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ARRESTATE LA BINDI! – DE LUCA SCATENATO DENUNCIA IL PRESIDENTE DELL’ANTIMAFIA EPPURE A CALDO AVEVA REAGITO BENE: “ROSY MI HA APPENA REGALATO CENTOMILA VOTI”

E L’IMPRESENTABILE DE LUCA DENUNCIA LA BINDI

Brunella Bolloli per “Libero Quotidiano

 

Diffamazione, attentato ai diritti politici costituzionali, abuso d’ufficio: Vincenzo De Luca porta in tribunale Rosy Bindi e per il Pd è l’ennesimo atto di una guerra interna. Non importa se alla fine di una campagna elettorale tesa, l’ex sindaco di Salerno sia stato incoronato vincitore dai cittadini campani che lo hanno premiato con oltre 987mila preferenze, pari al 41,15%.

 

MATTEO RENZI E VINCENZO DE LUCA MATTEO RENZI E VINCENZO DE LUCA

Né che il neogovernatore candidato del centrosinistra contro l’uscente, Stefano Caldoro (38,37%), sia andato meglio del Pd che lo sosteneva. Lo scherzetto della vigilia tirato dalla presidente della commissione Antimafia, quella lista degli «impresentabili» in cui De Luca si è trovato a sorpresa, a causa di una condanna in primo grado per abuso d’ufficio, infilato per giunta da una compagna di partito, non gli è andato giù.

 

A caldo, lui aveva ostentato sicurezza: «Rosy mi ha appena regalato centomila voti», e forse è andata perfino così, visto che dei 16 «impresentabili» ce l’hanno fatta in tre, tutti campani, segno che magari, in terra partenopea, non si è badato molto alla legge Severino (che obbliga il condannato a lasciare la carica pubblica), quanto al gradimento e al carisma dei singoli candidati. Ma al neogovernatore non interessa.

 

Appena finito lo spoglio, come annunciato, si è recato in procura con la denuncia-querela nei confronti dell’ex presidente del Pd. Alla moda renziana (sebbene tra i due non ci sia mai stato grande feeling), De Luca ha twittato il suo atto d’accusa nei confronti della presidente dell’Antimafia in modo che fosse visibile a tutto il popolo della Rete. Pesa, più che altro, il «danno d’immagine» che l’operazione bindiana gli avrebbe arrecato a neanche 48 ore dall’apertura delle urne. Non solo.

VINCENZO DE LUCAVINCENZO DE LUCA

 

Per De Luca l’intervento della deputata dem «è andato oltre i compiti assegnati dalla legge alla commissione Antimafia», ha abusato dei suoi poteri, e ha «influito sulla formazione della volontà popolare».

 

Nel dettaglio, il governatore contesta il fatto che la Commissione non abbia mai approvato la composizione di una lista e considera la conferenza stampa di venerdì scorso come la circostanza che ha trasformato un atto astrattamente lesivo (il fatto che ci fosse una lista) in una concreta lesione dei suoi diritti (l’averla resa pubblica). La diffamazione, poi, consisterebbe nell’aver accostato il nome di De Luca a reati di tipo mafioso dato che l’organismo in questione che lo ha giudicato «impresentabile» è l’organismo Antimafia appunto.

rosy bindirosy bindi

 

Infine, nella querela si sostiene che è stato leso il diritto costituzionale dell’elettorato passivo in capo a De Luca con l’aggravante dell’uso della carica istituzionale, quella di presidente della commissione Antimafia, per connotare di autorevolezza un’informazione che altrimenti sarebbe rientrata nella semplice dialettica positiva. Bindi, su cui da subito si era scatenato il fuoco di fila dei renziani, ha replicato alle accuse: «Ho solo fatto il mio dovere. Sono io che pretendo le scuse del Pd per gli attacchi ricevuti. De Luca messo in lista non per faide di partito, ma perché considerato ineleggibile per via della Severino».

 

E, in quanto alla denuncia del neopresidente campano, «è priva di ogni fondamento», ha replicato, «un atto puramente strumentale, che ha scopi diversi da quelli che persegue la giustizia e che pertanto non mi crea alcuna preoccupazione», tanto più che la Bindi rischia dunque di essere indagata sebbene sia protetta da immunità parlamentare e per procedere su di lei sia necessaria l’autorizzazione della Camera. Potrebbero cioè arenarsi anche le denunce presentate contro la numero uno dell’Antimafia da altri due «impresentabili», sia eletti come Luciano Passariello, di Fdi-An, sia rimasti fuori dal Consiglio come Sandra Lonardo Mastella, che punta il dito contro la Bindi: «Dovrebbe dimettersi».

ROSY BINDI ROSY BINDI

 

Il pasticcio campano, insomma, non si placa e molti dem si schierano con la Bindi. Contro De Luca c’è pure un esposto del M5S, mentre nel centrodestra, Caldoro attacca il fuoco-amico di centristi e cosentiniani. E per Renzi il «caso De Luca», che potrebbe decadere a breve, rappresenta un altro motivo di tensione con la sinistra, specie dopo la bomba lanciata da Rosaria Capacchione: «In Campania una barca di voti sono andati a candidati vicini alla camorra». Niente nomi per ora. Ma i paladini della legalità s’interrogano.

SANDRA LONARDO SANDRA LONARDO

 

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