ANCHE A ROMA NON SI ‘BUDDA’ NIENTE – SARÀ RICONOSCIUTO DA SUBITO “LUOGO DI CULTO” LA PAGODA DELLA COMUNITÀ CINESE VISITABILE DA DOMANI IN QUELLA PARTE DI PERIFERIA CUORE DELLA VECCHIA CHINATOWN CAPITOLINA – DOPO UN ITER PIÙ VOLTE INTERROTTO, E’ STATA APPROVATA DAL PARLAMENTO UN’INTESA CHE PARIFICA IL CULTO ORIENTALE ALLE ALTRE RELIGIONI: BUDDUISTI E INDUISTI POTRANNO COSÌ RICEVERE L’OTTO PER MILLE…

Caterina Maniaci per "Libero"

Via dell'Omo, periferia di Roma, tra la via Prenestina e la Casilina, una strada lunga, tutta a curve, nei pressi del Raccordo Anulare. Ci sono selve di palazzoni dai muri scrostati e le mille antenne, mentre quae la'spunta qualche vecchia casetta sopravvissuta alla selvaggia speculazione edilizia, ricordo di una campagna cittadina dolce e poetica, capannoni e magazzini, colmi di vestiti, casalinghi, scarpe, biancheria.

Qui è cresciuta la vera Chinatown capitolina, perché qui la vasta e capillare comunità cinese ha creato la propria robusta industria di merci di ogni genere, che poi viene rivenduta nei negozi dell'Esquilino, soprattutto, ma ormai in tutta la città. Già nel 2008 in via dell'Omo, su 250 proprietari di case più di un terzo parlava cinese. E qui, da domani, potrà ufficialmente prendere vita il nuovo tempio buddista.

Formalmente sarà inaugurato il 31 marzo, ma, forte dell'intesa tra lo Stato Italiano e l'Unione buddhista, (composta da 44 tra centri e fondazioni), che entrerà in vigore tra due giorni, sarà riconosciuto da subito «luogo di culto». E non sarà il solo. Per buddisti e induisti d'Italia in effetti il primo febbraio rappresenterà un giorno memorabile. Dopo un lungo iterpiù volte interrotto, l'11 dicembre scorso il Parlamento ha approvato in via definitiva le intese con l'Unione buddhista italiana e con l'Unione induista italiana.

Sino a questo giorno, infatti, mai il Parlamento italiano aveva approvato accordi con confessioni non cristiane, con l'eccezione, nel 1989, delle Comunità ebraiche e, nel luglio scorso, con i Mormoni. Una scelta compiuta nel rispetto del principio sancito dall'artico - lo 8 della Costituzione, quello che garantisce la libertà di tutte le religioni, purché i loro statuti non entrino in contrasto con l'ordinamento giuridico italiano.

L'intesa che entra in vigore il primo febbraio comporterà il riconoscimento per i ministri di culto, i luoghi e le festività religiose. E non solo: il diritto a scegliere procedure particolari per la sepoltura e ad avere aree riservate nei cimiteri. Ma soprattutto la possibilità di accedere all'8 per mille del gettito fiscale come le altre religioni riconosciute, la cattolica, la valdese, l'ebraica. Anchese idiretti interessati si dicono assolutamente scevri dall'idea di mettere le mani su questi possibili contributi, i quali, ad ogni modo, potranno essere elargiti solo a partire dal 2016. In Italia i praticanti buddisti italiani sono 80 mila, a questi se ne aggiungono altri 20 mila più saltuari, oltre ai circa 30 mila provenienti dall'Asia.

E, secondo dati della Caritas, gli induisti in Italia sono più di 135 mila: oltre 119 mila immigrati ai quali vanno aggiunti circa 15 mila italiani convertiti. In riferimento alla sola Capitale, sempre secondo la Caritas, la comunità cinese a Roma, nel 2012 contava più di 13 mila persone, per lo più concentrate tra i quartieri Esquilino, Casilino e Prenestino.

I giovani di "seconda generazione" la stanno profondamente rinnovando. Parlano italiano e mandarino, sono spesso laureati e sono pronti ad affrontare il nuovo mercato del lavoro in un'Italia che cambia. Accanto alla tradizionale attività commerciale i cinesi si stanno affermando anche nel settore dei servizi: dagli internet point ai tour operator, dalle agenzie immobiliari ai parrucchieri, dalla consulenza per le imprese ai money transfer.

Nel 2012 si contavano 2.428 imprenditori cinesi, mentre alla fine del 2010 l'Italia contava quasi 34mila imprese gestite dai cinesi sulle 228.500 straniere. Queste per dire che si tratta di una comunità vasta, ramificata e qualificata. Certo, ciò non significa che tutti i cinesi siano buddisti praticanti e viceversa. A Roma, per esempio, esiste una piccola comunità di cinesi cattolici, circa duecento, che hanno il loro punto di riferimento nella chiesa di San Bernardino da Siena, vicino a via Nazionale.

E sempre intorno a piazza Vittorio, cuore del quartiere Esquilino e della presenza cinese capitolina, si trova il tempio buddista frequentato in attesa di quello nuovo, ben più lontano. Gli induisti in Italia hanno un importante realtà del culto nel tempio di Sri Lalita Tripura Sundari, all'interno dello Svami Gitananda Ashram, situato nell'entroterra savonese, dove, fra le altre, si trova un linga, simbolo della divinità Shiva, che pesa ben 1080 chili. Una risplendente eco della misteriosa giungla indiana tra i giardini liguri.

 

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