1- ARIA DI GOVERNO TECNICO IN VATICANO: IL NOME CHE CIRCOLA CON INSISTENZA PER SOSTITUIRE BERTONE È QUELLO DEL CÒRSO-MAROCCHINO DOMINIQUE MAMBERTI, CLASSE 1952, ATTUALE RESPONSABILE DEGLI AFFARI ESTERI DELLA STESSA SEGRETERIA DI STATO 2- LA BOMBA CHE FECE ESPLODERE LA GUERRA VIGANÒ-BERTONE SI CHIAMA ‘SCRINIUM’, SOCIETÀ VENEZIANA CHIAMATA PER DIGITALIZZARE, RIPRODURRE E COMMERCIALIZZARE, INCASSANDO UNA PERCENTUALE SUI DIRITTI, LE OPERE PRESENTI NELL’ARCHIVIO SEGRETO 3- VIGANÒ PRETESE LA RESCISSIONE DEL CONTRATTO, NONOSTANTE L’OPPOSIZIONE DI BERTONE, IL PAPA DÀ ASCOLTO A VIGANÒ E IL LEGAME CON LA “SCRINIUM” VIENE SCIOLTO NEL 2010 4- DAN BROWN, PRIMA DI ESSERE UN BEST-SELLERISTA, È ANCHE UN FILOLOGO. E FU CONSULENTE DELLA CURIA DAL 1998 AL 2002. IN QUEGLI ANNI, BROWN ERA SPESSO A ROMA E ALLOGGIAVA A SPESE DEL VATICANO IN UN HOTEL NELLA ZONA DI PIAZZA BARBERINI

1- DAGOREPORT - LA BOMBA CHE FECE ESPLODERE LA GUERRA VIGANÒ-BERTONE SI CHIAMA ‘SCRINIUM'
Il Vaticano - come qualunque multinazionale - ha bisogno di un flusso di cassa costante per fronteggiare le proprie attività varie e avariate e per non rimanere all'asciutto deve spremere denaro dai propri tesori. E nella gioielleria di famiglia d'Oltretevere i pezzi pregiati con cui monetizzare sono tre: i Musei vaticani (70 milioni di euro annui sotto la gestione diretta del Papa e della Segreteria di Stato), l'Archivio Segreto (che risponde alla Curia) e la Biblioteca Apostolica (che rientra nelle competenza dell'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica).

Non è un caso che nel 2007 la Segreteria di Stato decida di far digitalizzare, riprodurre e commercializzare - incassando una percentuale sui diritti - alcune opere presenti nell'Archivio Segreto. Un modo facile e veloce per portare contante fresco nelle sacre casse. L'incarico viene affidato alla società veneziana "Scrinium" guidata dal Direttore generale Sandro Smarghetto e dal presidente Ferdinando Santoro, presentati a Tarcisio Bertone dal patriarca di Venezia, Angelo Scola, a cui - come gentile omaggio - vengono recapitate opere in vetro di Murano, del maestro Cenedese.

Raccontano però in Vaticano che l'accordo che porta la "Scrinium" a mettere piede in Vaticano avrebbe previsto una "clausola" informale (e segreta): il 20% del ricavato - proveniente dal business della vendita delle riproduzioni - doveva essere versato su un conto presso lo Ior nella disponibilità della Segreteria di Stato Vaticana. Così la Scrinium è stata costretta ad aprire un conto al famigerato Istituto Opere Religiose guidata da Gotti Tedeschi, in cui versare una quota dei ricavati.

Oggi un'operazione del genere non sarebbe possibile. Ma il contratto viene stipulato nel 2007, molto prima che l'indagine della Guardia di Finanza scoperchiasse le magagne della "Banca di Dio" (Gotti Tedeschi viene indagato nell'ottobre 2010) e che l'Unione Europea costringesse il Vaticano a dotarsi di autorità di controllo finanziarie e a fare pulizia sulle centinaia di conti segreti custoditi in casa propria (operazione, peraltro, lungi dall'essere ultimata). Era ancora l'epoca in cui chi voleva fare affari con la Santa Sede doveva farlo secondo le sue regole.

Quindi ogni opera riprodotta - prima di essere venduta - doveva essere "timbrata" dall'Archivio Segreto con uno specifico sigillo dando così modo al Vaticano di avere sempre il controllo sul numero esatto di copie messe in commercio e quindi sugli incassi totali da cui stornare il "dovuto".

Nel meccanismo perfetto, però, un ingranaggio s'inceppa. Durante il processo di riproduzione delle Bolle pontificie con cui furono riabilitati i Cavalieri Templari, qualcosa va storto e uno degli stemmi papali - forse per un incidente - viene seriamente danneggiato. Il prefetto della Biblioteca Apostolica, monsignor Pasino, va a lamentarsene con monsignor Viganò, appena arrivato al Governatorato su preciso mandato di Ratzinger con il compito di "moralizzare" gli affari della Curia. Dopo la segnalazione di Pasino, la relazione tra la Segreteria di Stato (al cui vertice c'è il Cardinal Bertone) e la "Scrinium" viene passata al microscopio e il legame d'interessi viene scoperto.

A quel punto Viganò pretende la rescissione del contratto. Nonostante l'opposizione di Tarcisio Bertone, il Papa dà ascolto a Viganò e il legame con la "Scrinium" viene sciolto nel 2010.

Il tandem a guida della società non digerisce il benservito e minaccia di dare fiato alle trombe e raccontare tutto. Ma il Vaticano ha qualche carta da giocare, per convincere alla discrezione la "Scrinium". La Curia decide allora di "blindare" l'Archivio Segreto spostando tutta l'attenzione dei media sulla Biblioteca Apostolica, procedendo al faraonico restauro - tra l'altro ancora in corso - del Salone Sistino alla modica cifra di 20 milioni di euro.

