Federica Angeli per “la Repubblica”
SALVATORE BUZZI - LUCIANO CASAMONICA - GIANNI ALEMANNO
Un computer, libretti degli assegni, carte custodite nello studio, una cartella di documenti. È quanto sequestrato durante la perquisizione nell’appartamento dell’ex sindaco Gianni Alemanno, indagato per associazione a delinquere di stampo mafioso nell’inchiesta su Mafia Capitale.
I motivi per cui i pubblici ministeri Luca Tescaroli, Paolo Ielo e Giuseppe Casini hanno ritenuto di dover dar mandato ai carabinieri di passare al setaccio l’appartamento di Alemanno, sono sostanzialmente tre. Come si legge nel decreto disposto dalla procura, «Alemanno, sindaco del Comune di Roma (all’epoca delle contestazioni, ndr), pubblico ufficiale, partecipa all’associazione ponendo il suo ruolo istituzionale a disposizione dell’organizzazione (capeggiata dall’ex Nar Massimo Carminati, ndr) intervenendo nei settori d’interesse della medesima». E cosa lo inchioda a Mafia Capitale? «La vendita della sua funzione — racconta il decreto di perquisizione — per il compimento di atti contrari ai doveri del suo ufficio».
SALVATORE BUZZI FRANCO PANZIRONI
In particolare, la procura gli contesta, e per questo lo perquisisce e lo indaga, di aver ricevuto dalla gang «somme di denaro in misura non inferiore a 75mila euro per cene elettorali e 40mila euro per finanziamenti alla fondazione Nuova Italia di cui era presidente». Infine, la banda gli fornisce «50 uomini in funzione di claque per i suoi comizi nel corso della campagna elettorale». Il 9 ottobre 2013 Franco Panzironi chiama Salvatore Buzzi (entrambi sono in carcere per 416 bis anche su parere del tribunale del Riesame) per chiedergli di reperire «un po’ di gente per fare volume», «una cinquantina di persone» alla manifestazione organizzata da Alemanno per il 13 all’Adriano, «per il suo rientro in politica». Buzzi si attiva immediatamente.
Ma l’aiuto per un esito favorevole ad Alemanno, pronto a candidarsi alle Europee, non si limita a claque e figuranti. Mafia Capitale è pronta a ricorrere «agli amici del sud» di Campennì, legato ai Mancuso di Limbadi, pur di dare sostegno all’ex sindaco di Roma. E Alemanno lo sa: «Devo fare delle telefonate? Devo fare qualcosa?». Buzzi: «No no, tranquillo. Ora manderemo a Milardi l’elenco di persone, nostri amici del sud, che ti possono dare una mano co’ parecchi voti». Alemanno: «Ci pensi tu con Milardi?». Buzzi: «Sì sì, ci penso io con Claudio domani». Alemanno: «Va bene, t’abbraccio, grazie».
Qualche giorno dopo Buzzi spiega alla moglie di aver fornito ad Alemanno i nominativi di alcuni pregiudicati «indicati come mafiosi — scrivono i Ros — inseriti nel sistema di recupero gestito dalle cooperative». «Come dai una mano ad Alemanno?» chiede lei. «Dandogli i nomi di 7-8 mafiosi che c’avemo in cooperativa e gli damo una mano».