1. CI HA PROPRIO SCRITTO JO CONDOR SULLA FRONTE! ALTRO CHE PREMIER PRODIGIO, LETTAENRICO SBAGLIA I CONTI E IN QUATTRO MESI CREA UNA VORAGINE DI 2,6 MILIARDI! 2. L’INSTABILITÀ POLITICA NON C’ENTRA ASSOLUTAMENTE NULLA: LA MAGGIORE SPESA PER INTERESSI RAPPRESENTA SOLO UN QUARTO DEL BUCO DI STATO, ED È RIMASTA SOTTO LE PREVISIONI! L’ERRORE DA DUE MILIARDI DIPENDE TUTTO DAL GOVERNO IN CARICA 3. LA PREMIATA DITTA LETTANIPOTE IN DUPLEX CON IL DUO EURO SACCOMANNI-DRAGHI FA SCARICABARILE SUI PARTITI MA I NUMERI PARLANO CHIARO: LE COPERTURE FARLOCCHE DI IMU, IVA, ESODATI E CASSA INTEGRAZIONE HANNO CREATO NUOVO DEBITO 4. GIALLO QUIRINALE: NAPOLITANO ERA ALL’OSCURO DEL CAOS CONTI E IERI SERA HA CONVOCATO LETTA PER CAZZIARLO?

Franco Bechis per "Libero"

Enrico Letta ha ufficializzato ieri che l`Italia sfonderà - di 0,1 punti percentuali - l`obiettivo del 3% di rapporto deficit/pil al 31 dicembre 2013, e ha dato tutta la colpa a Silvio Berlusconi (e forse un po` anche a Matteo Renzi). «L`interruzione della discesa dei tassi e la ripresa dell`instabilità politica», ha spiegato il premier in conferenza stampa, «pesa sui conti e sul deficit che è cresciuto rispetto alle stime al 3,1%».

Dopo avere scaricato tutta su altri la responsabilità di un buco da 0,2 punti di Pil in appena 4 mesi e mezzo, Letta si è auto-lodato per i grandi progetti (molto futuri) che il governo ha: «I percorsi contenuto nel Def sono ambiziosi ma raggiungibili, a patto che ci sia la volontà e la stabilità politica. La volontà nostra c`è, è piena e totale e lo si è visto anche nel Cdm dove c`è stata una partecipazione corale e un impegno che mi conforta».

Sembra assai facile governare così: se si ha successo, i meriti sono propri, se si fa flop, la responsabilità è sempre di qualcun altro. Non è certo una novità della politica italiana vedere uomini politici abbondare in propaganda e rifilare ad altri sacchi dipanane. Fa un po` effetto sentirlo fare da uno come Letta che ha sempre avuto l`aria del primo della classe. Però l`economia ha un grande vantaggio: è fatta di numeri, e quelli non si possono cambiare.

Quelli che ci sono, perfino quelli inseriti dal premier nella sua nota di aggiornamento del Def, raccontano tutt`altra verità. E siccome nessun italiano ha scritto in testa "Jo Condor", è meglio andarli a vedere. La nota di aggiornamento presentata ieri corregge al ribasso e al rialzo le cifre inserite del Documento di economia e Finanza presentato da Mario Monti il 10 aprile 2013. Allora si prevedeva un rapporto deficit/Pil 2013 del 2,9%, ed è diventato del 3,1%.

Allora si prevedeva un Pil nominale a fine anno di 1.573,233 miliardi di euro, ora si corregge al ribasso in 1.557,300 euro. Allora si prevedeva una spesa per interessi pari al 5,3% del Pil, ora si corregge al rialzo: 5,4% del Pil. La spesa per interessi è la sola voce che risente di quella «interruzione nella discesa dei tassi» e «instabilità politica» che secondo Letta sono la causa dello scostamento del deficit dal 2,9 al 3,1%. Siccome le percentuali crescono, ma il Pil scende, meglio andare a vedere le cifre assolute per capire.

La spesa per interessi nominali 2013 immaginata da Monti era di 83 miliardi, 381 milioni e 349 mila euro. Quella ora riveduta da Letta sale a 84 miliardi, 94 milioni e 200 mila euro. Il maggiore costo per gli interessi dunque sarebbe di 712 milioni e 851 mila euro. Che non è affatto la cifra assoluta dello scostamento del deficit, come sostenuto impropriamente dal premier: rappresenta solo il 26,87% del nuovo buco nei conti pubblici. Il deficit nominale a fine 2013 previsto da Monti era infatti di 45.623.757.000 euro.

