1- FERMI TUTI! LA BEFANA DEL 2012 CI PORTERÀ LE URNE! IL BANANA: “LE PRIMARIE DEL PDL? NON CREDO CI SARANNO I TEMPI SE, COME TEMO, SI ANDRÀ A VOTARE A GENNAIO...” 2- LA FURIA DEL CAVALIERE DIRETTA PIÙ CHE A GOLDMAN MONTI AL ‘’TRADITORE’’ DEL QUIRINALE 3- LO SFOGO: “SE I GIUDICI DEVONO AMMAZZARMI A PRESCINDERE, IO FACCIO SALTARE IL BANCO” 4- IL PRESIDENTE DEL CSM GIORGIO NAPOLITANO IN QUALE CASSONETTO HA GETTATO IL PATTO CON SALVACONDOTTO GIUDIZIARIO CHE AVEVA ACCORDATO A BERLUSCONI IN CAMBIO DELLA SUA USCITA DI SCENA? A COSA DIAVOLO È SERVITO AL BANANA DI APPOGGIARE IL GOVERNO DEI COSIDDETTI TECNICI INZEPPANDOLO CON L’”AMICO” MONTI E I VARI CATRICALÀ, SEVERINO, PASSERA, ETC.? E L’APPOGGIO A VIETTI PER SPEDIRLO DA ROMA GODONA AL CSM?

1-MIRACOLI
Jena per La Stampa
- A volte le condanne resuscitano i morti.

2- L'ADDIO A MONTI
La Stampa -
«Nei prossimi giorni esamineremo la situazione e decideremo se sia meglio togliere immediatamente la fiducia a questo governo o conservarla dato l'arrivo delle elezioni», scandisce Berlusconi. C'è - ammette - il timore di un rialzo dello spread. Ma l'impressione è che il Cavaliere sia fortemente tentato di arrivare subito allo show down.

La mossa di Berlusconi scatena una sorta di reazione a catena. Mina il senso e la portata delle primarie del Pdl, a cui il centrodestra guardava con sollievo come l'unica possibilità di rifondare e rilanciare il partito. Chiude, nonostante un appello rivolti ancora oggi a Udc e Montezemolo («devono considerarsi parte del centrodestra») alla possibilità di un'alleanza tra Alfano e Casini, ipotizzabile solo in presenza di un suo effettivo passo indietro. E, allo stesso tempo, dà una mano alla campagna elettorale di Bersani e Vendola che ora hanno gioco facile ad unirsi nella battaglia contro il suo ritorno.

2- "QUI SI VA A VOTARE A GENNAIO"
Adalberto Signore per Il Giornale

«Le primarie del Pdl? Non credo ci saranno i tempi se, come temo, si andrà a votare a gennaio...». Conclusa la conferenza stampa fiume a Villa Gernetto e a microfoni ormai spenti, Silvio Berlusconi è ancora più tranchant di quanto lo sia stato davanti alle telecamere.

A chi gli si fa incontro per un saluto e una stretta di mano, il Cavaliere illustra senza troppi giri di parole il timing della sua presa di distanza da Mario Monti. Rottura sul ddl stabilità che arriva in Aula alla Camera fra due settimane e quindi voto a gennaio, eventualmente con election day in Lombardia e, magari, anche nel Lazio.
In parallelo, ritorno in grande stile in tv e piena disponibilità ad accettare inviti da tutte le trasmissioni.

Difficile ipotizzare come andrà davvero a finire. Quel che è certo è che Berlusconi è una furia come non lo si vedeva da tempo. Al punto non solo da seguire senza tentennamenti la linea dei cosiddetti «falchi», ma dall'avere perfino un certo fastidio nell'ascoltare le argomentazioni delle «colombe» che predicano cautela.

«Reagisce a quella che è e vive come un'aggressione», edulcora lo stato d'animo del premier Paolo Bonaiuti. Il Cavaliere, infatti, è convinto d'essere vittima di un'ingiustizia, di una sentenza politica che non sta «né in cielo né in terra». Con una differenza rispetto al passato, alle tante altre volte che Berlusconi se l'è presa con la magistratura. Quasi un anno fa, infatti, il Cavaliere ha lasciato Palazzo Chigi per far spazio a Mario Monti anche nell'ottica di una sorta di «pacificazione», di passaggio da una fase conflittuale ad un'altra di collaborazione nella quale Pdl e Pd sostenevano lo stesso governo. A questo, secondo Berlusconi, sarebbe dovuto seguire un clima diverso nel quale l'ex premier non era più il «bersaglio mobile delle procure».

