1. ERRATA CORRIGE: I 5 SAGGI INDAGATI PER "TRUCCARE I CONCORSI" SONO STATI SCELTI DA ENRICUCCIO LETTA, NON DA NAPOLITANO 2. IL GOTHA DEI COSTITUZIONALISTI SOSPETTATO DI TAROCCARE LE SELEZIONI UNIVERSITARIE DI TUTTA ITALIA. PER INGANNARE IL MARESCIALLO ALL’ASCOLTO PARLAVANO IN LATINO! 3. QUANDO LETTA FECE IL DECRETO DI NOMINA E SALIRONO AL QUIRINALE PER L'INVESTITURA, I GIORNALONI STESERO UN LETTINA DI BAVA: “LI HA COCCOLATI CON LO SGUARDO MENTRE LI HA ACCOLTI AL QUIRINALE, TUTTI E TRENTACINQUE” 4. E ORA CHE FINE FARÀ IL PROGETTO DI RIFORMA SCRITTO E CONSEGNATO A RE GIORGIO DUE SETTIMANE FA? L’INCHIESTA “DO UT DES” METTE IN AGITAZIONE I PALAZZI…
1. TRUFFA, CORRUZIONE E FALSO, DENUNCIATI 5 SAGGI DI NAPOLITANO
Antonio Massari per "Il Fatto Quotidiano"
In quali mani è la nostra Costituzione? Una risposta ce l'hanno i pm e gli investigatori della Guardia di Finanza che, sull'asse Roma - Bari, indagano con la procura di Bari: cinque "saggi", incaricati dal presidente Napolitano di riformare la Carta Costituzionale, sono stati denunciati dalla Gdf per truffa, corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio e falso ideologico.
L'inchiesta conta ben 38 persone al momento denunciate: docenti accusati d'aver costituito un'associazione per delinquere che ha pilotato, negli ultimi tre anni, i concorsi per diventare professori nelle università italiane. Tra loro anche i cinque "saggi" Augusto Barbera e Giuseppe de Vergottini dell'università di Bologna, Carmela Salazar dell''Università di Reggio Calabria, Lorenza Violini dell'Università di Milano e Beniamino Caravita della Sapienza di Roma. Quest'ultimo ha subito una perquisizione già due anni fa.
Ma secondo il suo legale, Renato Borzone, il professor Caravita "non ha alcuna responsabilità e, a giudicare dal numero di proroghe, l'indagine dovrebbe essere già conclusa". In realtà siamo in fase d'indagine preliminare, quindi tutti gli eventuali reati sono da accertare nelle sedi giudiziarie, ma lo spaccato che emerge dall'inchiesta appare da un lato desolante, dall'altro devastante, per l'intera università italiana. E non solo.
Mentre erano in corso le indagini, infatti, ben 5 denunciati sono stati elevati al rango di saggi della Repubblica, con incarico conferito direttamente dal presidente Napolitano. E oggi, alla luce dell'inchiesta, possiamo rileggere alcune cronache dell'epoca: "Se si dà retta alle indiscrezioni - scriveva la Stampa - Napolitano pare abbia personalmente depennato svariati nomi che non gli sembravano consoni al ruolo o comunque all'altezza della sfida istituzionale".
Oppure il Foglio: "Trentacinque prof. d'obbedienza quirinalizia per fiancheggiare Letta e attutire le intemperanze dei partiti", titolava, menzionando una frase del Presidente - "Ricordatevi che la vostra non sarà una lotta tra guastatori e difensori della purezza costituzionale" - e aggiungendo: "Li ha coccolati con lo sguardo mentre li ha accolti al Quirinale, tutti e trentacinque quanti sono questi suoi professoroni costituzionalisti, il meglio degli atenei d'Italia, i suoi "saggi", lo strumento ricorrente e permanente della politica presidenziale di Giorgio Napolitano...".
