AMERICA FATTA A MAGLIE - PETROLIO A 70 DOLLARI, VUOL DIRE CHE I MERCATI SONO CERTI CHE TRUMP SI RITIRERÀ DALL'ACCORDO CON L’IRAN METTENDO A RISCHIO UNA PRODUZIONE DI 800MILA BARILI AL GIORNO - I MULLAH FANNO COME KIM JONG-UN E TUONANO CHE SE ESCE L'AMERICA FANNO SALTARE TUTTO, MINACCIANDO SFRACELLI E RAPPRESAGLIA. TUTTA PROPAGANDA, TANTO CHE LO STESSO ROUHANI HA POI CAMBIATO VERSIONE - ECCO COSA SUCCEDE NELLE TRATTATIVE, E IL DISASTRO POLITICO DELLA MOGHERINI
Maria Giovanna Maglie per Dagospia
Petrolio a 70 dollari, che vuol dire che i mercati sono certi che Trump si ritirerà dall'accordo mettendo a rischio con sanzioni una produzione di 800mila barili al giorno dell'Iran.
I mullah tuonano che se esce l'America fanno saltare tutto, usano il linguaggio abituale dei dittatori minacciando sfracelli in ritorsione e rappresaglia. Cambiata la faccia, e le fogge degli abiti, ricordano Kim jong-un di qualche mese fa quando minacciava la catastrofe nucleare . Si tratta di propaganda, tanto è vero che lo stesso Rouhani ha poi cambiato versione e ha dichiarato che anche senza l'America, resterebbe nell'accordo a condizione che i partner non americani gli garantiscano di non voler limitare l'influenza di Teheran In Medio Oriente.
L’Iran e’ in grave difficoltà, anche se tutti fanno finta di niente e sembra che il pazzo sia Trump ancora una volta. Intanto la Russia tace e si prepara ad accogliere la visita di Benjamin Netanyahu, sempre più segnali indicano che non starebbe dalla parte dell'Iran, mettendo così in difficoltà anche la posizione siriana. A rompere ulteriormente il fronte arabo arriverà presto il Marocco, che non ne può più dei finanziamenti al Fronte Polisario dell’ Iran, e ha le prove per rompere le relazioni diplomatiche e accodarsi alle posizioni degli Stati Uniti.
Di piu’, le sanzioni americane in un Paese oppresso anche economicamente saranno o sarebbero un detonatore per la protesta interna. Ma qui si parla di soldi, non di democrazia, almeno questo è il linguaggio dell'Europa. Di donne oppresse da liberare del burqa si parla nei giorni pari, in quelli dispari si fanno affari con i loro oppressori.
Così a Washington e’ arrivato anche l'inglese Boris Johnson a fare il suo tentativo di mediazione. Grandi manovre Iran ultima settimana, perché il 12 dovrebbe arrivare la decisione di Donald Trump, che a Theresa May al telefono ha detto chiaramente che certe missioni diplomatiche anche tra amici e alleati non hanno senso per lui, come lo aveva detto prima al francese Macron e alla tedesca Merkel.
Con Federica Mogherini zero contatti, nell'Amministrazione americana dì rimpiange di non avere un interlocutore autorevole nel governo italiano, ma si ritiene anche che l’italiana rappresentante degli Esteri dell'Unione Europea sia la migliore alleata degli ayatollah, non dell'Occidente.
Con la Mogherini invece, o proprio per questo, parla l'ex segretario di Stato di Barack Obama, John Kerry, e la sua diplomazia ombra raccontata con compiacimento dal giornale amico Boston Globe è finita sotto accusa pesante, perché si tratta di intromissione, inutile negarlo.
Il Boston Globe ha raccontato venerdì scorso in un lungo reportage che Kerry ha incontrato personalmente per due volte il ministro degli Esteri iraniano Javad Zarif per definire con lui una strategia di resistenza. Poi ha incontrato il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier, che quando l'accordo con l'iran è stato messo a punto era ministro degli Esteri; ha visto due volte Emmanuel Macron e ha parlato spesso al telefono con Federica Mogherini.