Le cose vanno in modo diverso e arriva la condanna per i diritti tv Mediaset - con tanto d'interdizione dai pubblici uffici - e adesso si attende per gennaio un'altra condanna «scontata» per Ruby.

«Se pensano che rimanga inerme davanti a questa persecuzione si sbagliano», ribalta il tavolo Berlusconi. Che dopo una notte a consulto con la famiglia ad Arcore, di prima mattina ha già preso la sua decisione. Sono neanche le nove quando parte il giro di telefonate con Palazzo Grazioli e s'inizia a organizzare la conferenza stampa a Villa Gernetto. Parla rivolto alla platea e alle telecamere il Cavaliere, ma più d'uno ha la sensazione che l'interlocutore sia Giorgio Napolitano.

Nel suo discorso l'ex premier affonda sul Quirinale, prende le distanze da Monti e fa sapere che non escludere di togliere la fiducia al governo, attacca la Germania di Angela Merkel e Nicolas Sarkozy e - di fatto - smonta pezzo per pezzo il Pdl. «Fate le primarie, io mi occupo di fare campagna elettorale e andare in tv», è il senso delle parole di Berlusconi che in qualche modo mette all'angolo Angelino Alfano e i vertici di via dell'Umiltà.

Una presa di distanza implicita, perché Berlusconi snocciola un programma in cinque punti che è quanto di più lontano ci sia dalla linea del segretario, tanto che qualcuno ieri ipotizzava che l'ex Guardasigilli sia arrivato ad un passo dal mollare tutto. Di certo, la telefonata che lui e Berlusconi hanno prima della conferenza stampa non è una passeggiata di salute. Anche se forse serve a evitare che il Cav annunci in televisione quella che è la vera idea che gli frulla per la testa: una lista ad hoc che abbia come core business la riforma della giustizia, qualcosa di diverso dal Pdl e possibilmente con quasi tutti candidati che non abbiano mai messo piede in Parlamento.

Un Berlusconi all'arrembaggio. Così all'attacco che chi lo conosce non si sente di escludere niente. Un Cavaliere - questo dice ai suoi interlocutori dopo la conferenza - pronto a «una nuova campagna elettorale in prima linea». Un Berlusconi che per ora «congela» la strada della lista autonoma, ma che ieri di fatto ha lanciato un nuovo partito con un programma lontano anni luce da quello del Pdl.

3- DIETRO LA SVOLTA L'ACCORDO CON MARONI PER LE PROSSIME ELEZIONI - LO SFOGO DEL CAVALIERE: "SE I GIUDICI DEVONO AMMAZZARMI A PRESCINDERE, IO FACCIO SALTARE IL BANCO"
Ugo Magri per La Stampa

Dopo mesi di tentennamenti, il Cavaliere mette ordine nelle sue intenzioni. Si candiderà premier? No, questo è sicuro. Le primarie del Pdl si terranno? Pare di sì. Ma lui è tentato di prendervi parte? Non proprio, anzi lo esclude. Ciò significa che si ritirerà a guidare il Milan? Niente affatto. Resterà in campo? Yes. Ma non aveva fatto intendere che ne ha avuto abbastanza? Mai detta una cosa del genere. E se l'aveva pensato, ha cambiato idea per effetto della condanna («Più lo colpiscono e più lui reagisce», spiega il portavoce Bonaiuti).

Resterà dunque in circolazione? Come prima, più di prima. In quale veste? Da presidente del Pdl. Ma parteciperà alle assemblee, alle direzioni? Senza dubbio. Continueranno pure i pranzi e le cene a Palazzo Grazioli? Ovvio che sì. Farà campagna elettorale? Sostiene di averne una voglia matta. Andrà a fare propaganda in televisione, per esempio da Vespa? Non vede l'ora. La sua faccia continuerà a sovrapporsi al partito? Inevitabile. Detterà la linea del Pdl, o come diamine verrà ribattezzato? È nella logica delle cose.

