1- SARANNO LE REGOLE SOVIETICHE DECISE DA BERSANI E VENDOLA AD AFFONDARE RENZI! 2- 93 COMMI DI CAVILLI MAI VISTI PER ABBATTERE L’AFFLUENZA E FRENARE IL VOTO PRO-RENZI 3- UN PERCORSO DI GUERRA CHE FA SCHIFO ANCHE L’ULTRABERSANIANO ROGNONI CHE DEMOLISCE IL REGOLAMENTO DELLE PRIMARIE: “CHE SENSO HA METTERE REGOLE CHE SCORAGGIANO IL VOTO? OPERAZIONE FIGLIA DELLA PAURA CON EFFETTO CONTROPRODUCENTE” 4- SONDAGGI: I BERSANIANI SI DICONO IN CRESCITA MA LE RILEVAZIONI RISERVATE DAREBBERO RENZI SOPRA DI 2-3 PUNTI. PER QUESTO CULATELLO MENA E RIFIUTA IL CONFRONTO TV 5- ‘L’UNITÀ’ IN TILT: SCAMBIA PER VERO UN FINTO RENZI CHE PARAGONAVA LA MORETTI A BELEN

1 - LE REGOLE ANTI-RENZI APPROVATE DAL POLITBURO PD-SEL PER IMPEDIRE GRANDE AFFLUENZA ALLE PRIMARIE...
Fabrizio Rondolino per "Il Giornale"


Fatta la legge, trovato l'inganno? Macché, Pier Luigi Bersani è più avanti: l'inganno è incorporato nella legge. Il voluminoso regolamento delle primarie del centrosinistra (16 articoli per complessivi 93 commi) è stato meticolosamente studiato per impedire al maggior numero possibile di elettori di Matteo Renzi di recarsi ai gazebo.

È un vero e proprio percorso di guerra, irto di trappole e trabocchetti, che smentisce amaramente l'ingenuità del sindaco di Firenze («Io di Bersani mi fido») e che ci restituisce un Pd tragicamente arroccato nel recinto rabbioso di un apparato sempre più impaurito.

La legge-truffa promulgata dal politburo del Nazareno impone le seguenti clausole per chi, sciaguratamente, volesse decidere il prossimo 25 novembre di votare alle «primarie della Coalizione di centro sinistra Italia Bene Comune» (come ufficialmente sono state battezzate): per prima cosa, l'intrepido elettore deve «sottoscrivere il pubblico appello di sostegno alla coalizione», pagare almeno due euro nonché «iscriversi all'Albo degli elettori»; può farlo anche nel giorno del voto, ma non nel gazebo, bensì «nelle sedi stabilite dal Coordinamento provinciale», dove «l'ufficio elettorale territorialmente competente» dovrà rilasciare il «certificato di elettore».

A questo punto, esibendo un documento di identità, la tessera elettorale e il «certificato di elettore», lo stremato cittadino può essere finalmente ammesso al voto, ma «soltanto nel seggio che include la propria sezione elettorale». Se vive o lavora o più semplicemente si trova altrove, non può votare. E siamo soltanto al primo turno. P

erché votare al secondo, previsto per il 2 dicembre, è pressoché impossibile se non si è già fatta la lunga trafila per il primo. Sentite che cosa dice il comma 4 dell'articolo 14: «Possono altresì partecipare al voto coloro che dichiarino di essersi trovati, per cause indipendenti dalla loro volontà, nell'impossibilità di registrarsi all'Albo degli elettori entro la data del 25 novembre, e che, in due giorni compresi tra il 27/11 e il 01/12, stabiliti con delibera dal Coordinamento nazionale, sottoscrivano l'Appello pubblico in sostegno della Coalizione di centro sinistra e quindi si iscrivano all'Albo degli elettori».

Il risultato pratico è mortificante, trasforma il secondo turno in un mercato dei voti (Vendola venderà i suoi a Bersani in cambio di un certo numero di seggi parlamentari) ed esclude dalla scelta gli elettori non allineati. Per far funzionare alla perfezione la complessa macchina che deve impedire agli italiani di votare, Pd e Sel hanno mobilitato tutto intero il loro apparato burocratico: nasceranno infatti, accanto al «Collegio dei garanti» e al «Coordinamento nazionale», venti coordinamenti regionali, i coordinamenti provinciali e gli uffici elettorali, tutti composti esclusivamente dai funzionari ufficiali dei due partiti (anzi tre, perché c'è anche un sedicente Partito socialista).

I rappresentanti di Renzi potranno soltanto partecipare, ma «come invitati e senza diritto di voto», ai coordinamenti locali. La loro presenza è esclusa anche dai seggi, gestiti integralmente dall'apparato senza alcun controllo indipendente. Approvato alla chetichella venerdì scorso, il regolamento-truffa segna una svolta radicale rispetto al passato.

