Fabio Martini per "La Stampa"
Nell’auletta dei Gruppi parlamentari il «one man show» di Matteo Renzi è in corso da un’ora, ma ad un certo punto il premier si interrompe: legge in diretta un breve aggiornamento sul naufragio del traghetto Norman Atlantic e dalla platea di cronisti ed esponenti dell’Ordine dei giornalisti, a sorpresa, si alza un breve applauso.
Un battimani limitato ad una minoranza, ma che si ripeterà a conclusione della consueta conferenza stampa di fine anno. Il doppio, irrituale applauso aiuta a raccontare lo strapotere mediatico che oramai Renzi è riuscito a “guadagnarsi” nel mondo dell’informazione. Nel corso di una lunghissima conferenza stampa, 2 ore e 21 minuti, il premier si è prodotto in una raffica di esternazioni, certo scandite con garbo e col sorriso ma che - in altri tempi e pronunciate da altri leader - avrebbero provocato fior di polemiche.
Esternazioni, tanto per cominciare, “contro” i padroni di casa dell’Ordine nazionale dei giornalisti, del quale Renzi vedrebbe con favore l’abrogazione: «La mia opinione è nota e molto tranchant...». Esternazioni “contro” Sky, anche queste scherzose: «In questo momento, su un sottopancia di Sky, è scritto: Renzi, il mio governo ha fatto meno leggi di tutti». Sorride il premier e puntualizza: «Un cittadino che sta guardando la tv in questo momento può pensare: bravo, complimenti, ti si paga pure lo stipendio! E invece la verità è che per cambiare l’Italia non servono più leggi e il governo ne ha fatte di meno, perché pensiamo ce ne siano troppe». Conclusione del presidente del Consiglio dei ministri: «La preghiera a Sky: cambiate il sottopancia!». Brevissima pausa e correzione in corsa: «...se volete».
Un passo da incontrastato mattatore della comunicazione, che oramai consente a Renzi di pronunciare, con nonchalance e tra due parentesi, frasi impegnative senza provocare incidenti politici. Come questa: «A me conviene sempre tentare di andare alle elezioni ma all’Italia no». Sincerità? Sicumera? Oramai Renzi esterna a tutto campo e può permettersi pure di difendere senza pruderie il suo “amico” Silvio: «Se qualcuno pensa che possa esistere Forza Italia senza Berlusconi, auguri. È una valutazione che nemmeno ai teorici del girotondismo più puro può venire in mente!». Con la vecchia sinistra Berlusconi era un “mostro”, per Renzi è un leader insostituibile.
Anche l’approccio all’evento è tipicamente renziano. Alle 12,15 il presidente del Consiglio esordisce così: «Alle 13,30 terminiamo e diamo la linea al Tg1». Il presidente dell’Ordine dei giornalisti Enzo Iacopino obietta: «Diamo la linea ma noi possiamo continuare la conferenza stampa...». Renzi: «Su questo trattiamo, vediamo come vi comportate...».
ENZO IACOPINO MATTEO RENZI ALESSANDRA SARDONI
Resterà per altre due ore. Qua e là distillando concetti e annunci. Sulla questione-Quirinale non vorrebbe dir nulla, sostiene che la vicenda somiglia a “Indovina chi”, «un gioco nel quale devi rispondere: ha i baffi? Ha il naso pronunciato?», ma poi sembra mettere le mani avanti: «Test politico? È una cosa inesatta, quello sul Quirinale è un voto istituzionale di grande rilievo, ma non è un voto di fiducia sulla maggioranza».
Privatizzazioni? Quella di Poste Italiane si concretizzerà nel 2015, mentre quella ulteriore di Eni è «tutta da verificare» viste le condizioni del mercato petrolifero». La legge elettorale? «Immaginiamo di approvarla al Senato entro gennaio e poi tornare in tempi rapidi alla Camera». E a chi gli fa notare il rischio che vengano ripresentati in aula oltre 15 mila emendamenti, risponde: «Siamo grandi esperti di “canguri”», la tecnica per tagliare le votazioni.
Alla fine Iacopino congeda Renzi in agrodolce: «Appuntamento alla conferenza del prossimo anno, che ci sarà, perché il presidente Renzi cambierà idea sull’Ordine...».