E qui sorge un problema grande così. Per dirla con un dirigente tra i massimi del partito, non citabile per nome, «Berlusconi mette Alfano in una difficoltà drammatica». Il Cavaliere rinuncia solo ed esclusivamente a una battaglia già persa, quella per Palazzo Chigi, dove al suo posto cinicamente lancia allo sbaraglio il povero Angelino.

Invece si tiene stretto tutto il resto, non molla un'unghia. Il che suscita nel gruppo dirigente, arroccato intorno al segretario, sentimenti schizofrenici. Da una parte sollievo, in quanto mettiamo caso che ieri Silvio avesse dichiarato in conferenza stampa «non faremo più le primarie»: per la «nomenclatura» sarebbe stato un ceffone in pieno viso. Dall'altra parte Berlusconi ha gettato nel panico i suoi ex gerarchi, che si erano illusi di averlo finalmente mandato ai giardinetti.

E invece eccotelo più ingombrante che mai, nel pieno controllo del partito, con tutti i dirigenti lombardi che lo osannano a Villa Gernetto. A un certo punto la Santanchè si fa largo nella calca, «presidente ora basta Pdl e rifacciamo Forza Italia». Lui, ridendo: «Figuriamoci se il tuo amico La Russa ce la farebbe rifare...». Non progetta più «spacchettamenti» del partito, ha deciso di tenerselo in blocco. E di lanciarlo come un ariete contro il governo dei «tecnici».

È uno strappo pure questo inatteso: cinque sere fa Berlusconi era a cena dal Professore, e lo lusingava proponendogli addirittura di guidare il fronte dei moderati; adesso, di punto in bianco lo vuole cacciare... Una spiegazione c'è. Pare che nei giorni scorsi abbia visto, riservatamente, un paio di volte Maroni. E che tra i due sia stato sostanzialmente siglato l'accordo: Bobo si candiderà in Lombardia sulle ceneri di Formigoni, in cambio la Lega stringerà alleanza con il Cavaliere alle prossime Politiche.

Ma per stringere patti il Carroccio, si sa, chiede che Monti venga mandato a casa. Di qui l'accelerazione sulla Merkel, sulla recessione e sul resto. Qualche «montiano» del Pdl, vedi Frattini, è pronto a dare battaglia. Osvaldo Napoli si augura che quello di Silvio sia stato solo uno sfogo. In parte certamente è così.

L'uomo in cuor suo si aspettava di ottenere, in cambio dell'appoggio al governo, qualche forma di tutela dal premier e dal Colle. Dopo la condanna si sente tradito dall'uno e dall'altro. Al termine della conferenza stampa stile Fidel Castro, durante un party improvvisato a base di Coca Cola e Crodino, l'hanno sentito in molti mormorare: «Se i giudici devono ammazzarmi a prescindere, io piuttosto faccio saltare il banco».

 

 

Napolitano - Berlusconiberlusconi ai saldiNAPOLITANO BERLUSCONI LETTA TREMONTIBerlusconi appisolato Monti vs Berlusconi su Time a mesi di distanza Nonleggerlo BERLUSCONI NAPOLITANOBENNY SU BERLUSCONI E MONTI DA LIBERO BERLUSCONI NAPOLITANO silvio berlusconi e mario monti MONTI E BERLUSCONImonti-berlusconi giannelliberlusconi monti BERLUSCONI E MARONI A MONTECITORIO VESPA ALFANO BERLUYSCONI MARONI Maroni Berlusconi Bossi dopo il voto sul rendiconto