Quello ora riveduto da Letta sale a 48.276.300.000 euro. Il buco complessivo - tutto maturato dal governo Letta - è dunque di 2.652.543.000 euro. Di questa cifra un quarto circa è dovuto alla maggiore spesa per interessi. Ma 1.939.692.000 milioni sono legati esclusivamente a quel che ha combinato il governo in carica. Dirà la sinistra: è colpa dell`Imu, è colpa del mancato aumento Iva da luglio... Dirà la destra: è colpa degli esodati, è colpa della cassa integrazione, dei precari della pubblica amministrazione assunti, etc...

Sbagliano gli uni e gli altri: siccome nessuno di noi ha scritto in fronte "Io Condor", il responsabile unico di questo buco è il governo in carica guidato da Letta. Poi trovi al suo interno chi l`ha fatta così grossa. Non è colpa in sé né della cassa integrazione, né dei precari, né dell`Imu, né dell`Iva: ognuno di questi provvedimenti risultava coperto dal governo, che 
scriveva: per togliere 3 miliardi di tasse, prendo i soldi da questo o da quello.

Ecco, la verità è proprio quella che avevamo sospettato noi di Libero leggendo con cura ogni provvedimento dell`esecutivo: quelle coperture erano quasi sempre irreali, bugiarde. Sono loro che hanno 
creato questo buco da 2,6 miliardi. Lo ha creato Letta con i suoi, non la vicenda processuale di Berlusconi e nemmeno la corsa di Renzi alla segreteria del Pd. A guardare bene, più di un dubbio viene anche da quella sola somma che sulla carta si può attribuire alla instabilità politica: i 712,8 milioni di euro di maggiore spesa per interessi che Letta e Saccomanni hanno scritto nella nota di aggiornamento del Def. Da dove salta fuori quell`aumento? E' davvero difficile capirlo.

Nel documento di aprile Monti immagina una caduta dello spread fino a raggiungere i 250 punti a fine anno. Ieri lo spread Btp-Bund ha chiuso la giornata a 247 punti, perfino al di sotto di quella soglia. Durante il mese di agosto, quello che avrebbe creato «instabilità politica» al governo, lo spread non ha mai superato i 260 punti. Anzi. E' proprio in questo mese che per la prima volta è tornato sotto i 250 punti, raggiungendo i livelli minimi dalla primavera 2011, prima che scoppiasse la tempesta sui mercati finanziari.

Il 12 agosto ha raggiunto 245,5 punti, il livello più basso dei 24 mesi precedenti. Il 16 agosto ha toccato addirittura 230 punti. I1 4 luglio scorso invece, quando manco era stato fissato ancora in Cassazione il processo a Berlusconi, lo spread era a 290 punti. Il 25 giugno era 305 punti. Il giorno in cui Letta ha giurato nelle mani di Giorgio Napolitano lo spread era a 285 punti, 38 punti base più di ieri sera.

Il giorno in cui ha ricevuto la maxi-fiducia dal Parlamento era sceso a 270 punti, 23 punti base più di ieri. Non solo: l`ultima asta di giugno dei Bot a 6 mesi ha fatto registrare un rendimento medio ponderato dell`1,1052%, la stessa asta a fine agosto ha portato quel rendimento allo 0,886%.

L`ultima asta Btp a 5 anni di fine giugno ha dato un rendimento lordo del 3,47%, la stessa asta a fine agosto al 3,38%. Non c`è alcuna ragione dunque per avere inserito nel Def nemmeno quei 712,8 milioni di euro di maggiore spesa per interessi: spread e rendimenti dei titoli di Stato sono stati inferiori al trend precedente perfino quando non si sapeva se il governo sarebbe sopravvissuto o meno. Semmai i mercati hanno mostrato di essere pronti a stappare la bottiglia, in caso di caduta di questo governo.

