Francesco De Dominicis per "Libero Quotidiano"
Riavvolgiamo il nastro. L’accordo tra Roma e Bruxelles sulle banche è una farsa. Nel senso che non risolve, alla radice, il nodo delle sofferenze degli istituti di credito ed è praticamente acqua fresca. Come al solito le dichiarazioni di rito, in questo caso quelle del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, lasciano il tempo che trovano. Martedì sera l’inquilino di via Venti Settembre, dopo cinque ore di negoziato col commissario Ue, Margrethe Vestager, aveva cantato vittoria. E ci eravamo fidati, in qualche modo, del ministro italiano.
Il quale era entrato al summit decisivo sulla cosiddetta bad bank con un’idea che è stata invece smontata pezzo per pezzo da Vestager. L’Europa temeva che l’Italia, per sforbiciare le partite deteriorate delle banche, potesse varare un meccanismo fondato su aiuti di Stato illegittimi, cioè garanzie dirette sui prestiti non rimborsati (una montagna di spazzatura da 200 miliardi di euro).
Di qui - per evitare procedure di infrazione «postume» - la mossa a sorpresa: lo sceriffo Ue della concorrenza ha presentato al governo italiano un altro progetto, assai diverso da tutte le ipotesi circolate dentro i nostri confini fino a martedì. E Padoan, messo alle strette - dopo oltre un anno di trattative e con i titoli bancari sotto stress sui mercati da un paio di settimane - non aveva scelta: ha detto «sì», salvo rimandare la diffusione dei dettagli di 24 ore.
La parolina magica è Gacs, sistema di garanzie (pubbliche) di cartolarizzazione delle sofferenze bancarie. Il tutto funzionerà secondo rigidissime regole di mercato. E questa potrebbe essere una buona notizia se Padoan non fosse partito da Roma alla volta di Bruxelles con ben altro intervento chiuso nella sua borsa di pelle. Ovviamente, ieri, erano tutti contenti. L’Unione europea, soprattutto, che ha fatto la voce grossa e ha trasformato in un banale esercizio di dettato la stesura di provvedimenti legislativi italiani.
Secondo il governo, questa inflazione programmata del costo delle garanzie è un incentivo fortissimo per gli investitori ad acquisire i crediti deteriorati accompagnati dalla garanzia il più presto possibile, perché costano meno. Ma fra le condizioni che l’Ue monitorerà nel funzionamento del meccanismo delle garanzie e della formazione dei prezzi di mercato per i crediti deteriorati, alcune andrebbero esplicitate meglio.
A esempio, il fatto che le garanzie dello Stato riguarderanno solo la tranche «senior» dei crediti, quella, cioè, che costituirà il sottostante delle obbligazioni privilegiate nelle cartolarizzazioni, e non riguarderà invece la fetta «junior», non privilegiata e a più alto rischio. Insomma, i dubbi sono parecchi e sulla carta la macchina volta ad alleggerire i bilanci delle banche (con teorici effetti positivi sui crediti alle imprese e alle famiglie) è piuttosto complessa. Chi si aspettava la svolta, quindi, è rimasto deluso. Pure i mercati non sembrano aver apprezzato l’accordo.
La borsa di Milano ieri stata l’unica in Europa a chiudere in calo (-0,40%), proprio per le ingenti vendite nel comparto bancario: le perdite più rilevanti per Banco Popolare (-7,08%) e Bper (-7,08%). Pesante Carige, giù del 3,42% dopo un avvio in rialzo condizionato dalla promozione di Moody’s. Male anche Unicredit (-3,04%), Intesa (-0,97%) e Bpm (-1,52%), laddove Mediolanum se l’è cavata con una flessione dello 0,08%. Unico titolo in controtendenza Mps (+1,14%): ma su Siena hanno pesato i movimenti in vista della ormai scontata acquisizione.
Forse da parte di Ubibanca, che ieri ha lasciato sul parterre di piazza Affari il 3,23%: magari gli investitori non intravedono un affare. Tutto questo mentre il vicedirettore generale della Banca d'Italia, Fabio Panetta, ha chiesto di rivedere le regole sui salvataggi bancari sia nei tempi sia nei modi. Secondo via Nazionale il bail in testato su Marche, Chieti, Ferrara ed Etruria ha dimostrato di non funzionare. La frittata però è fatta. twitter@DeDominicisF
protesta dei risparmiatori davanti banca etruria 11