L’ARTE DI FREGARE IL FISCO: LA GUARDIA DI FINANZA CHIUDE DUE NOTE GALLERIE, A ROMA E A PADOVA - AUMENTANO EVASIONE FISCALE E RICICLAGGIO ATTRAVERSO LA COMPRAVENDITA DI OPERE D’ARTE - IL MERCATO ITALIANO DEL SETTORE (TRA SOMMERSO E REGOLARE) VALE 1,6 MILIARDI L’ANNO - LE FIAMME GIALLE AVVERTONO: “INCROCEREMO I NOMINATIVI DEGLI ACQUIRENTI CON I REDDITI DICHIARATI”…

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Carlo Mercuri per "il Messaggero"

Marco MarcatiliMarco Marcatili

Basta vedere quello che negli ultimi tempi hanno fatto certe banche. Hanno dedicato sportelli e operatori specializzati al supporto e all'assistenza di clienti che intendono investire in opere d'arte, soprattutto d'arte contemporanea. Pare che un quadro renda di più di un pacchetto di azioni.

Non solo le banche se ne sono accorte ma anche la Guardia di Finanza, che ha appena scoperto un'evasione di oltre due milioni di euro e accertate violazioni alla normativa antiriciclaggio per 19 milioni, arrivando a chiudere temporaneamente due note gallerie d'arte, una a Roma e un'altra a Padova.

PicassoPicasso

Abbiamo capito così che si è aperto un nuovo fronte dell'illegalità: quello che si nasconde dietro il paravento estetico. Nella fattispecie, la Guardia di Finanza ha trovato che è stato violato il cosiddetto «diritto di seguito», che è il compenso dovuto agli autori di un'opera d'arte figurativa per vendite successive alla prima. La galleria d'arte che acquista un quadro dovrebbe trattenere sul costo d'acquisto la percentuale del diritto di seguito da versare poi alla Siae. E invece in molti casi così non è successo.

«Ci sono parecchie smagliature nel funzionamento del mercato dell'arte», avverte il capitano della Guardia di Finanza Luciano Prencipe, l'uomo che ha diretto il blitz contro le case d'asta. «Siccome è un mercato più vivo e vitale di quello immobiliare o azionario - continua - ecco che diventa anche molto esposto a ogni possibile operazione illecita».

Il capitano racconta che le Fiamme gialle sono capitate per caso sulla materia: «Indagavamo - dice - sulle televendite di opere d'arte. All'inizio abbiamo riscontrato solo piccole infrazioni amministrative o poco più. Poi, continuando, abbiamo scoperto l'evasione del diritto di seguito e degli obblighi antiriciclaggio. Comuni, per esempio, le transazioni in denaro contante oltre i limiti consentiti per circa 3 milioni di euro. Abbiamo perfino scoperto un acquisto fatturato a nome di una persona deceduta. Ecco perché ho parlato di smagliature del sistema».

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Marco Marcatili, responsabile per Nomisma dell'Osservatorio sul mercato dei beni artistici, preferisce invece tracciare l'identikit dell'acquirente «classico» di opere d'arte. «Non discuto su chi commette illeciti, quello è un aspetto su cui giustamente indaga la Guardia di Finanza - dice - ma so che chi decide di investire in arte visiva in modo lecito è un autentico collezionista. Il suo driver, la sua motivazione, è eminentemente estetica e culturale anche se è affiancata da una dimensione economico-finanziaria, riscontrabile nelle economie avanzate. Non mi persuade l'idea - continua - che l'obiettivo di chi investe in arte sia la speculazione finanziaria: non credo che il gusto estetico possa venire associato a un altro tipo di calcoli. Perlomeno io non ho mai avuto riscontri, nel mercato dell'arte, con investitori finanziari puri».

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Purtuttavia esiste una zona grigia, e anche Marcatili lo ammette: «Sì, nel mercato dell'arte non c'è la giusta trasparenza, ci sono poche regole, movimenti poco chiari. In Italia ci sono tre circuiti tradizionali d'acquisto: le case d'asta, le gallerie d'arte e gli antiquari. Accanto a questi circuiti ci sono poi le televendite e le vendite on line. Le televendite sono arrivate ormai al 15 per cento del valore del mercato. Ma questa opacità e mancanza di regolamento non attrae i collezionisti esteri».

E i collezionisti italiani vanno ad acquistare all'estero. «Infatti - spiega Marcatili - la crescita del mercato dell'arte è internazionale. Secondo i dati di ArtPrice, a partire dalla seconda metà dello scorso anno, il giro d'affari è incrementato del 21 per cento. L'Italia, che intercetta solo l'1 per cento degli scambi a livello mondiale, è riuscita comunque a beneficiare di questa crescita. Secondo le nostre stime, il volume annuo complessivo del mercato italiano dell'arte (inclusivo del sommerso) è di poco sotto 1,6 miliardi di euro».

LOGO DI CHRISTIESLOGO DI CHRISTIES

Le Nazioni emergenti, nel mercato dell'arte, sono, anche in questo campo, la Russia, la Cina, il Brasile. La Cina è il Paese vessillifero, nel mercato internazionale dell'arte. «Le aste in Cina - si legge nel rapporto Nomisma 2012 - dal 2000 al 2011 registrano un incremento esponenziale, passando da 1,25 milioni a 975 milioni di yuan, con una rapidissima ascesa delle case d'asta cinesi Poly International e China Guardian, che entrano nei primi posti nella graduatoria mondiale del fatturato».

Il giro d'affari delle principali case d'asta italiane, Christie's Italia e Sotheby's Italia, è stato nel 2011 rispettivamente di 27,05 e 26,60 milioni di euro. Insomma, il mercato è in crescita e diventa terreno fertile per le illegalità di ogni sorta o per le «opacità», come le chiama l'analista di Nomisma. Il capitano Prencipe ha ben preciso davanti a sé il suo impegno per i prossimi tempi: «Non è mica finita qui», avverte.

E racconta: «Stiamo procedendo a fare l'elenco di tutti i nominativi degli acquirenti di opere d'arte. Arriveremo a una banca dati di tutti gli acquirenti. Poi passeremo a valutare la coerenza tra la spesa sostenuta e il reddito dichiarato». L'operazione consisterà nell'incrociare i dati relativi all'acquisto delle opere d'arte con le dichiarazioni dei redditi dei clienti. Venti i Comandi provinciali delle Fiamme gialle al lavoro: «L'attività è in fase di evoluzione», sottolinea Prencipe. Il sistema ha le sue «smagliature», ripete il capitano Prencipe. I segugi della Guardia di Finanza hanno già cominciato il loro lavoro.

 

 

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