1. ABBIAMO LA DATA! LE ELEZIONI DEL CAPO DELLO STATO COMINCERANNO IL 20 GENNAIO 2. LA PROVA? NAPOLITANO HA COMUNICATO AL PRESIDENTE DELLE CAMERA BOLDRINI CHE NON PARTECIPERA' ALLE CELEBRAZIONI DEL GIORNO DELLA MEMORIA, DEL 27 GENNAIO 3. TUTTO PRONTO. TUTTI IN MOVIMENTO. E I CONGIURATI HANNO UN PIANO: IL POSTO! "NON ELEGGEREMO MAI UN PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA CHE SCIOLGA LE CAMERE PRESTO" 4. I NEMICI DI RENZI INIZIANO A CONTARSI. D'ATTORRE: 'D'ALEMA E FITTO SI PARLANO MOLTISSIMO' 5. L’ECCITAZIONE “ISTITUZIONALE” DEL SUPPLENTE DI RE GIORGIO, PIETRO GRASSO, È PARI SOLO ALLA PREOCCUPAZIONE CHE SI RESPIRA IN QUESTI GIORNI IN PARLAMENTO, DOVE I SENATORI E I DEPUTATI IRONIZZANO MOLTO SULLE POSSIBILI E LETALI RIPERCUSSIONI CHE POTREBBE AVERE SUI MERCATI UN ECCESSO DI SUPPLENZA DEL PRESIDENTE DEL SENATO

Claudio Cerasa per il Foglio 

 

pietro grasso con la moglie maria al quirinale nel 2008pietro grasso con la moglie maria al quirinale nel 2008

La data ora c’è. Pochi giorni fa Giorgio Napolitano ha comunicato ai presidenti di Camera e Senato che il prossimo 27 gennaio, Giornata della memoria, non potrà partecipare a un’iniziativa di commemorazione delle vittime dell’Olocausto calendarizzata per quel giorno alla Camera dei deputati, e a cui il presidente della Repubblica era stato invitato mesi fa.

 

La ragione è semplice. In quella data Napolitano immagina di essere già lontano dal Quirinale ed è anche per questo che a Palazzo Chigi proprio ieri, una volta ricevuta la notizia, hanno cerchiato di rosso una data che dovrebbe essere quella giusta per cominciare l’elezione del nuovo presidente della Repubblica: il 20 gennaio.

 

Al momento Matteo Renzi non ha ancora messo la testa in modo deciso sul dossier capo dello stato – al contrario invece di Pietro Grasso, presidente del Senato, che nei giorni di vacatio Quirinalis gestirà la transizione in prima persona; e l’eccitazione della Seconda carica dello stato (che da qualche giorno dichiara su tutto, lanciando a destra e a sinistra messaggi di grande profondità istituzionale) è pari solo alla preoccupazione che si respira in questi giorni in Parlamento, dove i senatori e i deputati ironizzano molto sulle possibili e letali ripercussioni che potrebbe avere sui mercati un eccesso di supplenza del presidente del Senato.

vista quirinale da casa pazzagliavista quirinale da casa pazzaglia

 

 Renzi, dunque, non ha ancora un nome in testa, semmai ha un metodo, che non dovrebbe essere diverso da quello che ha portato Paolo Gentiloni al ministero degli Esteri. Ma se c’è qualcosa che già oggi è significativo appuntare sul taccuino del Quirinale quel qualcosa riguarda chi, al contrario di Renzi, una sua tattica per provare a incastrare, e possibilmente a fottere, il presidente del Consiglio l’ha già studiata.

 

Tutto, naturalmente, gira attorno alla legge elettorale. Renzi, come è noto, crede sia vitale per il destino della sua legislatura poter avere in mano, e il prima possibile, uno strumento come l’Italicum, attraverso il quale minacciare in qualsiasi momento il Parlamento con l’arma di fine mondo, ovvero il voto.

NAPOLITANO  QUIRINALE  NAPOLITANO QUIRINALE

 

Il presidente del Consiglio ha promesso che l’Italicum verrà approvato al Senato entro gennaio ma la promessa del Rottamatore non potrà mai essere realizzata. E per una ragione semplice. Renzi pensa di usare la legge elettorale per minacciare il Parlamento?

 

Bene: noi non renziani pensiamo invece di utilizzare la legge elettorale per condizionare la scelta del presidente della Repubblica; e fino a che non ci sarà un nuovo capo dello stato, caro Renzi, noi faremo di tutto per rallentarne il percorso.

 

 Alfredo DAttorre Alfredo DAttorre

Il ragionamento sulla legge elettorale non si può capire senza prendere in considerazione il passaggio successivo, che poi è il vero terreno sul quale si andranno a scontrare le truppe parlamentari in vista del dopo Napolitano.

 

Nella testa del presidente del Consiglio l’idea è quella di lavorare a un nome di un presidente della Repubblica che possa essere tanto il garante degli equilibri determinati dal patto del Nazareno (in bocca al lupo) quanto il meno ostile possibile a un’ipotesi che vive eccome nella testa del segretario del Pd, ovvero le elezioni anticipate.

 

RENZI quirinale extra RENZI quirinale extra

Difficile dire se Renzi voglia davvero andare a votare nel 2015 (a Palazzo Chigi qualcuno giura di sì). Più facile dire invece che nessuno dei “non renziani” crede allo #statesereni del premier. E per questo, a più livelli, dalla minoranza Pd a Forza Italia passando per la stragrande maggioranza dei componenti dei gruppi parlamentari, l’idea è quella di allearsi a vari strati per far sì che il nuovo capo dello stato abbia una predisposizione pressoché nulla rispetto all’ipotesi di sciogliere rapidamente le Camere.

 

MATTEO RENZI GIURA AL QUIRINALE DA NAPOLITANOMATTEO RENZI GIURA AL QUIRINALE DA NAPOLITANO

La partita dei congiurati, partita fatta più di veti che di proposte, più di scudi che di mitraglie, più di reazione che di azione, si gioca seguendo questo spartito. Tutti sono in movimento. Tutti cominciano a fare calcoli. Tutti iniziano a osservare con attenzione anche i dettagli – i numeri dei grillini in uscita e già usciti dal gruppo del 5 stelle (tra Camera e Senato si rischia di arrivare intorno alle 30 unità);

 

NAPOLITANO SCAPPA DAL QUIRINALE BY VINCINO NAPOLITANO SCAPPA DAL QUIRINALE BY VINCINO

il numero di grandi elettori che arriveranno da regioni controllate da presidenti del Pd non esattamente renziani (una quarantina su 58); i numeri dei nemici del Nazareno che cominciano a contarsi (occhio a Fitto e a D’Alema, “quei due si parlano molto”, confessa al Foglio il deputato del Pd Alfredo D’Attorre). Tutto è in movimento.

 

Ma alla fine, al netto del totonomi, il grande nemico con cui dovrà fare i conti Renzi è un partito invisibile che non ha un disegno preciso ma che avrà il compito di ridimensionare Renzi e blindare la legislatura. La partita vera si gioca qui.

 

maria elena boschi firma al quirinalemaria elena boschi firma al quirinale

Anche se per i congiurati un problema c’è: Renzi non è solo premier ma è anche segretario del Pd, e se un domani dovesse decidere di portare al voto il suo partito, e non dare la disponibilità per un altro governo, il nuovo presidente della Repubblica non potrebbe che prenderne atto. A meno, si intende, di congiure clamorose – diciamo.

 

 

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE ARRIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…