HABEMUS PAPAM (CON SCHELETRI): DURANTE LA DITTATURA ARGENTINA BERGOGLIO AVREBBE LAVORATO ALL’INTERNO DELLA CONGREGAZIONE DEI GESUITI PER ALLONTANARE QUELLI CHE ERANO PIÙ CRITICI CON I MILITARI E CHE DENUNCIAVANO LE VIOLAZIONI DEI DIRITTI UMANI - SAREBBE STATO IL RESPONSABILE DELLA “SPARIZIONE” DI DUE GESUITI - BERGOGLIO CHIESE PERDONO E SPINSE LA CHIESA A FARE MEA CULPA, NEL TRENTESIMO ANNIVERSARIO DEL COLPO DI STATO, PER GLI “ERRORI COMMESSI” IN QUEGLI ANNI

1 - BUENOS AIRES FESTEGGIA IL SUO PAPA E LA KIRCHNER SI RICONCILIA CON L'AVVERSARIO
Omero Ciai per "la Repubblica"

Prima immagine: nella cattedrale di Buenos Aires migliaia di fedeli acclamano l'elezione del cardinale Bergoglio. Seconda immagine: il Parlamento. Quando arriva la notizia che l'arcivescovo di Buenos Aires è il primo latino-americano a salire sul trono di Pietro nell'aula è in corso un omaggio postumo al presidente venezuelano Hugo Chávez.

L'opposizione chiede di interrompere l'atto per acclamare il nuovo Papa, ma la maggioranza peronista si rifiuta e nell'aula volano insulti finché dai banchi dell'opposizione i deputati non iniziano ad applaudire. Basterebbero questi due flash per raccontare in che modo l'Argentina ha accolto l'elezione di un suo figlio alla massima carica della Chiesa cattolica. Per Cristina Kirchner è un brutto colpo. Lei e suo marito non hanno mai amato Bergoglio. Come, per le accuse di aver fatto poco contro i generali della dittatura, non lo amano las madres de Plaza de Mayo e tutti coloro che si sono battuti per la ricostruzione della verità sui crimini dei militari.

Per Nestor l'arcivescovo di Buenos Aires era "il capo dell'opposizione al suo governo", con Cristina, che divenne presidente poco prima della morte del marito, il momento più difficile fu quando Bergoglio si oppose con fermezza alla legge sui matrimoni gay. All'epoca, due anni fa, l'arcivescovo guidò la marcia convocata contro la legge e ordinò a tutti i sacerdoti del paese di ricordare nelle loro messe l'ostilità della Chiesa alle unioni omosessuali.

Ora, le dichiarazioni ufficiali, stemperano i difficili rapporti del passato e la "presidenta" d'Argentina nel suo comunicato di saluto - ma su Twitter ha tardato un'ora per pronunciarsi - esprime il desiderio che il pontificato di Jorge Mario Bergoglio dia buoni frutti per «la giustizia, l'uguaglianza, la fraternità e la pace nel mondo».

Cristina ha anche detto che sarà a Roma per la messa inaugurale del Papa argentino. Un segno di riconciliazione con il nemico. Ma come dimenticare gli sgarbi reciproci di questi anni? In Argentina il 25 maggio è festa nazionale e la Chiesa locale ricorda gli avvenimenti che diedero inizio all'indipendenza dalla Corona spagnola nel 1810 con un Tedeum. I Kirchner, Nestor e Cristina, hanno spesso evitato di partecipare alle messe di Bergoglio presenziando agli atti in altre chiese del paese.

Però, bisogna anche aggiungere, che in tempi recenti, dalla parte del governo e da quella della Chiesa, sono stati fatti appelli e sforzi per superare le differenze. Un esempio su tutti è la polemica sulla nuova legge dell'aborto messa nel cassetto da Cristina proprio per evitare nuovi scontri con i vescovi.

L'altro aspetto polemico dell'esperienza pastorale del nuovo Papa in Argentina riguarda gli anni dell'ultima dittatura militare (1976-83). L'arcivescovo ha sempre respinto tutte le accuse e da presidente della Conferenza episcopale chiese perdono e spinse la Chiesa a rendere pubblico un Mea culpa, nel trentesimo anniversario del colpo di Stato, per gli «errori commessi» in quegli anni. Ma l'addebito è pesante.