Ultimi Dagoreport

bergoglio papa francesco salma

DAGOREPORT - QUANDO È MORTO DAVVERO PAPA FRANCESCO? ALL’ALBA DI LUNEDÌ, COME DA VERSIONE UFFICIALE, O NEL POMERIGGIO DI DOMENICA? - NELLA FOTO DELLA SALMA, SI NOTA SUL VOLTO UNA MACCHIA SCURA CHE POTREBBE ESSERE UNA RACCOLTA DI SANGUE IPOSTATICA, COME ACCADE NELLE PERSONE MORTE GIÀ DA ALCUNE ORE - I VERTICI DELLA CHIESA POTREBBERO AVER DECISO DI “POSTICIPARE” LA DATA DELLA MORTE DEL SANTO PADRE, PER EVITARE DI CONNOTARE LA PASQUA, CHE CELEBRA IL PASSAGGIO DA MORTE A VITA DI GESÙ, CON UN EVENTO LUTTUOSO - UN PICCOLO SLITTAMENTO TEMPORALE CHE NULLA TOGLIE ALLA FORZA DEL MAGISTERO DI FRANCESCO, TERMINATO COME LUI VOLEVA: RIABBRACCIANDO NEL GIORNO DELLA RESURREZIONE PASQUALE IL SUO GREGGE IN PIAZZA SAN PIETRO. A QUEL PUNTO, LA MISSIONE DEL “PASTORE VENUTO DALLA FINE DEL MONDO” ERA GIUNTA AL TERMINE...

andrea orcel castagna fazzolari meloni milleri caltagirone giuseppe giovanbattista giorgia giancarlo giorgetti

DAGOREPORT – MA ‘STI “GENI” ALLA FIAMMA DI PALAZZO CHIGI PENSANO DAVVERO DI GOVERNARE IL PAESE DEI CAMPANELLI? E COME SI FA A NON SCRIVERE CHE DIETRO L’APPLICAZIONE DEL GOLDEN POWER ALL’UNICREDIT, C’È SOLO L’ESPLICITA VOLONTÀ DEL GOVERNO DEI MELONI MARCI DI MANGANELLARE ANDREA ORCEL, IL BANCHIERE CHE HA OSATO METTERSI DI TRAVERSO AL LORO PIANO “A NOI LE GENERALI!”? - UNA PROVA DELL’ATTO ‘’DOLOSO’’? IL GOLDEN POWER, UNO STRUMENTO CHE NASCE PER PROTEGGERE GLI INTERESSI NAZIONALI DALLE MIRE ESTERE, È STATO APPLICATO ALL’OPERAZIONE ITALIANISSIMA UNICREDIT-BPM, EVITANDO DI UTILIZZARLO ALLE ALTRE OPERAZIONI BANCARIE IN CORSO: MPS-MEDIOBANCA, BPM-ANIMA E BPER-SONDRIO - ORA UNICREDIT PUÒ ANCHE AVERE TUTTE LE RAGIONI DEL MONDO. MA NON SERVE A UN CAZZO AVERE RAGIONE QUANDO IL TUO CEO ORCEL STA SEDUTO DALLA PARTE SBAGLIATA DEL POTERE…

jd vance papa francesco bergoglio

PAPA FRANCESCO NON VOLEVA INCONTRARE JD VANCE E HA MANDATO AVANTI PAROLIN – BERGOGLIO HA CAMBIATO IDEA SOLO DOPO L’INCONTRO DEL NUMERO DUE DI TRUMP CON IL SEGRETARIO DI STATO: VANCE SI È MOSTRATO RICETTIVO DI FRONTE AL LUNGO ELENCO DI DOSSIER SU CUI LA CHIESA È AGLI ANTIPODI DELL’AMMINISTRAZIONE AMERICANA, E HA PROMESSO DI COINVOLGERE IL TYCOON. A QUEL PUNTO IL PONTEFICE SI È CONVINTO E HA ACCONSENTITO AL BREVE FACCIA A FACCIA – SUI SOCIAL SI SPRECANO POST E MEME SULLA COINCIDENZA TRA LA VISITA E LA MORTE DEL PAPA: “È SOPRAVVISSUTO A UNA POLMONITE BILATERALE, MA NON È RIUSCITO A SOPRAVVIVERE AL FETORE DELL’AUTORITARISMO TEOCRATICO” – I MEME

