DAGOREPORT
Renzi e ObamaPiù che un rampante lui, il Matteo di Rignano sull'Arno, si è autoproclamato un Rottamante. Gran brutto appellativo per chi, cavalcando la moda dell'antipolitica e, in sovrappiù, ricoprendo la carica di sindaco di Firenze (eletto con oltre il 35% dei voti del Pd!), tra i suoi compiti politico-istituzionali ci sarebbe quello (primario) di costruire qual cosa di "novo" e con uno "stil"(e) più sobrio.
MATTEO RENZIInvece, demolire il centrosinistra sembra essere l'unico verbo - la parola d'ordine - declinato dal Renzi furente nel tour intrapreso sulle piazze d'Italia. Piazze più tinte d'"azzurro" (Berlusconi) che di "rosso" (ex comunisti).
RENZI SBERTUCCIATOCosì appare ai più la sua sfida (parolaia) nella corsa per la candidatura a premier del centro sinistra. Colpa dei media? Forse. Ma è il "format" cucitogli addosso da Giorgio Gori (ex enfant prodige di Mediaset) che non funziona.
Una competizione politica non è un reality tv tipo "L'isola dei famosi" in cui il Matteo Renzi sembra essere approdato, a bordo del suo camper, nel tentativo di sbaragliare gli altri concorrenti. Tentando pure, come vedremo, di cambiare le carte in tavola (regolamento delle primarie) per evitare di naufragare nella gara con Pierluigi Bersani.
MATTEO RENZI LEONARDO PIERACCIONIDel resto l'unica esperienza catodica che si ricorda del Renzi è la sua partecipazione (giovanile) alla "Ruota della fortuna" condotta dal mitico Mike Bongiorno. Ahi!, ahi! signor Matteo...stavolta lei rischia di cadere dalla brace (rossa) alla padella (azzurra) impugnata nell'emergenza dalle Wanna Marchi dall'unto del Signore.
Tant'è vero che, alla fine, il Rottamante sembra piacere soltanto alla gente che piace. Come recitava una vecchia pubblicità della Lancia. Molto meno ai democrat guidati da Bersani, che dovrebbero votarlo.
Dal Cavaliere di Arcore a Lele Mora il ragazzaccio dalla faccia da impunito è stato adottato un po' da tutti in quel centro destra imploso dopo l'uscita da palazzo Chigi di Silvio Berlusconi. E molti simpatizzanti della Casa delle libertà (anche lì una sorta di "Grande Fratello" dove in palio c'è un posto in Parlamento) - il tam tam è già partito. E neppure tanto in sordina. A cominciare dall'imbolsito Flavio Briatore che di "talenti", anche lui come il pentito dello spettacolo (trash) Lele Mora, giura d'intendersi.
Le truppe forziste e la compagnia variegata dei grembiulini (leggi massoneria) sono pronte a spendere i due euro, indispensabili per andarlo a votare Renzi alle primarie. E mettere in difficoltà il Pd.
RENZI LAURA E TIZIANO RENZI I GENITORI DI MATTEO RENZICosì, inevitabilmente, le avventure donchisciottesche del Rottamante trovano eco (e consensi interessati) anche sulla stampa e nelle televisioni. E' dal lontano 1991, incensamento (e foraggiamento) fino alla nausea del referendario Mario Segni, che i professionisti dell'Anticasta inseguono un leader possibile dell'antipolitica. Da Segni a Bossi; da Di Pietro a Grillo. Nel tentativo di tenere ancora ai margini le forze politiche.
Ma di fronte a certe argomentazioni il candidato premier, il Rottamante, sembra fare orecchie da ambulante.
Nonostante si tratti di un disegno (tragico) quello perseguito negli ultimi vent'anni dai Poteri marci. E i cui risultati ora sono sotto gli occhi di tutti: l'Italia a rischio default e impiccata allo spread; un governo di tecnici imposto dalle cancellerie europee e sostenuto in parlamento da una maggioranza bastarda; la disoccupazione e la povertà ai massimi livelli storici; la Fiat sull'orlo del fallimento; i destini dell'Ilva, cioè dell'industria siderurgica, in mano ai magistrati e non ai ministri competenti... Per non parlare del fenomeno della corruzione pubblica e istituzionale mai stata così dilagante e a livello personale. Roba da far rimpiangere la cosiddetta prima Repubblica, socialismo notte compreso.
