Maria Giovanna Maglie per Dagospia
DONALD TRUMP NELLA REDAZIONE DEL NEW YORK TIMES
“Mi avete veramente trattato male, non si fa così, io ho un enorme rispetto per il New York Times.” Alla fine c'è andato al New York Times e si è piazzato a colazione nella grande sala delle riunioni con tutta la redazione, i capi, le grandi firme, le fotografie alle pareti delle stelle del passato, guardandoli in faccia a uno a uno, quelli che conosceva e quelli che non conosceva, tutti uniti nel parlare male di lui da quando nel giugno del 2015 comincio’ ad essere ventilata l'ipotesi surreale di una candidatura del miliardario controverso con i capelli rosa e le mogli modelle a presidente degli Stati Uniti.
al smith dinner donald trump hillary clinton 15
C'è andato e ha recitato la parte più candida che gli veniva in mente o forse non era neanche una parte, e anche se non lo ammetteranno mai i soloni della Signora in Grigio, che hanno dato fino all'ultimo per certa anzi inevitabile la vittoria di Hillary Clinton, li ha spiazzati con frasi tipo: ‘Certo che vi leggo, ma se non vi leggessi camperei 20 anni di più’.
I DOCUMENTI FISCALI DI TRUMP PUBBLICATI DAL NEW YORK TIMES 3
Ve l’ho detto che li farà impazzire tutti Donald Trump ancora prima di insediarsi alla Casa Bianca, perché l'uomo è imprevedibile ed esercita uno stile libero dalle regole della politica in modo sicuramente spiazzante ma anche rinfrescante. Sta sicuramente ridefinendo le relazioni con la grande stampa, e mentre ha confermato che intende mantenere un rapporto diretto con l'elettorato attraverso i social network che tanto lo hanno aiutato in campagna elettorale, perché niente colpisce come due minuti e mezzo in cui ci metti la faccia e dici cose semplici, si sta muovendo per mettere fine ad alcune derive devastanti.
WOLF BLITZER DELLA CNN FA IL TIFO PER HILLARY CLINTON
Non è detto che sia possibile raggiungere una tregua con la CNN, la Clinton News Network come la chiama Trump, ma certamente il Times per uno di New York che non intende tagliare in alcun modo il rapporto con New York è fondamentale. D'altra parte trovare una forma di relazione col presidente che salvaguardi il diritto a fare l'opposizione ma riporti le cose su un piano solo politico, conviene a un giornale importante e autorevole che appresso a Hillary Clinton ha perso buona parte dell'autorevolezza.
Perciò Trump è andato a mostrare la faccia più da colomba che ha e a smentire le accuse più da falco. I giornalisti gli hanno a quanto si sa fatto libere domande ma hanno rinunciato al contraddittorio che era poi la regola sulla quale non si stavano mettendo d'accordo da giorni. Probabilmente è un punto in più a favore del presidente eletto.
Il quale, stando a quanto è trapelato dai tweet inviati da componenti della redazione durante l'incontro, ha detto fra l'altro: “non sono un fan della elezione con collegio dei grandi elettori, avrei preferito impegnarmi per vincere voto popolare”. “Non ho niente a che fare col cosiddetto movimento alt-right, non è un gruppo che ho intenzione di rivitalizzare, se si sentono rivitalizzati da me cercherò di capire perché”.
donald e ivanka trump in radio
“Non ci saranno conflitti che provengono dai miei affari, la legge e’ totalmente dalla mia parte, il presidente non può avere un conflitto di interessi. Non posso vendere il mio impero perché è immobiliare. Ho consegnato tutto il management ai miei figli ma se fosse per certa gente non dovrei mai più vedere mia figlia Ivanka”.
“I miei affari non hanno alcuna importanza rispetto a quello che sto per fare, però è vero che il brand Trump non è mai stato così forte”. A proposito di Steven Bannon che è stato nell'ultima parte della campagna il manager capo e ora è stato nominato stratega capo della Casa Bianca, Trump ha detto: “Se pensassi che è un razzista o un uomo di destra non l'avrei mai assunto. Per lui è molto dura, non è lui quello che descrivono. Breitbart e’ solo un giornale, certamente sono molto più conservatori del New York Times, ma e’ sempre solo un giornale. Quando gli hanno chiesto se condannasse un incontro della alt-right lo scorso weekend a Washington nel quale qualcuno ha alzato la mano e fatto il saluto alla Hitler, ha risposto “Disapprovo e condanno”.
Del Partito Repubblicano ha detto che spera di poterci lavorare bene, ”attualmente mi amano, quattro settimane fa non mi amavano”, e anche a Silicon Valley lo detestano un po' di meno visto che sia Tim Cook della Apple che Bill Gates di Microsoft gli hanno telefonato per congratularsi.
Nessuna intenzione di perseguire Hillary Clinton per la storia delle mail come pure aveva promesso in campagna elettorale, “hanno già sofferto abbastanza per quello che gli è accaduto. Non intendo fare scelte che continuino a dividere il Paese”.
Politica estera, la Siria: Trump ha riconosciuto che e’ un problema che va risolto ma ha anche detto di avere un punto di vista differente dal suo predecessore, e ha fatto capire che gli Stati Uniti dovrebbero lavorare con la Russia per combattere lo Stato Islamico e non preoccuparsi di far fuori il presidente siriano Assad.
Gli Stati Uniti come Nation builder? Non credo, ha risposto, e a Thomas Friedman che gli chiedeva quale dovrebbe essere oggi il ruolo dell'America nel mondo ha risposto con una risatina, “è una domanda troppo grande”.
DI suo genero Jared Kushner ha detto che è convinto che potrebbe aiutare come mediatore di pace tra israeliani e palestinesi, ruolo che, ha ricordato ha visto fallire presidenti per decenni. “Mi piacerebbe essere io il presidente che riesce a far fare la pace tra Israele e palestinesi, sarebbe un grandissimo risultato”.
Quando gli hanno chiesto del suo impegno col primo emendamento, ha risposto: ‘’Penso che vi farò felici”. Infine alcuni occhiolini strizzati al politically correct tanto caro al New York Times: il quasi sicuramente prescelto per segretario alla Difesa, il generale Mattis, detto Mad Dog per il suo passato piuttosto spiccio, gli ha rivelato di essere contrario al waterboarding, la tecnica di tortura con l'acqua alla quale invece Donald Trump si era detto favorevole; e quanto all'annosa questione degli accordi sui cambi climatici e il presunto riscaldamento globale, il presidente eletto ci sta pensando, e forse ripensando. Che gran ruffiano!
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