jd vance roma giorgia meloni

DAGOREPORT – LA VISITA DEL SUPER CAFONE VANCE A ROMA HA VISTO UN SISTEMA DI SICUREZZA CHE IN CITTÀ NON VENIVA ATTUATO DAI TEMPI DEL RAPIMENTO MORO. MOLTO PIÙ STRINGENTE DI QUANTO È ACCADUTO PER LE VISITE DI BUSH, OBAMA O BIDEN. CON EPISODI AL LIMITE DELLA LEGGE (O OLTRE), COME QUELLO DEGLI ABITANTI DI VIA DELLE TRE MADONNE (ATTACCATA A VILLA TAVERNA, DOVE HA SOGGIORNATO IL BUZZURRO), DOVE VIVONO DA CALTAGIRONE AD ALFANO FINO AD ABETE, LETTERALMENTE “SEQUESTRATI” PER QUATTRO GIORNI – MA PERCHÉ TUTTO QUESTO? FORSE LA SORA “GEORGIA” VOLEVA FAR VEDERE AGLI AMICI AMERICANI QUANTO È TOSTA? AH, SAPERLO...

giovanbattista fazzolari giorgia meloni donald trump emmanuel macron pedro sanz merz tusk ursula von der leyen

SE LA DIPLOMAZIA DEGLI STATI UNITI, DALL’UCRAINA ALL’IRAN, TRUMP L’HA AFFIDATA NELLE MANI DI UN AMICO IMMOBILIARISTA, STEVE WITKOFF, DALL’ALTRA PARTE DELL’OCEANO, MELONI AVEVA GIÀ ANTICIPATO IL CALIGOLA DAZISTA CON LA NOMINA DI FAZZOLARI: L’EX DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA DELLA REGIONE LAZIO (2018) CHE GESTISCE A PALAZZO CHIGI SUPERPOTERI MA SEMPRE LONTANO DALLA VANITÀ MEDIATICA. FINO A IERI: RINGALLUZZITO DAL FATTO CHE LA “GABBIANELLA” DI COLLE OPPIO SIA RITORNATA DA WASHINGTON SENZA GLI OCCHI NERI (COME ZELENSKY) E UN DITO AL CULO (COME NETANYAHU), L’EMINENZA NERA DELLA FIAMMA È ARRIVATO A PRENDERE IL POSTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, L’IMBELLE ANTONIO TAJANI: “IL VERTICE UE-USA POTREBBE TENERSI A ROMA, A MAGGIO, CHE DOVREBBE ESSERE ALLARGATO ANCHE AGLI ALTRI 27 LEADER DEGLI STATI UE’’ – PURTROPPO, UN VERTICE A ROMA CONVINCE DAVVERO POCO FRANCIA, GERMANIA, POLONIA E SPAGNA. PER DI PIÙ L’IDEA CHE SIA LA MELONI, OSSIA LA PIÙ TRUMPIANA DEI LEADER EUROPEI, A GESTIRE L’EVENTO NON LI PERSUADE AFFATTO…

patrizia scurti giorgia meloni giuseppe napoli emilio scalfarotto giovanbattista fazzolari

QUANDO C’È LA FIAMMA, LA COMPETENZA NON SERVE NÉ APPARECCHIA. ET VOILÀ!, CHI SBUCA CONSIGLIERE NEL CDA DI FINCANTIERI? EMILIO SCALFAROTTO! L’EX “GABBIANO” DI COLLE OPPIO VOLATO NEL 2018 A FIUMICINO COME ASSESSORE ALLA GIOVENTÙ, NON VI DIRÀ NULLA. MA DAL 2022 SCALFAROTTO HA FATTO IL BOTTO, DIVENTANDO CAPO SEGRETERIA DI FAZZOLARI. “È L’UNICO DI CUI SI FIDA” NELLA GESTIONE DI DOSSIER E NOMINE IL DOMINUS DI PALAZZO CHIGI CHE RISOLVE (“ME LA VEDO IO!”) PROBLEMI E INSIDIE DELLA DUCETTA - IL POTERE ALLA FIAMMA SI TIENE TUTTO IN FAMIGLIA: OLTRE A SCALFAROTTO, LAVORA PER FAZZO COME SEGRETARIA PARTICOLARE, LA NIPOTE DI PATRIZIA SCURTI, MENTRE IL MARITO DELLA POTENTISSIMA SEGRETARIA-OMBRA, GIUSEPPE NAPOLI, È UN AGENTE AISI CHE PRESIEDE ALLA SCORTA DELLA PREMIER…