Cinque di loro, però, sono finiti denunciati nell'inchiesta condotta dal pm di Bari Renato Nitti, in collaborazione con la Guardia di Finanza, e le accuse sono piuttosto dure. L'inchiesta nasce quattro anni fa, nel 2009, quando Nitti indaga su un concorso bandito dall'Università telematica Giustino Fortunato. à quello il primo momento in cui, la procura barese e la Gdf, incappano nelle vicende dell'istituto di diritto Costituzionale. Gli investigatori intercettano il professor Aldo Loiodice, che è professore ordinario di Costituzionale ed è anche il rettore della Giustino Fortunato, ma nel frattempo interviene la riforma dell'ex ministro Gelmini, che cambia le regole del concorso.
Il localismo è destinato a finire: nasce una super commissione nazionale, per ogni singolo istituto universitario, che dovrà poi nominare i futuri professori. Il primo concorso dovrebbe chiudersi proprio nelle prossime settimane. La Finanza, nel frattempo, ascolta in diretta telefonate e strategie dei docenti, che si confrontano con il modello Gelmini, e scopre il tentativo di far eleggere, nella commissione nazionale, professori ritenuti avvicinabili: lo scopo, secondo l'accusa, è quello di manipolare i concorsi e pilotare le nomine. I 38 denunciati - tra loro anche Annamaria Bernini e Federico Gustavo Pizzetti di diritto pubblico comparato - appartengono a ben 8 diverse università . Gli istituti finiti nel mirino degli investigatori, per il concorso in questione, sono tre: diritto Costituzionale, diritto Canonico ed Ecclesiastico e diritto Pubblico Comparato.
Il professor Augusto Barbera nega qualsiasi coinvolgimento: "Non potevo ricevere pressioni, poiché non sono in commissione, e non ne ho esercitate, quindi non capisco in che modo possa essere coinvolto. Se qualcuno ha fatto il mio nome a sproposito non posso saperlo. Posso soltanto dire di essere estraneo alla vicenda. Con la riforma Gelmini, poi, gli accordi non sono possibili: la commissione è sorteggiata su centinaia di nominativi. Certo, poi può sempre accadere che un collega faccia qualche pressione".
Un âsaggio', dinanzi a un eventuale avviso di garanzia, non dovrebbe rimettere il proprio mandato? "La commissione s'è chiusa il 17 settembre 2013: il nostro compito è finito. Se poi arriva un avviso di garanzia, e io non ne ho ricevuti, ognuno si comporta secondo la propria sensibilità : potrei dire che sono disposto a dimettermi, anche se avendo concluso il mio compito non sono più un saggio e, soprattutto, un avviso di garanzia non significa nulla, anzi, si tratta di un atto a garanzia dell'indagato. Piuttosto, posso dire che se dovessi ricevere un avviso di garanzia, sarei immediatamente disponibile a collaborare con la magistratura perché questo è il mio primo dovere".
2. DENUNCIATI CINQUE SAGGI: "HANNO TRUCCATO I CONCORSI"
Carlo Bonini e Giuliano Foschini per "La Repubblica"
à una storia antica quanto i baroni. Ma i nomi e i numeri, stavolta, fanno più rumore. Hanno trafficato in cattedre universitarie, sostengono la Procura e la Finanza di Bari. In almeno sette facoltà di diritto, pilotando concorsi per associati e ordinari. Nelle università di Bari, Trento, Sassari, Milano Bicocca, Lum, Valle d`Aosta, Roma Tre, Europea di Roma. Secondo l`antica regola del "do ut des" (come per altro è stata battezzata l`indagine che, si scopre ora, li ha investiti), un format in ragione del quale in questo Paese si diventa professori per cooptazione e scambio, in un Monopoli del sapere dove i concorsi sono davvero imparziali solo per chi ha voglia di crederci.
E lo hanno fatto documenta ancora l`accusa nelle intercettazioni telefoniche -con la dotta e allusiva circospezione di chi maneggia Shakespeare e i brocardi latini. Consona al prestigio degli interlocutori, denunciati a vario titolo al pm barese Renato Nitti per associazione a delinquere, corruzione, falso, truffa aggravata. Trentacinque professori ordinari, cinque dei quali nell`elenco dei 35 saggi scelti da Enrico Letta per accompagnare il progetto di riforma costituzionale. Parliamo di Augusto Barbera (Università di Bologna), Beniamino Caravita di Toritto (La Sapienza di Roma), Giuseppe De Vergottini (Università di Bologna), Carmela Salazar (Università di Reggio Calabria), Lorenza Violini (Università di Milano).