È sufficiente confrontare le regole del 2005 (quando si tennero le ultime primarie di coalizione, vinte da Prodi) con quelle di oggi per comprendere come il gruppo dirigente del Pd (e di Sel) abbia deciso di rovesciare il tavolo pur di assicurarsi una vittoria sempre più incerta: nel 2005 non c'era nessuna registrazione prima del voto, potevano votare i sedicenni, era consentito votare al di fuori del proprio Comune, i candidati potevano acquistare spazi di propaganda e non c'era il doppio turno. In queste condizioni, vincere per Renzi è pressoché impossibile.

L'Italia sarà pure un «bene comune», come recita lo slogan scelto da Bersani, ma per lui e per gli oligarchi che reggono il Nazareno il Pd resta rigorosamente «cosa nostra». Anziché apprezzare la discesa in campo del sindaco di Firenze, che allarga la platea elettorale del partito (salito nei sondaggi quasi al 30% dopo tre anni di stagnazione al 25%), Bersani ha scelto di costruire le barricate intorno ai gazebo e di schierare l'apparato contro gli elettori. È una mossa disperata, dalle conseguenze imprevedibili.

2 - L'ULTRA-BERSANIANO ROGNONI DEMOLISCE LE REGOLE-CAPESTRO DELLE PRIMARIE...
Al Nazareno se ne parla da stamattina. Perché un ultra-bersaniano come Carlo Rognoni, ex consigliere Rai e presidente del forum Riforma sistema radiotelevisivo del Pd, ha preso le distanze in maniera così plateale dalle regole-capestro delle primarie? La presa di posizione si trova a pagina 6 dell'edizione di oggi del "Secolo XIX".

Sul quotidiano genovese Rognoni demolisce il regolamento messo insieme dalla task force dalemian-bersanian-vendoliana: "Che senso ha mettere in campo regole che scoraggiano perfino alcuni dei più volenterosi? Che idea peregrina è mai, per esempio, quella di far votare al secondo turno o solo quelli che hanno già partecipato al primo o quelli che dichiarano di non averlo potuto fare e che per votare la seconda domenica devono essersi iscritti un paio di giorni prima?

Temo che queste regole finiscano per essere lette come figlie della paura. Con il risultato di produrre un effetto controproducente". Una bocciatura senza appello, che arriva da colui che almeno fino a poche settimane fa era considerato il più ascoltato consigliere di Bersani in tema di questioni televisive.

3 - RENZI HA STACCATO BERSANI NEI SONDAGGI, PER QUESTO IL SEGRETARIO LO MENA...
Da "Il Foglio"


Pier Luigi Bersani ha deciso di picchiare duro sul suo competitor Matteo renzi perché, malgrado la evrsione ufficiale, i sondaggi lo danno in affanno. Solo con primarie super blindate il segretario del partito democratico avrà la meglio, perché in tutte le rilevazioni riservate è sotto dai due ai tre punti. E questa onda lunga del fenomebno Renzi spiega anche perché alcuni ambienti economici e finanziari che prima sostenevano il sindaco di Firenze in funzione di un Monti bis ora lo hanno abbandonato, convinti che questa operazione sia di più facile realizzazione con il segretario del Pd. Il quale, tra l'altro, gode di un sostegno importante per il mondo del centrosinistra: quello dle direttore di Repubblica Ezio Mauro.

4 - BERSANI NEGA IL CONFRONTO TV A RENZI...
Scrive Carlo Bertini sulla "Stampa": Niente confronto a due in tv Bersani-Renzi, perché il segretario (ragione ufficiale) non vuole trasformare queste primarie di coalizione in primarie del Pd. Ma basta fare due più due e il motivo vero del niet può esser individuato nella percezione che ha Bersani di un trend a lui più favorevole; nella convinzione, condivisa con i suoi uomini mentre si dirige verso Brescia per l'ennesimo comizio, che negli ultimi giorni «il clima è cambiato» anche grazie «agli errori di Matteo».

E poiché l'Italia non è l'America, chi si sente in vantaggio non ha particolari motivi di dare all'avversario pubbliche occasioni di rimonta. «Bersani vuole un confronto con tutti i candidati alle primarie di centrosinistra, primarie di coalizione e non del Pd», fa sapere via twitter la portavoce del suo comitato Alessandra Moretti.

