DAGOREPORT
I segnali ci sono tutti. Ministri che hanno spento i motori. Banchieri che discutono del successore di Gelatina Saccomanni. Berlusconiani che tirano indietro la gamba sull'odiato Napolitano. E i poteri forti che nei mesi scorsi hanno puntato con decisione su Matteo Renzi che si chiedono per quale motivo aspettare ancora.
MATTEO RENZI E LA BOMBA A ENRICO LETTALa staffetta di Palazzo Chigi tra Lettanipote e il Rottam'attore sembra proprio questione di ore. Solo un colpo di reni di Enrico Letta, o una sua impuntatura imprevista, potrebbe fermarla o ritardarla ancora.
Il segnale l'ha dato ieri mattina il Corriere della Sera, con quella doppia paginata sui presunti magheggi di Giorgio Napolitano per issare Mario Monti al posto di Berlusconi, già nell'estate del 2011. Il capo dello Stato ha risposto con una lettera piccata parlando di "fumo". Ma sa perfettamente che anche il Corriere delle banche ha avuto il suo peso nel condurre l'Italia al Rigor Montis e quindi ha decodificato il vero messaggio: non ci servi più, né tu né il tuo governicchio.
Solo che un peso massimo come Re Giorgio non si fa certo licenziare da una libellula come Alan Friedman e allora ieri sera ha convocato a sorpresa Renzie e lo ha messo di fronte alle sue responsabilità. Poi se qualcuno vuole anche mettere Prodi al suo posto faccia pure, ma lui intanto gli "brucia" il ragazzo.
Al sindachino, Re Giorgio ha detto chiaro e tondo che si può scordare le elezioni anticipate, perché di sciogliere due volte le Camere in un anno non se ne parla neanche: non è mai successo nella storia della repubblica.
RENZI E LETTAMentre gli ha fatto capire -con il dovuto rispetto per Lettanipote - che se vuole andare subito a Palazzo Chigi ha solo da farsi avanti. Il Rottam'attore, che s'era appena chiuso la via di fuga dicendo di no a un rimpastino all'interno di un "governo paralitico", adesso ci sta pensando e sarebbe orientato ad accettare. Preferirebbe cento volte arrivare al governo con milioni di voti in saccoccia, ma ci sono quattro buone ragioni per bruciare i tempi.
Palazzo ChigiUno: con questo governo spompato, alle europee il Pd va incontro a un fiasco e lui perde la faccia da vincente. Due: anche se la legge elettorale l'ha inventata lui, più passa il tempo e più cresce il terrore di aver costruito una vittoria-beffa del Banana reloaded. Tre: ormai ha preso in mano il partito e i numeri per governare ci sono tutti. Quattro: chi ha puntato su di lui ha fretta di incassare.
SACCOMANNI E LETTAL'ultimo punto va un attimo spiegato. I vari Ghizzoni (Unicredit), Nagel (Mediobanca), Greco (Generali), Guerra (Luxottica), Siniscalco (Morgan Stanley), che già dalla scorsa estate hanno piazzato le loro fiches sulla casella di Renzie, dal proprio punta di vista non hanno alcun interesse ad aspettare ancora tempo prezioso.
BERLU E MONTIPartite delicate come il riassetto di Telecom Italia (scorporo e cessioni), la creazione a uso delle banche di una "bad bank" con garanzia statale (non sarà una passeggiata anche dal punto di vista del rating!) e le privatizzazioni non possono restare ostaggio delle incertezze di Lettanipote e della gestione caotica di un Saccomanni.
Sono in ballo miliardi di euro e per chi li maneggia un Renzie che va a Palazzo Chigi senza le elezioni è al massimo un piccolo inestetismo. Altri poteri più tiepidi sul segretario Pd, come Abramo Bazoli e Guzzino Guzzetti, si sentirebbero comunque garantiti da uno come Romano Prodi al Quirinale per tenere a bada "il giovanotto".
ghizzoni MARCO TRONCHETTI PROVERA ALBERTO NAGEL E ANDREA BONOMI FOTO BARILLARIA questo punto resta solo Lettanipote. Ogni telefonata di Re Giorgio può essere quella decisiva. Un ministro che ne ha viste molte ammette che ha già incrociato le braccia "perché la sorte di questo governo ormai è segnata". E del resto all'attuale premier andrebbe benissimo anche fare il ministro degli Esteri. Mal che gli vada, porta pure a casa i due Marò