1. SÌ, IERI È STATA PROPRIO “LA VOLTA BUONA”. LA VOLTA BUONA CHE IL TELEVENDITORE DI PENTOLE FIORENTINO È RIUSCITO A IRRITARE VERAMENTE TANTO RE GIORGIO, CHE IN QUESTO 2014 È STATO SILENZIOSO E PRUDENTE COME NON MAI NEI RIGUARDI DI RENZI 2. QUANDO IL CAPO DELLO STATO COMPRENDE CHE IL PREMIER PUNTA AD AUMENTARE IL DEFICIT, HA PERSO LA PAZIENZA ED È SBOTTATO: “IL VINCOLO DEL 3% SUL PIL NON SI TOCCA, ANCHE PERCHÉ GIÀ SIAMO SUL FILO”, AVREBBE TUONATO CON I SUOI COLLABORATORI 3. E OGGI, PUNTUALE, LA BCE DI MARIO DRAGHI HA SOFFOCATO IL PESCIOLINO ROSSO DEL ROTTAM’ATTORE INTIMANDO A ROMA DI SCENDERE AL 2,6% E DI “FARE I PASSI RICHIESTI” 4. UNA MAZZATA TERRIFICANTE, COME QUELLA CHE SI ANNUNCIA A FINE MESE SULLE BUSTE PAGA DEGLI ITALIANI PER COLPA DELLE ADDIZIONALI IRPEF LOCALI E CHE RISCHIA DI AZZERARE IN ANTICIPO GLI EFFETTI DELLA RIDUZIONE DA 10 MILIARDI ANNUNCIATI IERI DA MATTEUCCIO
DAGOREPORT
Sì, ieri è stata proprio "la volta buona". La volta buona che Renzie è riuscito a irritare veramente tanto Re Giorgio, che in questo 2014 è stato silenzioso e prudente come non mai. Quando il capo dello Stato ha capito che il premier punta ad aumentare il deficit, ha perso la pazienza ed è sbottato. "Il vincolo del 3% sul pil non si tocca, anche perché già siamo sul filo", pare che abbia detto Bella Napoli ai suoi collaboratori.
E oggi, puntuale, la Bce di Mario Draghi ha soffocato il pesciolino rosso del Rottam'attore intimando a Roma di scendere al 2,6% e di "fare i passi richiesti". Una mazzata terrificante, come quella che si annuncia a fine mese sulle buste paga degli italiani per colpa delle addizionali Irpef locali e che rischia di azzerare in anticipo gli effetti della riduzione da 10 miliardi annunciati ieri dal premier.
Se c'è un impegno internazionale che Giorgio Napolitano sente quasi come personale è proprio quello di mantenere il rapporto deficit-pil nei parametri richiesti dall'Europa. Tanto è vero che al Tesoro, scherzandoci un po' su, c'è chi chiama Re Giorgio "la vestale del 3%".
Lo si è visto anche in uno snodo delicato come quello della scelta del successore di Saccodanni. Giravano nomi che al tandem Draghi-Napolitano mettevano i brividi - a cominciare da quello "troppo politico" di Delrio - e il capo dello Stato ha ripetuto incessantemente ai partiti e a Renzie stesso che non bisognava dare la sensazione di voler abbassare la guardia sul 3%.
E se ieri Padoan ha di fatto costretto il premier ad aspettare il Dpef per indicare cifre e coperture, quel suo accenno ai soldi che si possono recuperare passando dal 2,6 al 3% ha scatenato la reazione.
Una reazione ovviamente casuale, nella tempistica, ma non meno dura. Nel bollettino mensile della Bce, guidata da Draghi, si legge che l'Italia non avrebbe fatto abbastanza per ridurre il deficit dal 3 al 2,6% promesso e si chiede al governo di compiere "tutti i passi necessari" in tale direzione.
Significa che non ci sono speranze per quei sei miliardi di euro - a tanto ammonterebbero i quattro decimali della discordia - sui quali si basa lo sconto fiscale annunciato in pompa magna da Renzie.
E a proposito delle modalità dell'annuncio di ieri, anche su questo al Quirinale sono rimasti senza parole. Lo stile da televendita delle pentole voluto dall'ex sindaco di Firenze aveva già lasciato parecchio perplesso il britannico Re Giorgio. Ma narrano i corazzieri che quando Bella Napoli ha saputo che perfino uno come Silvio Berlusconi aveva trovato decisamente eccessivo lo show del giovane premier, si sia lasciato andare a una battuta amarognola: "Ma vuoi vedere che una volta tanto ha ragione Berlusconi?".
Tornando alle cifre e ai tempi dei "regali" di Matteo, colpisce il gioco degli incroci sull'Irpef. Sostiene il premier, che non ha fatto nulla per nasconderlo, che Tesoro e Ragioneria gli hanno fatto slittare da aprile a maggio la riduzione in busta paga da 80 euro al mese. In compenso, non slittano certo le micidiali addizionali Irpef di Regioni e Comuni.
Il calcolo su questa nuova botta da 97 euro complessivi (saldo e acconto) che si vedrà nelle buste paga e negli assegni di fine marzo lo ha fatto la Uil l'altro giorno e solo il Messaggero, ieri, ha dato il giusto spazio a quella che oggi rischia di essere un'amara beffa. Si tratta di un aumento medio del 29% su base annua, che riguarda Piemonte, Liguria, Lazio, Umbria e centinaia di comuni tra i quali Roma, Torino, Milano, Napoli e Genova. Più che #laSvoltabuona, #laSvoltaControilmuro
MATTEO RENZI IN CONFERENZA STAMPA A PALAZZO CHIGI FOTO LAPRESSE MATTEO RENZI IN CONFERENZA STAMPA A PALAZZO CHIGI FOTO LAPRESSE RENZI E PADOAN RENZI E NAPOLITANO AL GIURAMENTO renzi in collegamento da otto e mezzo con dietro la foto di mandela e napolitano GIORGIO NAPOLITANO E MARIO DRAGHIMERKEL BERLUSCONI NAPOLITANO Merkel e Silvio Berlusconi af e e f ca e b d aec b c