Nei sondaggi lo sfidante tallona ancora il segretario, che non intende dunque salire sul ring per un match a due, almeno fino all'eventuale ballottaggio, perchè «sono in ottima posizione»: l'ultimo flash numerico diffuso ieri da Ipr Marketing al Tg3, vede Bersani crescere di due punti al 41%, Renzi salire di un punto al 36% e Vendola staccato dietro al 17%. Ma va tenuto anche in conto che l'avversario è sempre temibile se un altro istituto, l'Emg, alla domanda per il Tg di Mentana su chi gli italiani vedrebbero meglio come premier, fotografa un Renzi che si piazza subito dopo Monti col 12% e di un punto sopra il segretario Pd.

5 - IL SONDAGGIO: TRA I DUE QUASI UN TESTA A TESTA...
Da "Il Fatto"

Il Pd al 28,2% dei voti (+0,1 % rispetto la scorsa settimana), il Pdl al 17% (+0,2%) e il Movimento 5 Stelle stabile al 17,7%: sono le percentuali che avrebbero oggi i tre principali partiti secondo il sondaggio sulle intenzioni di voto alla Camera elaborato da Emg e diffuso ieri sera nel corso del TgLa7. Le rilevazioni mostrano poi in lieve ascesa la Lega che raggiungerebbe il 6,4% (+0,2%), l'Udc che arriverebbe al 6% (+0,1) e l'Idv al 4,4% (+0,3%), mentre in lieve calo risulterebbe Sel con il 5% dei voti (-0,2%).

Quanto agli altri partiti, Fli avrebbe il 3% (+0,1%), la Federazione della sinistra arriverebbe al 2,1% (-0,2%) superata dalla Destra al 2,2% (+0,1%) e Psi sarebbe all'1,3% (-0,1%). Gli indecisi sarebbero il 17,3%, gli astenuti il 29,7% e le schede bianche raggiungerebbero il 3,4%. Risale dell'1% rispetto alla scorsa settimana la fiducia in Mario Monti che arriverebbe al 50%. Nella classifica della premiership, invece, indica che il 20% degli italiani voterebbe ancora Mario Monti. Dietro di lui Matteo Renzi al 12% che supera Pier Luigi Bersani all'11%. Ancora in calo invece i votanti per Silvio Berlusconi che otterrebbe l'8% dei consensi. Sale al 6% la preferenza per Beppe Grillo, al pari di Luca Cordero di Montezemolo. Angelino Alfano sarebbe votato dal 5%; Nichi Vendola e Roberto Maroni dal 4%.

6 - PER IMPALLINARE RENZI, L'UNITA' GLI ATTRIBUISCE UN FAKE SU TWITTER CHE PARAGONA LA MORETTI A BELEN...
Scrive Simone Collini sull'Unità: Se Bersani preferisce non polemizzare direttamente con Renzi (che per il leader dell'Udc Casini «fa il discorso che fa Grillo in doppiopetto») via twitter va in scena un duro botta e risposta tra il sindaco di Firenze e la portavoce del comitato Bersani, Alessandra Moretti.

«Non sta bene dove può essere messo in discussione, non ama il confronto democratico, si comporta da prima donna, come Berlusconi», dice la vicesindaco di Vicenza. Risponde Renzi: «La Moretti... Ah! Sexy, carina e come idee anche meglio della Belen». Paragone che fa infuriare Moretti, che risponde sempre via twitter: «Misogino e maschilista questo sei! Quando sei a corto di argomenti che fai? Metti in moto la macchina del fango!».

7 - PRIMARIE: BONAFE' A MORETTI, PROFILO TWITTER 'CON MATTEO RENZI' NON E' DI RENZI...
(Adnkronos) - "Come e' facile rendersi conto, il profilo Twitter 'Con Matteo Renzi' non e' Matteo Renzi che, come tutti sanno, ha come profilo 'Matteo Renzi'. Chiunque, con un minimo di attenzione, se ne sarebbe accorto subito". Lo spiega Simona Bonafe', responsabile dell'organizzazione della campagna elettorale di Matteo Renzi, dopo uno scambio di battute su Twitter tra Alessandra Moretti, portavoce del comitato di Pier Luigi Bersani e l'account 'Con Matteo Renzi'. "E' evidente che non si tratta di Matteo Renzi - aggiunge Bonafe' - e, inoltre, quel profilo Twitter non e' riconducibile al comitato".

 

Pier Luigi BersaniPIERLUIGI BERSANIMatteo Renzi LE SAGOME DI MATTEO RENZI E PIERLUIGI BERSANI PER LE PRIMARIE jpeg9rau45 carlo rognoniEzio Mauro da FazioALESSANDRA MORETTI jpegPRIMARIE PD BERSANI CON TOMMASO GIUNTELLA ALESSANDRA MORETTI ROBERTO SPERANZA jpegMATTEO RENZI E MOGLIE AGNESE MATTEO RENZI E LA MOGLIE AGNESE vendola bersani vignetta NICHI VENDOLA E PIERLUIGI BERSANI

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