiesto aiuto al cardinale che alla terza risata - come un diavolaccio che gli compra l'anima - l'ha fatto Nobiluomo.

 

DALEMA NOBILUOMO E LA MOGLIE DA PAPA RATZINGERDALEMA NOBILUOMO DA PAPA RATZINGERDALEMA NOBILUOMO DA PAPA RATZINGERD'ALEMA A PALAZZO CHIGI CON RONDOLINO, VELARDI, LATORRE E CASCELLA - 1998TARCISO BERTONE MASSIMO D'ALEMA CON BENEDETTO XVIMASSIMO D'ALEMA CON LA FASCIA DA 'NOBILUOMO'

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni nordio mantovano almasri francesco franco lo voi

DAGOREPORT - QUANDO LA MELONI DICE "NON SONO RICATTABILE", DICE UNA CAZZATA: LA SCARCERAZIONE DEL TORTURATOR ALMASRI È LA PROVA CHE LA LIBIA USA I MIGRANTI A MO' DI PISTOLA PUNTATA SULL'ITALIA - CHE POI PALAZZO CHIGI NON SAPPIA GESTIRE LE SITUAZIONI DI CRISI E' LAMPANTE: SAREBBE BASTATO METTERE IL SEGRETO DI STATO, INVECE CHE MANDARE PIANTEDOSI A CIANCIARE DI " ALMASRI, PERICOLO PER LA SICUREZZA", E NESSUNO SI SAREBBE FATTO MALE - L'ATTO GIUDIZIARIO DELLA PROCURA DI ROMA NON C'ENTRA NIENTE CON IL CASO SANTANCHÈ - LO STRETTO RAPPORTO DI LI GOTTI CON I MAGISTRATI - LE VOCI DI VOTO ANTICIPATO PER CAPITALIZZARE ''GIORGIA MARTIRE DELLA MAGISTRATURA''. CHE NON È SUL TAVOLO: SOLO MATTARELLA DECIDE QUANDO SCIOGLIERE LE CAMERE (E SERVIREBBE CHE O LEGA O FORZA ITALIA STACCASSERO LA SPINA AL GOVERNO...)

friedrich merz donald tusk giorgia meloni trump emmanuel macron olaf scholz mario draghi

DAGOREPORT - AL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO SARANNO DOLORI PER LA MELONI INEBRIATA DAL TRUMPISMO - IL PRIMO NODO DA SCIOGLIERE SARÀ LA RATIFICA, UNICA MANCANTE DEI 27 PAESI, ALLA RIFORMA DEL MECCANISMO EUROPEO DI STABILITÀ (MES), A GARANZIA DI UNA CRISI BANCARIA SISTEMICA. LA DUCETTA AVEVA GIA' PROMESSO DI RATIFICARLO DOPO LA FIRMA DEL PATTO DI STABILITÀ. MA ORA NON POTRÀ INVENTARSI SUPERCAZZOLE DAVANTI A MACRON, SCHOLZ, TUSK, SANCHEZ, LEADER CHE NON NASCONDONO DIFFIDENZA E OSTILITÀ NEI CONFRONTI DELL'UNDERDOG CHE SI È MESSA IN TESTA DI ESSERE IL CAVALLO DI TROIA DELLA TECNODESTRA AMERICANA IN EUROPA - MA IL ROSPO PIÙ GROSSO DA INGOIARE ARRIVERÀ DALL’ESTABLISHMENT DI BRUXELLES CHE LE FARÀ PRESENTE: CARA GIORGIA, QUANDO VAI A BACIARE LA PANTOFOLA DI TRUMP NON RAPPRESENTI LE ISTANZE EUROPEE. ANZI, PER DIRLA TUTTA, NON RAPPRESENTI NEMMENO L’ITALIA, MEMBRO DELLA UE QUINDI SOGGETTA ALLE REGOLE COMUNITARIE (CHE HANNO TENUTO A GALLA IL PIL ITALIANO CON I 209 MILIARDI DI PNRR), MA RAPPRESENTI UNICAMENTE TE STESSA…