Ora, c'è una legge che si chiama Logan Act, per la verità inapplicata, ma fortemente citata quando si trattò di far fuori Michael Flynn, designato ma non ancora insediato a consigliere per la sicurezza nazionale di Trump, per aver dialogato con l'ambasciatore russo di una risoluzione delle Nazioni Unite che riguardava Israele. La legge dice che un privato cittadino non può negoziare a nome e per conto del governo americano, se non viene da questo governo espressamente e ufficialmente autorizzato.
Naturalmente è partita subito un'ondata di polemiche, col senatore Marco Rubio che si è chiesto pubblicamente che cosa sarebbe accaduto sotto Obama se Condoleezza Rice, già segretario di Stato con Bush, si fosse in qualche modo intromessa. Quando nel 2015 all'epoca dell'accordo un gruppo di Senatori repubblicani guidati da Tom Cotton scrisse al governo iraniano solo per sottolineare la differenza che c'è per la Costituzione americana tra un accordo e un trattato, e ricordare loro che sarebbe bastato un tratto di penna per cancellare quell’ accordo al successore di Obama, proprio Kerry armo’ uno scandalo e accusò i senatori repubblicani di comportamento antipatriottico. Oggi invece sta armando una gigantesca lobby internazionale contro l'Amministrazione.
Questa mattina Trump ha fatto uno dei suoi tweet espliciti sull'argomento
“The United States does not need John Kerry’s possibly illegal Shadow Diplomacy on the very badly negotiated Iran Deal. He was the one that created this MESS in the first”. Gli Stati Uniti non hanno bisogno della diplomazia ombra probabilmente illegale di John Kerry sull’ accordo con l'Iran così malamente negoziato. Lui è quello che ha creato questo casino per primo.
L'accordo siglato da Stati Uniti, Francia, Germania,Inghilterra, Russia e Cina impegna l'Iran a limitare drasticamente l’arricchimento dell'uranio utilizzabile per produrre la bomba atomica. In cambio da gennaio 2016 buona parte delle sanzioni contro l'iran sono state eliminate, il Paese e’ entrato con tutte e due le scarpe nel sistema finanziario e di commercio mondiale. Produzione di greggio raddoppiata, parliamo di miliardi di dollari o di euro.
Quando oggi Rouhani dice che non consentirà nessun indebolimento dell'influenza di Teheran nella regione, si riferisce al fatto che Macron e la May hanno promesso a Donald Trump sperando di Rabboni rlo sull' uscita dall' accordo che costringeranno l'iran a colloqui sul ruolo in Siria e Yemen, sul programma di missili balistici, sulle attività nucleari dopo il 2025 quando i termini dell'accordo scadranno. Ci sarebbero anche i limiti imposti agli ispettori delle Nazioni Unite nei controlli. Punti deboli che Boris Johnson segretario agli Esteri inglese in visita in queste ore a Washington riconosce oggi, aggiungendo però che vi si può porre rimedio.
Sull'uscita degli Stati Uniti dall'accordo preme naturalmente Benjamin Netanyahu, leader del Paese più direttamente minacciato dall'iran. Il colpo di teatro israeliano è stato quello di presentare una serie di prove rubate dagli agenti del Mossad in un edificio di Teheran dove erano tenute nascoste. Per Israele sono la prova che i progetti nucleari non sono finiti mai e che il mondo che ha firmato l’accordo è stato imbrogliato.
Questo accordo è terribile - ha detto Netanyahu- non avrebbe mai dovuto essere concluso, e nel giro di pochi giorni il presidente Trump deciderà che cosa farne. Sono sicuro che farà la cosa giusta per gli Stati Uniti, per Israele e per la pace nel mondo.
La grande missione diplomatica Israele se la gioca a Mosca in questi giorni. Si tratta di ottenere neutralita’ se non appoggio da Putin, posizione che aiuterebbe Trump, e l'intera politica nuova mediorientale, con buona pace dei putiniani italiani, che sognano solo un allargamento della sfera di influenza di Mosca.