C'È VOLUTO IL TITOLO DEL ''NEW YORK TIMES'' PER FAR DESISTERE CONTE DALLA SUA CATTEDRA 'ASSEGNATA' ALLA SAPIENZA: ''IL PREMIER ITALIANO CERCA UN LAVORO DI RISERVA?'' SCRIVEVA IL QUOTIDIANO. A QUEL PUNTO L'ANNUNCIO UFFICIALE E DEFINITIVO DELLA RINUNCIA, DOPO CHE IN MATTINATA AGLI ALTRI DUE CANDIDATI LA COMMISSIONE AVEVA CHIESTO DI RINVIARE LA PROVA DI INGLESE GIURIDICO
Monica Guerzoni per il Corriere della Sera
Quella cattedra alla Sapienza era il suo sogno, la sua più grande ambizione professionale. Per giorni Giuseppe Conte ha provato a tirare dritto, a resistere all' assalto dei media e ai consigli di chi, nel governo, gli suggeriva sottovoce il «grande sacrificio». Ha ignorato gli hashtag #Contebarone del Pd e snobbato il sospetto di aver mentito agli italiani. Ma ieri, quando ha visto il titolo del New York Times «Il primo ministro italiano cerca un lavoro di riserva?», ha capito che in ballo non c' era solo il suo destino personale, ma la credibilità internazionale dell' Italia.
E così, alle 19 di un' altra giornata difficile, Conte è apparso in diretta Facebook dal suo studio e ha scandito parole di chiarezza: «Io ho deciso, rinuncio, opero questa scelta per ragioni di personale sensibilità». Rinuncio. Ecco la parola chiave, che sin qui il premier non aveva mai pronunciato, preferendo trincerarsi dietro la formula ambigua «riconsidererò la mia domanda». Fonti di Palazzo Chigi smentiscono che il docente-presidente abbia mai chiesto il rinvio della prova di inglese disertata ieri. Spiegano che la sofferta rinuncia è maturata per scacciare il sospetto di voler «lucrare un vantaggio» dal suo incarico istituzionale e assicurano che «non c' è stata alcuna pressione» da parte degli azionisti di maggioranza.
«Nessuno s' è permesso di chiedere nulla». Eppure da quando Politico.eu aveva reso nota la notizia del concorso, Salvini e Di Maio avevano trovato il modo di far riflettere Conte sull'«opportunità di un passo indietro».
Nel video, in cui di nuovo allude al suo futuro dopo il governo, gli occhi di Conte tradiscono delusione e rabbia: «Mi sarebbe piaciuto partecipare al concorso da semplice cittadino». Leggere di un bando «cucito su misura» lo ha ferito e offeso e ha acuito la sua diffidenza verso i media, già alta da quando venne fuori la storia del curriculum gonfiato: «Alcuni giornali riportano falsità. È un esercizio di libertà di stampa inaccettabile». Tanto più che, insistono a Palazzo Chigi, «non c' era alcun conflitto di interessi» e Conte avrebbe potuto conquistare il trasferimento anche per chiamata diretta.
Ma se il suo tentativo di traslocare dall' ateneo di Firenze a quello di Roma non fosse stato scoperto, avrebbe partecipato al concorso e lo avrebbe vinto, conquistando la cattedra di Diritto privato del suo maestro e mentore Guido Alpa. Le regole le aveva studiate nel dettaglio e l' idea era allungare i tempi, contando su una proroga del Miur «per comprovati ed eccezionali motivi». Poi le ironie del NYT su un premier che, trovandosi a ricoprire «un incarico tradizionalmente precario», persegue «un lavoro di emergenza».