 

letta by benny ALESSANDRA MUSSOLINI LARGHE INTESE LETTA LETTA E RENZI enrico_letta_vacanze_moglie_figliLETTA IN VACANZALETTA E BERLULETTA CON ELMETTOENRICO LETTA E PAPA BERGOGLIO VIGNETTA VINCINO DAL FOGLIO ENRICO LETTA EFFETTO LEPRE PER RENZI COPERTINA DEL LIBRO SU ENRICO LETTA

Ultimi Dagoreport

donald trump giorgia meloni economia recessione

DAGOREPORT – ASPETTANDO L'OPPOSIZIONE DE' NOANTRI (CIAO CORE!), VUOI VEDERE CHE LA PRIMA BOTTA DURISSIMA AL GOVERNO MELONI ARRIVERA' DOMANI, QUANDO L'ECONOMIA ITALIANA SARÀ FATTA A PEZZI DAI DAZI DI TRUMP? - QUALCUNO HA NOTIZIE DEL FAMOSO VIAGGIO DELLA DUCETTA A WASHINGTON PER FAR CAMBIARE IDEA AL TRUMPONE? SAPETE DOVE E' FINITA LA “MERAVIGLIOSA GIORGIA” (COPY TRUMP), "PONTE" TRA USA E UE? SI E' DOVUTA ACCONTENTARE DI ANDARE DA CALENDA! E GLI ELETTORI INIZIANO AD ACCORGERSI DEL BLUFF DA “CAMALEONTE” DELLA PREMIER: FRATELLI D’ITALIA È SCESO AL 26,6%, E IL GRADIMENTO PER LA STATISTA FROM GARBATELLA È CROLLATO AI MINIMI DAL 2022 – IL PNRR A RISCHIO E LA PREOCCUPAZIONE DEL MONDO ECONOMICO-FINANZIARIO ITALIANO...

ing banca popolare di sondrio carlo cimbri steven van rijswijk andrea orcel - carlo messina

DAGOREPORT: OPA SU OPA, ARRIVEREMO A ROMA! - AVVISO AI NAVIGATI! LE ACQUISIZIONI CHE STANNO INVESTENDO IL MERCATO FINANZIARIO HANNO UN NUOVO PLAYER IN CAMPO: IL COLOSSO OLANDESE ING GROUP È A CACCIA DI BANCHE PER CRESCERE IN GERMANIA, ITALIA E SPAGNA - ED ECCO CHE SULLE SCRIVANIE DEI GRANDI STUDI LEGALI COMINCIANO A FARSI LARGO I DOSSIER SULLE EVENTUALI ‘’PREDE’’. E NEL MIRINO OLANDESE SAREBBE FINITA LA POP DI SONDRIO. SÌ, LA BANCA CHE È OGGETTO DEL DESIDERIO DI BPER DI UNIPOL, CHE HA LANCIATO UN MESE FA UN’OPS DA 4 MILIARDI SULL’ISTITUTO VALTELLINESE - GLI OLANDESI, STORICAMENTE NOTI PER LA LORO AGGRESSIVITÀ COMMERCIALE, APPROFITTERANNO DEI POTERI ECONOMICI DE’ NOANTRI, L’UNO CONTRO L’ALTRO ARMATI? DIFATTI, IL 24 APRILE, CON IL RINNOVO DEI VERTICI DI GENERALI, LA BATTAGLIA SI TRASFORMERÀ IN GUERRA TOTALE CON L’OPA SU MEDIOBANCA DI MPS-MILLERI-CALTAGIRONE, COL SUPPORTO ATTIVO DEL GOVERNO - ALTRA INCOGNITA: COME REAGIRÀ, UNA VOLTA CONFERMATO CARLO MESSINA AL VERTICE DI BANCA INTESA, VEDENDO IL SUO ISTITUTO SORPASSATO NELLA CAPITALIZZAZIONE DAI PIANI DI CONQUISTA DI UNICREDIT GUIDATA DAL DIABOLICO ANDREA ORCEL? LA ‘’BANCA DI SISTEMA’’ IDEATA DA BAZOLI CORRERÀ IL RISCHIO DI METTERSI CONTRO I PIANI DI CALTA-MILLERI CHE STANNO TANTO A CUORE A PALAZZO CHIGI? AH, SAPERLO…

andrea orcel giuseppe castagna anima

DAGOREPORT LA CASTAGNA BOLLENTE! LA BOCCIATURA DELL’EBA E DI BCE DELLO “SCONTO DANESE” PER L’ACQUISIZIONE DI ANIMA NON HA SCALFITO LE INTENZIONI DEL NUMERO UNO DI BANCO BPM, GIUSEPPE CASTAGNA, CHE HA DECISO DI "TIRARE DRITTO", MA COME? PAGANDO UN MILIARDO IN PIÙ PER L'OPERAZIONE E DANDO RAGIONE A ORCEL, CHE SI FREGA LE MANI. COSÌ UNICREDIT FA UN PASSO AVANTI CON LA SUA OPS SU BPM, CHE POTREBBE OTTENERE UN BELLO SCONTO – IL BOTTA E RISPOSTA TRA CASTAGNA E ORCEL: “ANIMA TASSELLO FONDAMENTALE DEL PIANO DEL GRUPPO, ANCHE SENZA SCONTO”; “LA BCE DICE CHE IL NOSTRO PREZZO È GIUSTO...”

