Maria Giovanna Maglie per Dagospia
Allora vediamo com'è’ che secondo quel sobrio pensatore di Juncker, e compagni di Strasburgo e Bruxelles, un presidente per essere amico dovrebbe farsi respingere la carne ma non far pagare nulla su una Vespa, e com'è’ che quel che è consentito a un Obama diventa scandalo per un Trump.
Vediamo com'è che se ti spio io che sono Obama e sono buono, va bene, se tu parli con l'ambasciatore russo sei un traditore della patria. E vediamo anche com’e’ che se le fonti non le cito io che sono il grande liberal New York Times allora è giusto così, ma se le tieni riservate tu che sei un autorevole membro del Congresso che sta esercitando una sua prerogativa e facendo un'indagine seria, allora io New York Times le pubblico lo stesso. American Psycho.
Ormoni e spioni, e come sempre rosiconi. Ormoni nel senso della carne al centro dell'ultimo finto scandalo attribuito a Donald Trump sulla questione dei dazi; peccato che sia una storia che va avanti da 1996, che la decisione della rottura l'abbia presa Barack Obama prima di lasciare la presidenza, che in questo caso i furbetti protezionisti sono quelli dell'Unione Europea.
Spioni nel senso del grande casino intorno alle attività di spionaggio favorite dal presidente uscente Barack Obama e dal suo Attorney-General, e che finalmente cominciano a venire fuori, nonostante i premiati giornali della fronda, capitanati da un ormai illeggibile New York Times, facciano finta di scandalizzarsi perché il presidente della commissione Intelligence della Camera fa il suo dovere, e nonostante lo stesso ormai senza remore Times sputtani fonti che avrebbero dovuto restare riservate;
spioni anche nel senso della Russia, con il capro espiatorio, il povero molto sprovveduto Michael Flynn, consigliere per la Sicurezza Nazionale per lo spazio di un minuto, che chiede immunità per testimoniare e non la ottiene, e tutti subito a dire che chissà che cosa voleva rivelare e certamente avrebbe offerto la testa di Trump, peccato che molto più banalmente se la faccia sotto perché ha capito che e’ una vittima designata della guerra civile e politica di Washington. Che potrebbe finire molto male, perché sono stati commessi crimini ben più gravi del famoso Watergate.
Rosiconi sempre, tutti quelli che usano il doppiopesismo, pratica conosciutissima qui da noi in Italia per fare le pulci a qualsiasi iniziativa del nuovo governo e del nuovo presidente, e che a forza di fare casino qualche danno serio lo procurano, e non solo all'immagine, perché Donald Trump, per fare un esempio calzante, non si può permettere un incontro con Vladimir Putin, che sarebbe stato necessario e dovuto per chiarire un sacco di problemi internazionali.
I rosiconi non mandano giù neanche l'incarico di consigliere a Ivanka Trump, figlia e da lungo tempo assistente del presidente. Non sarà pagata? Peggio. E’ preparata e competente? Orribile. E’ anche bella ed elegante? Vergogna.
Cominciamo con la carne con gli ormoni, problema tanto caro ai salutisti di casa nostra ma che anche portato dentro la storia che Trump vorrebbe imporre dazi al 100% su alcuni prodotti europei, tra cui l'acqua San Pellegrino e gli scooter Vespa della Piaggio. Solo che non c'entra Trump, e non c'entrano neanche gli ormoni, coinvolti sono alcuni paraculi. La storia dura da almeno vent'anni, già nel 1996, presidente Bill Clinton, Washington apri il contenzioso con l'Europa davanti alla WTO, l'Organizzazione Mondiale del Commercio, perché l'Unione europea non importava la carne alimentata con gli ormoni.