donald trump elon musk

DAGOREPORT – SIC TRANSIT GLORIA MUSK: A TRUMP SONO BASTATI MENO DI DIECI GIORNI DA PRESIDENTE PER SCAZZARE CON IL MILIARDARIO KETAMINICO – LA VENDITA DI TIKTOK A MICROSOFT È UN CAZZOTTO IN UN OCCHIO PER MR. TESLA (BILL GATES È UN SUO ACERRIMO NEMICO). POI C’È LA DIVERSITÀ DI VEDUTE SUL REGNO UNITO: MUSK VUOLE ABBATTERE IL GOVERNO DI STARMER, CHE VUOLE REGOLAMENTARE “X”. E TRUMPONE CHE FA? DICE CHE IL LABURISTA STA FACENDO UN “GOOD JOB” – L’INSOFFERENZA DEL VECCHIO MONDO “MAGA”, L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE E I DAZI ALL’EUROPA: IL TYCOON ASPETTA PERCHÉ VUOLE DISCUTERE CON LONDRA…

stefano boeri cino zucchi beppe sala

DAGOREPORT! LA "POLITECNICO CONNECTION" MILANESE, CHE HA PORTATO AI DOMICILIARI STEFANO BOERI E CINO ZUCCHI ERA STATA RACCONTATA SUL “FATTO” DA EMILIO BATTISTI NELL’AGOSTO DEL 2022 – L’ARCHITETTO SQUADERNAVA LA RETE DI RELAZIONI PROFESSIONALI TRA I VINCITORI DEL CONCORSO E I COMMISSARI BOERI E ZUCCHI LA “RIGENERAZIONE URBANA” A COLPI DI GRATTACIELI, SULLA QUALE IL SINDACO SALA TRABALLA, NASCE SEMPRE NELLA SCUOLA DI ARCHITETTURA DEL POLITECNICO, DOVE IMPAZZA DA DECENNI UNA LOTTA INTESTINA TRA DOCENTI, QUASI TUTTI DI SINISTRA - L’INUTILITÀ DEI CONCORSI, OBBLIGATORI, PERÒ, PER LEGGE, QUANDO SAREBBE PIÙ ONESTO CHE...

nicola gratteri giorgia meloni magistrati magistratura toghe

DAGOREPORT – IN POLITICA IL VUOTO NON ESISTE E QUANDO SI APPALESA, ZAC!, VIENE SUBITO OCCUPATO. E ORA CHE IL CENTROSINISTRA È FRAMMENTATO, INCONCLUDENTE E LITIGIOSO, CHI SI PRENDE LA BRIGA DI FARE OPPOSIZIONE AL GOVERNO NEO-TRUMPIANO DI MELONI? MA È OVVIO: LA MAGISTRATURA! - LA CLAMOROSA PROTESTA DELLE TOGHE CONTRO NORDIO ALL’INAUGURAZIONE DELL’ANNO GIUDIZIARIO, LE INDAGINI SU SANTANCHE' E LA RUSSA, I DOCUMENTI DEI SERVIZI SEGRETI SU GAETANO CAPUTI, PASSATI “ACCIDENTALMENTE” DALLA PROCURA DI ROMA AL “DOMANI”: TUTTI “INDIZI” CHE LA GUERRA È COMINCIATA – VIDEO: GRATTERI CONTRO NORDIO A “OTTO E MEZZO”

giorgia meloni ignazio la russa daniela santanche

QUESTA VOLTA LA “PITONESSA” L’HA FATTA FUORI DAL VASO: IL “CHISSENEFREGA” LANCIATO A GIORNALI UNIFICATI POTREBBE ESSERE LA GOCCIA CHE FA TRABOCCARE IL VASO DELLE SUE DIMISSIONI - LA MINISTRA DEL TURISMO, CON ARROGANZA MAI VISTA, DICHIARA URBI ET ORBI CHE SE NE FOTTE DEL PARTITO E DELLA MELONI (“L’IMPATTO SUL MIO LAVORO LO VALUTO IO”). INFINE LANCIA UN AVVERTIMENTO ALL’AMICO-GARANTE LA RUSSA (“NON MI ABBANDONERÀ MAI”) – ALT! LA "SANTADECHÈ" SMENTISCE TUTTO: "SE GIORGIA MELONI MI CHIEDESSE DI DIMETTERMI NON AVREI DUBBI. NON HO MAI DETTO 'CHISSENEFREGA". QUINDI NON UNO, MA QUATTRO GIORNALISTI HANNO CAPITO MALE E HANNO FATTO "RICOSTRUZIONI FANTASIOSE"?