"LA CUPOLA"
Come spesso accade, è una storia che da palla di neve si fa valanga. Che comincia per caso e, in silenzio, lievita in un`indagine che dura più di due anni. L` incipit è nel 2008, in un angolo
lontano del Paese. All`università telematica "Giustino Fortunato" di Benevento, trasformata dal suo rettore, Aldo Loiodice, professore di diritto costituzionale, in una succursale dei baroni baresi. La Finanza comincia a indagare, decide di "attaccare qualche telefono" e i telefoni immediatamente
"danno". Per altro, caso vuole che nel novembre di quell`anno, l`allora ministro Gelmini cambi le regole che governano i concorsi di associato e ordinario.
La nuova procedura prevede infatti che i concorsi banditi ,da tutte le università italiane vengano giudicati da una Commissione unica nazionale, composta da professori ordinari eletti in uno speciale albo e in questo albo sorteggiati. Sembra un sistema impermeabile al mercato delle baronie.
La Finanza si convince di aver scoperto il contrario. Tirando il filo che parte dalla "Giustino Fortunato", l`indagine si concentra infatti sui concorsi di tre discipline - diritto costituzionale, ecclesiastico, pubblico comparato - accertando che i professori ordinari "eletti nell`albo speciale" e dunque commissari in pectore della Commissione unica nazionale sono spesso in realtà legati da un vincolo di "reciproca lealtà " che, di fatto, li rende garanti di vincitori già altrimenti designati dei concorsi che sono chiamati a giudicare. Non ha insomma alcuna importanza chi viene "sorteggiato" nella Commissione. La partita ha un esito segnato.
L`OMBRA DI BANCO
Ne sarebbero prova - argomenta la Finanza - il tipo di conversazioni telefoniche che accompagnano le vigilie di esame. I professori si fanno tanto frenetici, quanto sospettosi di ascolti indesiderati. Quando possono, parlano in latino, fino ad evocare immagini shakespeariane, che evidentemente ritengono criptiche a sufficienza per l`orecchio del maresciallo. E il caso dell`atto terzo, scena quarta del Macbeth. «Ciao, sono l`ombra di Banco», ammonisce un professore, rivolgendosi ad un collega. Già , Banco: la metafora della cattiva coscienza.
I 5 SAGGI
Si arriva così, ascolto dopo ascolto - annota negli atti di indagine la Finanza ai nomi di cinque dei 35 saggi di Letta (Barbera, Caravita, De Vergottini, Salazar, Violini) tirati in ballo per due concorsi. Quello da ordinario di diritto costituzionale bandito dall`Università Europea di Roma e quello da associato in quel di Macerata. E accade anche che vengano segnalati nell`indagine l`ex Garante per la privacy Francesco Pizzetti e l` ex ministro perle politiche europee Anna Maria Bernini (concorso da ordinario di diritto pubblico comparato dell`Università europea di Roma).
De Vergottini trasecola. «Non ho ricevuto né avvisi di garanzia, né avvisi di proroga delle indagini- spiega- E comunque, l`ultima commissione di cui ho fatto parte è del`99. Sono fuori ruolo dal 2009 e posso serenamente escludere di aver mai pilotato un concorso o aver avuto interesse recente in un mio allievo. Ritengo dunque probabile, che qualcuno abbia fatto il mio nome al telefono».
Pizzetti si dice altrettanto sereno. «So bene di quel concorso. Se ne parlava in ambienti accademici. Ma mai sono intervenuto. Né avrei potuto, visto che sono fuori dalle commissioni dal 1998. E poi, essendo un costituzionalista, non votavo per le commissioni di quel settore disciplinare». Tutt`altro che stupito Caravita di Toritto. «Il professore è stato perquisito e ha ricevuto un avviso di proroga - dicono gli avvocati Renato Borzone e Nicola Quaranta - Stiamo però ancora cercando di capire di cosa si parli, visto che il professore è estraneo a ogni accusa».
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