L'attenzione collettiva sull'Archivio Segreto - tale da ispirare poi la decisione di valorizzarne i tesori - si deve anche a Dan Brown e ai suoi libri.
Dopo l'uscita dei due fortunati bestseller "il Codice Da Vinci" e "Angeli e Demoni", ogni giorno arrivavano in Vaticano migliaia di richieste di visita da parte di studiosi e appassionati.

Quel che è meno noto è che Dan Brown - prima di essere un acclamato romanziere - è anche un importante filologo. E fu consulente della Curia dal 1998 al 2002. In quegli anni, infatti, Brown era spesso a Roma e alloggiava - a spese del Vaticano - in un importante hotel nella zona di piazza Barberini.

Nonostante il gracchiare dei ‘corvi' e tutti i cazzi, mazzi e intrallazzi tra Bertone e la "Scrinium", viene inaugurata a Roma la mostra "Lux in arcana" con 100 documenti provenienti - guarda caso - dall'Archivio Segreto Vaticano esposti al pubblico. L'evento - fortemente voluto dal Segretario di Stato - venne annunciato già nel luglio del 2011.

Con Viganò promosso-rimosso e spedito a fare il Nunzio Apostolico a Washington si può finalmente inaugurare una mostra e lasciare che ogni scheletro rimanga nell'armadio.

2- ARIA DI GOVERNO TECNICO IN VATICANO - L'IPOTESI DELLE DIMISSIONI DI BERTONE MENTRE IMPERVERSA VATILEAKS
Paolo Rodari per il Foglio

Aria di governo tecnico in Vaticano. La parola d'ordine è una: non parlarne. Ma secondo fonti autorevoli non sarebbe lontana (entro l'autunno) l'ipotesi di un avvicendamento al vertice del ministero che garantisce la governance oltre il Tevere, la segreteria di stato.

L'ipotesi è di portare un tecnico, e cioè un uomo della scuola della diplomazia vaticana, in sella alla segreteria di stato così da tornare a garantire all'attività di governo un regime di normalità dopo gli anni "poca diplomazia e molto Vangelo" del salesiano Tarcisio Bertone.

Anche se nulla è deciso, il nome che circola con insistenza per sostituire Bertone è quello del marocchino (è nato a Marrakech) ma còrso d'adozione (è stato ordinato ad Ajaccio, dove ha sempre vissuto) Dominique Mamberti, classe 1952, attuale responsabile degli Affari esteri della stessa segreteria di stato, già delegato apostolico in Somalia, nunzio in Sudan e poi in Eritrea.

Più del nome conta la sostanza, e cioè il fatto che il Papa stia pensando di riportare la segreteria di stato a un minore protagonismo di cui Vatileaks, e cioè il problema ancora non arginato dell'uscita dal Vaticano verso l'esterno di documenti riservati, non è che l'ultima delle conseguenze.

Beninteso, nessuna decisione è ancora divenuta operativa. Nell'appartamento papale la parola d'ordine più gettonata pare sia ancora una, prudenza. Ma l'ipotesi della sostituzione di Bertone resta, seppure non potrà che essere presa insieme al diretto interessato e non dovrebbe riguardare coloro che oggi ne sono i principali sottoposti.

Negli ultimi mesi la divergenza tra la vecchia scuola diplomatica e la nuova dirigenza è stata palese. Durante il "caso Viganò" - la pubblicazione delle lettere nelle quali Carlo Maria Viganò, ex segretario del governatorato e oggi nunzio apostolico negli Usa, parla di "corruzione" all'interno della Santa Sede e della volontà di mandarlo via dalla curia romana - sono scesi in campo i pezzi da novanta legati alla precedente dirigenza della stessa segreteria di stato. Non è un mistero per nessuno che l'ex nunzio a Washington Agostino Cacciavillan, uomo vicino al cardinale decano Angelo Sodano, si sia speso personalmente sconsigliando al Papa l'allontanamento di Viganò.

Quando il caso è deflagrato arrivando a ingombrare le pagine dei giornali statunitensi, fu il vaticanista americano John Allen a indicare come significativa la data del 2 dicembre 2012, il giorno in cui Bertone compirà 78 anni. Alla stessa età venne chiesto a Sodano di farsi da parte. Toccherà la stessa sorte a Bertone?

Difficile rispondere, scrisse Allen, secondo il quale "il Papa potrebbe almeno prendere in considerazione il fatto di affiancare a Bertone una personalità di comprovata capacità di governo". Parole che, nella sostanza, confermano come anche per Allen l'ipotesi del "governo tecnico" - secondo lui però con Bertone ancora regnante - non sia peregrina.

Nella giornata di ieri Bertone è stato ai Musei capitolini dove, a margine della mostra "Lux in Arcana: l'Archivio segreto Vaticano si rivela", ha detto che solo i documenti conservati in archivio - e non altri - sono "da vedere e da presentare".

Due giorni fa però molto hanno fatto parlare altri documenti: due lettere pubblicate dal Fatto e riguardanti il caso dell'Istituto Toniolo, la "cassaforte" dell'Università Cattolica: Bertone chiede al presidente del Toniolo, Dionigi Tettamanzi, di farsi da parte per favorire l'entrata nell'istituto di Giovanni Maria Flick. Il contenuto era noto da tempo ma una cosa stupisce. E cioè il fatto che il principale collaboratore del Pontefice non venga ascoltato. La lettera di licenziamento, infatti, è stata rispedita da Tettamanzi al mittente.

 

 

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