Il contenzioso proseguì con la presidenza Bush e con quella di Obama. Il 26 dicembre, indovinate chi c'era ancora alla Casa Bianca, il Dipartimento del Commercio annunciò che stava per introdurre dazi supplementari ad alcuni prodotti europei, non perché gli Stati Uniti ancora insistano a tentare di importare carne alimentata con gli ormoni, che e’ ufficialmente proibita, ma perché l'accordo che permette l'accesso al mercato europeo di una certa quantità di manzo, proveniente da animali non trattati con anabolizzanti, ha comunque lasciato fuori, guarda un po', gli Stati Uniti, e vengono scelte le quote di carne da Australia Nuova Zelanda ed Argentina. Chi fa il bandito qui?
Spioni: l'ex generale e per poco consigliere per la sicurezza nazionale e Mike Flynn ha inutilmente tentato di chiedere l'immunità in cambio della sua testimonianza su presunti legami tra Trump e la Russia. L'offerta era stata fatta sia al Fbi che alla Commissione Intelligence di Camera e Senato.
Dice lo stesso presidente in un tweet dei suoi che bene aveva fatto il poveretto visto che c'è una bella caccia alle streghe da parte dei media e dei democratici, una caccia alle streghe di proporzioni storiche.
Ne sa qualcosa il presidente della commissione Intelligence della Camera, il repubblicano David Nunez, che alcune carte sulle spiate serie, ovvero su come l'amministrazione Obama abbia spiato il presidente Trump da candidato ed appena eletto col pretesto di investigare sulla Russia, per sbaglio o apposta chi lo sa, le ha in mano, e per questo è finito nel mirino dei giornali e tv democratiche e dei democratici al Congresso.
Lo accusano di portare acqua al mulino del presidente Trump, di nascondere informazioni e di attentare alla investigazione sulla Russia della Commissione. Gli chiedono di dimettersi e farsi da parte, lui non ci pensa neanche, così gli hanno preparato un bel trappolone a firma New York Times, e hanno svelato nomi e cognomi di due funzionari della Casa Bianca che gli hanno fornito le prove che la spiata illegale, anzi il crimine, avvenne.
Tutto comincia con una telefonata tra Flynn e l'ambasciatore russo che viene intercettata e registrata dall'intelligence. Non c'è niente di strano a spiare un funzionario straniero, lo fanno tutti, però il nome di Flynn è rivelato e passato alla conversazione. Questi documenti non si ottengono facilmente, come scrive il Wall Street Journal, perché non sono il prodotto finito e scremato che l'intelligence porta al Congresso, incredibile e’ che con questa scusa per settimane non gliel'hanno dato a Nunes né l'Fbi né altre agenzie.
Alla fine il presidente della commissione da solo ha trovato la sua fonte e la verità è che ci sono decine di documenti con informazioni su Trump, e che questi documenti non sono collegati alla Russia, che sono scritti in modo tale da rivelare o mostrare facilmente d'identità dei protagonisti e che sono stati fatti circolare ai livelli più alti del governo uscente.
Insomma la vogliamo dire tutta: Obama ha spiato l'Amministrazione che stava per entrare in carica per ricavare informazioni da utilizzare in una battaglia politica che ora è in pieno corso e che tenta di portare all'impeachment del 45esimo presidente.
Quindi Nunes sa fare il suo lavoro e l'ha fatto bene e ha anche altre persone convinte a parlare, naturalmente a condizione di anonimato. Peccato che dei due principali testimoni il New York Times, lo stesso giornale che da mesi pubblica leaks di ogni genere anonimamente, abbia deciso di rivelare nomi e cognomi, in un chiaro tentativo sia pure indiretto di intimidazione.
Dicono gli indignati speciali: eh, ma Nunes e’ andato alla Casa Bianca, ha fatto un briefing a Trump. Peccato che far sapere che cosa aveva scoperto alla Casa Bianca fosse doveroso da parte di Nunes, non poteva certo farlo sapere direttamente ai democratici del Congresso, tanto è vero che ha fatto una conferenza stampa prima e una dopo l'incontro con Trump, non nascondendo nulla. Vediamo quanto ci vorrà ancora per tirarle fuori queste prove, e quali conseguenze potranno avere.