bpm giuseppe castagna - andrea orcel - francesco milleri - paolo savona - gaetano caltagirone

DAGOREPORT – IL GOVERNO RECAPITA UN BEL MESSAGGIO A UNICREDIT: LA VALUTAZIONE DELL’INSOSTENIBILE GOLDEN POWER SULL’OPA SU BPM ARRIVERÀ IL 30 APRILE. COME DIRE: CARO ORCEL, VEDIAMO COME TI COMPORTERAI IL 24 APRILE ALL’ASSEMBLEA PER IL RINNOVO DI GENERALI - E DOPO IL NO DELLA BCE UN’ALTRA SBERLA È ARRIVATA AL DUO FILO-GOVERNATIVO CASTAGNA-CALTAGIRONE: ANCHE L’EBA HA RESPINTO LO “SCONTO DANESE” RICHIESTO DA BPM PER L’OPA SU ANIMA SGR, DESTINATO AD APPESANTIRE DI UN MILIARDO LA CASSA DI CASTAGNA CON LA CONSEGUENZA CHE L’OPA DI UNICREDIT SU BPM VERRÀ CESTINATA O RIBASSATA - ACQUE AGITATE, TANTO PER CAMBIARE, ANCHE TRA GLI 7 EREDI DEL COMPIANTO DEL VECCHIO…

gesmundo meloni lollobrigida prandini

DAGOREPORT - GIORGIA È ARRIVATA ALLA FRUTTA? È SCESO IL GELO TRA LA FIAMMA E COLDIRETTI (GRAN SOSTENITORE COL SUO BACINO DI VOTI DELLA PRESA DI PALAZZO CHIGI) - LA PIU' GRANDE ORGANIZZAZIONE DEGLI IMPRENDITORI AGRICOLI (1,6 MILIONI DI ASSOCIATI), GUIDATA DAL TANDEM PRANDINI-GESMUNDO, SE È TERRORIZZATA PER GLI EFFETTI DEVASTANTI DEI DAZI USA SULLE AZIENDE TRICOLORI, E' PIU' CHE IRRITATA PER L'AMBIVALENZA DI MELONI PER LE MATTANE TRUMPIANE - PRANDINI SU "LA STAMPA" SPARA UN PIZZINO ALLA DUCETTA: “IPOTIZZARE TRATTATIVE BILATERALI È UN GRAVE ERRORE” - A SOSTENERLO, ARRIVA IL MINISTRO AGRICOLO FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, UN REIETTO DOPO LA FINE CON ARIANNA: “I DAZI METTONO A RISCHIO L'ALLEANZA CON GLI USA. PUÒ TRATTARE SOLO L'EUROPA” – A BASTONARE COLDIRETTI, PER UN “CONFLITTO D’INTERESSI”, CI HA PENSATO “IL FOGLIO”. UNA STILETTATA CHE ARRIVA ALL'INDOMANI DI RUMORS DI RISERVATI INCONTRI MILANESI DI COLDIRETTI CON RAPPRESENTANTI APICALI DI FORZA ITALIA... - VIDEO

autostrade matteo salvini giorgia meloni giancarlo giorgetti roberto tomasi antonino turicchi

TOMASI SÌ, TOMASI NO – L’AD DI ASPI (AUTOSTRADE PER L’ITALIA) ATTENDE COME UN’ANIMA IN PENA IL PROSSIMO 17 APRILE, QUANDO DECADRÀ TUTTO IL CDA. SE SALVINI LO VUOL FAR FUORI, PERCHÉ REO DI NON AVER PORTARE AVANTI NUOVE OPERE, I SOCI DI ASPI (BLACKSTONE, MACQUARIE E CDP) SONO DIVISI - DA PARTE SUA, GIORGIA MELONI, DAVANTI ALLA FAME DI POTERE DEL SUO VICE PREMIER, PUNTA I PIEDINI, DISPETTOSA: NON INTENDE ACCETTARE L’EVENTUALE NOME PROPOSTO DAL LEADER LEGHISTA. DAJE E RIDAJE, DAL CAPPELLO A CILINDRO DI GIORGETTI SAREBBE SPUNTATO FUORI UN NOME, A LUI CARO, QUELLO DI ANTONINO TURICCHI….