GORI E RENZIMedia e Poteri forti, nonostante la loro sciagurata politica dell'antipolitica (che non paga neppure in termini di copie vendute, anzi fa crollare le vendite) continuano invece a cavalcare giulivi l'onda novista.
RenziGià, come ricorda pungente Alberto Statera su "la Repubblica" cuocendo allo spiedo, uno dei pochi, Matteo Renzi: "il giovanilismo malattia senile della seconda Repubblica". Alla fine, come ha osservato il politologo Carlo Galli, anche l'antipolitica è "una politica, che non sa di esserlo, o non vuole ammetterlo". Con il rischio, osserva ancora, che la guerra alla Casta - con buona pace dei Gabibbo alle vongole Stella&Rizzo -, "risulti passiva e inefficace (...) una valvola di sfogo per i cittadini, che si sottraggono alle proprie responsabilità e le scaricano sulla classe politica, divenuta il capo espiatorio universale...".
Una politica-antipolitica "manovrabile - rileva infine il prof. Galli nel suo volume "Abc della cronaca politica'' (il Mulino) -, da chi ne sa cogliere l'ingenuità credulona, cioè dall'imprenditore politico populista, che sfrutta il qualunquismo e l'indignazione per sostituirsi ai vecchi politici, e finge che tutto cambi perché tutto resti com'è (o peggiori radicalmente)".
RENZI E BERLUSCONIMa tutto questo il Rottamante non lo sa. Non sa di essere una pedina (manovrabile) dell'antipolitica. O forse sì.
Dopo essersi candidato premier alle primarie del Pd, facendo strame dello statuto interno che fin qui le regolava, l'ex lupetto sembra aver perso il pelo ma non il vizio di certi democristiani, tendenza Andreotti.
Lui, attraverso la richiesta di una modifica dello statuto delle primarie con norme ad personam (piccoli berluschini crescono...), vuole tenere aperti i "due forni" (destra-sinistra) per fare il pieno dei consensi nella competizione con Bersani. Giusto aprire a una consultazione "aperta", ma vanno evitate anche le "infiltrazioni" del campo nemico.
Cosa che non garba punto, al Renzi. E sul tetto di spesa per ogni candidato, ora fissato a 250 mila euro, i contendenti dovrebbero battersi per ridurlo non per elevarlo. Alla faccia dello spending review tanto in voga nella fila del governo. Oppure stiamo all'ennesima prova che in questa Italia solo "il nulla avanza".
2- BILL CLINTON RIPARTE DA FIRENZE SENZA VEDERLO - RENZI: "ERA UN'IPOTESI APERTA, POI È SCOPPIATO L'AMBARADAN MEDIATICO"
Corriere.it
È ripartito questa mattina presto da Firenze l'ex presidente americano Bill Clinton, dopo un soggiorno lampo nel capoluogo toscano: era arrivato nel tardo pomeriggio di sabato. Nessun incontro, alla fine, con il sindaco Matteo Renzi: a confermarlo è stato lo stesso primo cittadino.
La notizia di un faccia a faccia era rimbalzata su tutte le agenzie di stampa e i quotidiani, ma poi lo staff di Renzi aveva fatto sapere che il meeting tra i due «non era in agenda». Nel rincorrersi di ipotesi l'appuntamento (riservato) sembrava potesse esserci stamani, ma Clinton e Renzi alla fine non si sono visti.
BERSANI E RENZI«Era un'ipotesi aperta quando abbiamo saputo che veniva in Italia - ha poi precisato in giornata Renzi - poi è scoppiato l'ambaradan di 'Clinton che endorsa per le primarie' e allora quello che doveva esser un incontro riservato è sostanzialmente saltato».
Negata dal primo cittadino l'ipotesi, ventilata sulla stampa, che i vertici del Pd potessero aver esercitato pressioni affinchè l'incontro con Clinton non ci fosse. L'ex presidente Usa sabato sera è andato a cena in una famosa trattoria di Firenze, concedendosi poi una passeggiata per le vie del centro storico.
CLINTONAl suo passaggio, molti fra turisti e fiorentini lo hanno riconosciuto seguendolo e chiedendo una foto con lui. Gli unici a cui Clinton ha concesso un flash sono stati alcuni extracomunitari ambulanti abusivi che stavano vendendo le loro merci in via Calzaiuoli. Stamani alle 7, Clinton aveva già raggiunto l'aeroporto di Firenze per ripartire.