JOSEPH RATZINGER PAPA BENEDETTO XVIfederico lombardi
Giacomo Galeazzi per La Stampa
Sul conclave incombe come una mannaia l'incognita della relazione cardinalizia sugli scandali sessuali e finanziari in Curia. Prima di lasciare il Vaticano, Benedetto XVI potrebbe togliere il segreto pontificio alla relazione dei tre saggi sul «Caso Vatileaks» in modo che i cardinali elettori ne prendano visione alle Congregazioni Generali che inizieranno il 1° marzo, con la Sede Vacante. I tre «commissari» (cioè i porporati ultraottantenni Julian Herranz, Jozef Tomko e Salvatore De Giorgi) saranno ricevuti dal Papa prima di giovedì 28, come ha lasciato intendere ieri mattina il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi.
La loro relazione certifica quella «sporcizia» che Joseph Ratzinger aveva denunciato nella famosa meditazione del Venerdì Santo del 2005, che non è riuscito a rimuovere del tutto e che si annida anche nella Curia Romana, come dimostra il furto delle carte private nell'appartamento papale.
«È una questione di cui abbiamo riferito al Papa esclusivamente», ha assicurato il cardinale Herranz a Radio 24 soffermandosi sull'ipotesi che proprio la relazione dei saggi abbia innescato nel Pontefice la volontà di dimettersi. «Certo - ha ammesso il cardinale - si è parlato anche di questa ipotesi dietro alle dimissioni del Papa, ma io credo che occorra rispettare la coscienza delle persone. La coscienza delle persone è il posto sacro di ogni uomo, sono decisioni che si prendono nel profondo della coscienza».
Federico LombardiÈ all'inizio della prossima settimana che Benedetto XVI potrebbe incontrare i tre cardinali. Il Papa li ringrazierà del lavoro svolto per il bene della Chiesa e intende togliere il segreto pontificio alla loro relazione in modo che i conclavisti ne prendano visione. Nonostante i sospetti, la Santa Sede per ora nega che ci sia Vatileaks all'origine della rinuncia papale.
JULIAN HERRANZ DELL OPUS DEI«La determinazione del Pontefice non è stata in alcun modo influenzata dalla vicenda Vatileaks - chiarisce l'Osservatore Romano - L'episodio infatti non ha sconvolto il Papa né gli ha fatto sentire il carico del suo ministero, anche se per Benedetto XVI si tratta di un atto incomprensibile. Nella risoluzione del caso per il Pontefice è comunque importante che in Vaticano vi sia stata l'indipendenza della giustizia e che non si sia verificato l'intervento di un monarca».
JOZEF TOMKOIeri Padre Lombardi ha evidenziato che la commissione cardinalizia su Vatileaks «ha fatto il suo lavoro, ha fatto il suo rapporto, lo ha consegnato nelle mani del Santo Padre». E ha aggiunto: «Non stiamo a correre dietro a tutte le illazioni, fantasie, opinioni che vengono espresse su questo, non aspettatevi commenti, conferme, smentite su punti particolari».Nel frattempo fervono i preparativi per il conclave e si cominciano a delineare le alleanze tra i cardinali chiamati all'elezione del successore di Benedetto XVI.
Salvatore De Giorgi«La data di inizio del conclave la stabiliranno i cardinali riuniti in congregazione generale - chiarisce il portavoce vaticano padre Federico Lombardi -. Fino al 1° marzo è impossibile indicare la data. Un eventuale "Motu Proprio" toccherebbe solo punti di precisazione, non sostanziali».
Di certezze ce ne sono poche. Forse solo una: che non esiste, al contrario di quanto accadde nel 2005, un candidato che spicca. Non c'è, insomma, un Ratzinger. Candidature solide si stanno delineando. La situazione inedita creata dal Papa con l'annuncio choc della rinuncia al Soglio petrino rende friabile ogni prospettiva e non esclude sorprese, colpi di scena, alleanze impreviste.
CARDINALE TARCISIO BERTONEUn ruolo centrale verrà svolto dagli statunitensi. Sono tra i primi ad aver affrontato lo scandalo della pedofilia, sono all'avanguardia in questioni chiave della Chiesa cattolica nella società secolarizzata, e, più prosaicamente, rappresentano il maggior contributore delle casse della Santa Sede. Difficile che la Chiesa sia pronta per un Pontefice africano o asiatico, continenti numericamente esigui in conclave.