AMERICA LOVES MATTEO! – LA ‘QUARTA VIA’ DI ZAKARIA: ‘L’IMMAGINE INTERNAZIONALE DELL’ITALIA È QUELLA DI UN PAESE VECCHIO, STAGNANTE. RENZI PUÒ CAMBIARLA COL SUO DINAMISMO E DIVENTARE QUELLO CHE È STATO BLAIR PER LA GRAN BRETAGNA”

Massimo Gaggi per il "Corriere della Sera"

«Matteo Renzi può essere una novità tremendamente positiva, la scossa che serve all'Italia. Può cambiare la percezione internazionale del vostro Paese come avvenne per la Gran Bretagna di Tony Blair. Energia e dinamismo sono decisivi per modificare l'immagine di una nazione, ma non bastano: al cambio di passo devono seguire rapidamente i risultati. Attenti alle facili illusioni: avete superato la fase peggiore della crisi, è vero, ma senza ridurre il costo del lavoro per unità di prodotto, come invece hanno fatto gli altri Paesi in difficoltà, dalla Spagna alla Grecia passando per l'Irlanda».

Ex direttore di Newsweek , columnist di Time , conduttore della più seguita trasmissione di politica internazionale sulla Cnn, autore di saggi di successo (ultimo, L'era post-americana), Fareed Zakaria ha fama di acuto analista e gode di un osservatorio privilegiato per captare gli stati d'animo delle classi dirigenti mondiali.

La recessione sembra finita, anche se la ripresa sarà lenta. E in Italia stanno arrivando capitali esteri ritirati dai Paesi emergenti ora in difficoltà. I mercati vedono un'Italia a un punto di svolta?
«Quell'afflusso di capitali credo sia momentaneo. Sarebbe sciocco illudersi di avere voltato l'angolo e mollare sulle riforme per un fenomeno legato ai bassi tassi d'interesse che potrebbe durare sei mesi o un anno. L'Italia ha bisogno di uno sforzo decennale. È questa la sfida di Renzi. Il suo è il terzo governo, in un breve arco di tempo, che si proclama riformatore. Monti alcune cose le ha fatte sotto la spinta dell'emergenza. Con Letta la situazione si è stabilizzata, ma serve una maggiore velocità di cambiamento. Vedremo alla prova Renzi».

Renzi eredita da Letta uno spread tra Bund tedeschi e Btp sceso ai livelli pre-crisi. Qualcuno pensa che una mano l'abbiano data la Fed americana con la sua politica monetaria espansionistica e la Bank of Japan coi massicci acquisti di titoli stranieri per contrastare la rivalutazione dello yen. Presto le cose potrebbero cambiare. Corsa in salita per l'Italia?
«Non credo che Renzi avrà grandi problemi su questo fronte. Un cambio di rotta del Giappone non dovrebbe avere ripercussioni troppo rilevanti. Qui il vero cambiamento è avvenuto con Mario Draghi che ha convinto i mercati: il collasso dell'euro non ci sarà. Gli operatori hanno capito che la situazione è più stabile di quanto previsto e si comportano di conseguenza. No, credo che la corsa in salita di Renzi sia tutta interna. Sono moderatamente ottimista. Ottimista per la sua determinazione ed energia, moderatamente perché deve affrontare problemi strutturali molto gravi - a cominciare dalle leggi arcaiche, la peggiore legislazione del lavoro d'Europa, il peso eccessivo di corporazioni e organizzazioni sindacali - che richiedono forte leadership, molti sacrifici e tenacia».

Barack Obama si era esposto molto a favore di Monti e anche con Letta ha avuto un ottimo rapporto. Ora vede cambiare di nuovo il suo interlocutore, ma è stato caloroso anche con Renzi, elogiando il suo programma di riforme. Cosa pensano davvero alla Casa Bianca, secondo lei? Hanno bisogno comunque di qualcuno che argini gli eccessi di rigore della Germania?
«Quella fase di contenimento mi sembra in parte superata. Sull'austerity si è capito che il problema non era contenere ma convincere la Merkel. Cosa che un po' sta avvenendo, col parziale cambio di rotta della nuova coalizione di governo a Berlino. E anche la Gran Bretagna, molto impegnata sul fronte del rigore fiscale, è ora meno severa. Obama guarda a Renzi come a un potenziale riformatore, non un argine, e lo sostiene per questo. Il modello è quello di Peña Nieto, il leader messicano al quale la Casa Bianca sta dando un grande sostegno proprio perché si è impegnato in riforme molto coraggiose».

Qui a New York lei ha appena moderato un convegno sul futuro di Europa e Italia organizzato da Destinazione Italia e Aspen Institute, con un titolo alquanto provocatorio: museo o occasione per investire? Pensa davvero che possa riprendere un flusso d'investimento verso l'Italia?
«A differenza di altri Paesi che il capitale umano se lo devono creare, che devono andarsi a cercare i frutti in cima all'albero, l'Italia quei frutti li ha nei rami più bassi: dovete eliminare la barriera che vi impedisce di coglierli. Avete un potenziale tremendo di imprenditorialità, creatività, capacità manifatturiera.

Dovete riuscire a sbloccarlo. Renzi può aiutarvi a cambiare l'immagine. L'Italia, soprattutto al Nord, ha un settore privato molto dinamico e vibrante: regioni tra le più ricche d'Europa. Eppure all'estero l'immagine dell'Italia è quella di un Paese vecchio, stagnante. Renzi può cambiarla col suo dinamismo giovanile, ma poi devono arrivare i fatti, le riforme che sbloccano».

 

 

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