Durante la dittatura Bergoglio avrebbe lavorato all'interno della congregazione dei gesuiti per allontanare quelli che erano più critici con i militari e che denunciavano le violazioni dei diritti umani. Secondo un'inchiesta giornalistica sarebbe stato il responsabile della "sparizione" di due gesuiti.

Figlio di immigrati italiani, Papa Francesco, il primo pontefice gesuita nella storia della Chiesa, è conosciuto come un conservatore ed un uomo molto riservato con una grande attenzione ai poveri e all'impegno sociale. Famose restano le sue posizioni
molto critiche sul Fondo monetario internazionale e sul liberismo. Vive modestamente in un piccolo appartamento, ha rinunciato ai lussi del suo rango, prende i mezzi pubblici per spostarsi in città e visita spesso le zone più povere del Gran Buenos Aires.

Di più: prendeva sempre un posto in classe economy sugli aerei quando viaggiava. Festeggia Maradona e con lui Macri. «Allegria e orgoglio», sono state le prime parole del sindaco di Buenos Aires, Mauricio Macri (oppositore dei Kirchner), all'annuncio della notizia mentre la città era in festa. «Per tutto il popolo di Buenos Aires è una fonte di ispirazione e un modello di vita cristiana».

2 - IL SUO GRANDE ACCUSATORE VERBITSKY "MOLTE LE TESTIMONIANZE CONTRO DI LUI"
Omero Ciai per "la Repubblica"

«Papa Francesco è un uomo molto abile», dice il giornalista Horacio Verbitsky, un'autorità in fatto di diritti umani in Argentina, grande accusatore in passato dell'arcivescovo Bergoglio e presidente del Cels, il gruppo di avvocati che difende le vittime della dittatura. «Per anni ho cercato una foto che lo accusasse e non la ho mai trovata».

Che foto?
«Durante la dittatura la congregazione di cui faceva parte organizzò una cerimonia in omaggio all'ammiraglio Massera, uno dei capi della giunta militare, ma quel giorno Bergoglio non c'era».

Dunque quali ombre ha raccolto sul suo passato?
«Ho scritto due libri raccogliendo testimonianze di padri gesuiti che narrano le ambiguità di quel periodo e, in particolare, la vicenda di due preti che finirono tra i "desaparecidos". Non ci sono prove schiaccianti ma quello che raccontarono a me fu l'operazione di pulizia condotta fra i gesuiti contro coloro che si opponevano ai militari e volevano denunciare le violazioni dei diritti umani ».

In generale l'atteggiamento della Chiesa argentina in quegli anni fu molto tiepido verso la dittatura...
«Non di tutti. C'erano i sacerdoti che collaboravano con la dittatura e andavano sui "voli della morte" per dare l'estrema unzione agli oppositori che venivano gettati nel Mar della Plata. Ma ci furono anche tanti che aiutarono le vittime di quegli anni».

Papa Francesco ha fatto "mea culpa" per la Chiesa...
«Certo anche questo fu un gesto importante. Io però rimango fra quelli che hanno combattuto affinché non diventasse Papa e ho perso la mia piccola battaglia».

 

 

JORGE BERGOGLIO E CRISTINA KIRCHNER jpegPRIMA PAGINA DELL'OSSERVATORE ROMANO ELEZIONE DI BERGOGLIObergo x JORGE BERGOGLIO E CRISTINA KIRCHNER jpegarticle A C DC x

Ultimi Dagoreport

jd vance papa francesco bergoglio

PAPA FRANCESCO NON VOLEVA INCONTRARE JD VANCE E HA MANDATO AVANTI PAROLIN – BERGOGLIO HA CAMBIATO IDEA SOLO DOPO L’INCONTRO DEL NUMERO DUE DI TRUMP CON IL SEGRETARIO DI STATO: VANCE SI È MOSTRATO RICETTIVO DI FRONTE AL LUNGO ELENCO DI DOSSIER SU CUI LA CHIESA È AGLI ANTIPODI DELL’AMMINISTRAZIONE AMERICANA, E HA PROMESSO DI COINVOLGERE IL TYCOON. A QUEL PUNTO IL PONTEFICE SI È CONVINTO E HA ACCONSENTITO AL BREVE FACCIA A FACCIA – SUI SOCIAL SI SPRECANO POST E MEME SULLA COINCIDENZA TRA LA VISITA E LA MORTE DEL PAPA: “È SOPRAVVISSUTO A UNA POLMONITE BILATERALE, MA NON È RIUSCITO A SOPRAVVIVERE AL FETORE DELL’AUTORITARISMO TEOCRATICO” – I MEME

jd vance roma giorgia meloni

DAGOREPORT – LA VISITA DEL SUPER CAFONE VANCE A ROMA HA VISTO UN SISTEMA DI SICUREZZA CHE IN CITTÀ NON VENIVA ATTUATO DAI TEMPI DEL RAPIMENTO MORO. MOLTO PIÙ STRINGENTE DI QUANTO È ACCADUTO PER LE VISITE DI BUSH, OBAMA O BIDEN. CON EPISODI AL LIMITE DELLA LEGGE (O OLTRE), COME QUELLO DEGLI ABITANTI DI VIA DELLE TRE MADONNE (ATTACCATA A VILLA TAVERNA, DOVE HA SOGGIORNATO IL BUZZURRO), DOVE VIVONO DA CALTAGIRONE AD ALFANO FINO AD ABETE, LETTERALMENTE “SEQUESTRATI” PER QUATTRO GIORNI – MA PERCHÉ TUTTO QUESTO? FORSE LA SORA “GEORGIA” VOLEVA FAR VEDERE AGLI AMICI AMERICANI QUANTO È TOSTA? AH, SAPERLO...

giovanbattista fazzolari giorgia meloni donald trump emmanuel macron pedro sanz merz tusk ursula von der leyen

SE LA DIPLOMAZIA DEGLI STATI UNITI, DALL’UCRAINA ALL’IRAN, TRUMP L’HA AFFIDATA NELLE MANI DI UN AMICO IMMOBILIARISTA, STEVE WITKOFF, DALL’ALTRA PARTE DELL’OCEANO, MELONI AVEVA GIÀ ANTICIPATO IL CALIGOLA DAZISTA CON LA NOMINA DI FAZZOLARI: L’EX DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA DELLA REGIONE LAZIO (2018) CHE GESTISCE A PALAZZO CHIGI SUPERPOTERI MA SEMPRE LONTANO DALLA VANITÀ MEDIATICA. FINO A IERI: RINGALLUZZITO DAL FATTO CHE LA “GABBIANELLA” DI COLLE OPPIO SIA RITORNATA DA WASHINGTON SENZA GLI OCCHI NERI (COME ZELENSKY) E UN DITO AL CULO (COME NETANYAHU), L’EMINENZA NERA DELLA FIAMMA È ARRIVATO A PRENDERE IL POSTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, L’IMBELLE ANTONIO TAJANI: “IL VERTICE UE-USA POTREBBE TENERSI A ROMA, A MAGGIO, CHE DOVREBBE ESSERE ALLARGATO ANCHE AGLI ALTRI 27 LEADER DEGLI STATI UE’’ – PURTROPPO, UN VERTICE A ROMA CONVINCE DAVVERO POCO FRANCIA, GERMANIA, POLONIA E SPAGNA. PER DI PIÙ L’IDEA CHE SIA LA MELONI, OSSIA LA PIÙ TRUMPIANA DEI LEADER EUROPEI, A GESTIRE L’EVENTO NON LI PERSUADE AFFATTO…

patrizia scurti giorgia meloni giuseppe napoli emilio scalfarotto giovanbattista fazzolari

QUANDO C’È LA FIAMMA, LA COMPETENZA NON SERVE NÉ APPARECCHIA. ET VOILÀ!, CHI SBUCA CONSIGLIERE NEL CDA DI FINCANTIERI? EMILIO SCALFAROTTO! L’EX “GABBIANO” DI COLLE OPPIO VOLATO NEL 2018 A FIUMICINO COME ASSESSORE ALLA GIOVENTÙ, NON VI DIRÀ NULLA. MA DAL 2022 SCALFAROTTO HA FATTO IL BOTTO, DIVENTANDO CAPO SEGRETERIA DI FAZZOLARI. “È L’UNICO DI CUI SI FIDA” NELLA GESTIONE DI DOSSIER E NOMINE IL DOMINUS DI PALAZZO CHIGI CHE RISOLVE (“ME LA VEDO IO!”) PROBLEMI E INSIDIE DELLA DUCETTA - IL POTERE ALLA FIAMMA SI TIENE TUTTO IN FAMIGLIA: OLTRE A SCALFAROTTO, LAVORA PER FAZZO COME SEGRETARIA PARTICOLARE, LA NIPOTE DI PATRIZIA SCURTI, MENTRE IL MARITO DELLA POTENTISSIMA SEGRETARIA-OMBRA, GIUSEPPE NAPOLI, È UN AGENTE AISI CHE PRESIEDE ALLA SCORTA DELLA PREMIER…

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEL PIÙ GRANDE RISIKO BANCARIO D’ITALIA? L’ASSEMBLEA DI GENERALI DEL 24 APRILE È SOLO LA PRIMA BATTAGLIA. LA GUERRA AVRÀ INIZIO DA MAGGIO, QUANDO SCENDERANNO IN CAMPO I CAVALIERI BIANCHI MENEGHINI - RIUSCIRANNO UNICREDIT E BANCA INTESA A SBARRARE IL PASSO ALLA SCALATA DI MEDIOBANCA-GENERALI DA PARTE DELL’”USURPATORE ROMANO” CALTAGIRONE IN SELLA AL CAVALLO DI TROIA DEI PASCHI DI SIENA (SCUDERIA PALAZZO CHIGI)? - QUALI MOSSE FARÀ INTESA PER ARGINARE IL DINAMISMO ACCHIAPPATUTTO DI UNICREDIT? LA “BANCA DI SISTEMA” SI METTERÀ DI TRAVERSO A UN’OPERAZIONE BENEDETTA DAL GOVERNO MELONI? O, MAGARI, MESSINA TROVERÀ UN ACCORDO CON CALTARICCONE? (INTESA HA PRIMA SPINTO ASSOGESTIONI A PRESENTARE UNA LISTA PER IL CDA GENERALI, POI HA PRESTATO 500 MILIONI A CALTAGIRONE…)

donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - LA DUCETTA IN VERSIONE COMBAT, DIMENTICATELA: LA GIORGIA CHE VOLERA' DOMANI A WASHINGTON E' UNA PREMIER IMPAURITA, INTENTA A PARARSI IL SEDERINO PIGOLANDO DI ''INSIDIE'' E "MOMENTI DIFFICILI" - IL SOGNO DI FAR IL SUO INGRESSO ALLA CASA BIANCA COME PONTIERE TRA USA-UE SI E' TRASFORMATO IN UN INCUBO IL 2 APRILE QUANDO IL CALIGOLA AMERICANO HA MOSTRATO IL TABELLONE DEI DAZI GLOBALI - PRIMA DELLE TARIFFE, IL VIAGGIO AVEVA UN SENSO, MA ORA CHE PUÒ OTTENERE DA UN MEGALOMANE IN PIENO DECLINO COGNITIVO? DALL’UCRAINA ALLE SPESE PER LA DIFESA DELLA NATO, DA PUTIN ALLA CINA, I CONFLITTI TRA EUROPA E STATI UNITI SONO TALMENTE ENORMI CHE IL CAMALEONTISMO DI MELONI E' DIVENTATO OGGI INSOSTENIBILE (ANCHE PERCHE' IL DAZISMO VA A SVUOTARE LE TASCHE ANCHE DEI SUOI ELETTORI) - L'INCONTRO CON TRUMP E' UN'INCOGNITA 1-2-X, DOVE PUO' SUCCEDERE TUTTO: PUO' TORNARE CON UN PUGNO DI MOSCHE IN MANO, OPPURE LEGNATA COME ZELENSKY O MAGARI  RICOPERTA DI BACI E LODI...