IL BELLO DEL FUORIONDA – RAZZI CHE AMMETTE CHE SI FA “I CAZZI SUOI”, IL GRILLINO FAVIA CHE DICE CHE “NEL MOVIMENTO NON C’È DEMOCRAZIA”, LA TELEFONATA DEL FINTO VENDOLA A BARCA PER “LA ZANZARA”: QUANTE COSE NON SAPREMMO CON IL FAMIGERATO EMENDAMENTO PAGANO
Francesca Schianchi per “La Stampa”
piero chiambretti antonio razzi e cristiano malgioglio
«Non vogliamo mettere il bavaglio a nessuno», hanno ripetuto fino a sgolarsi nel Pd. Fino a quando, però, non hanno ritenuto opportuno annunciare l’emendamento già ribattezzato «salva-Iene», che escluderà espressamente dall’applicabilità della norma anti-registrazioni chi esercita una professione in modo autorizzato. Il che permetterà a trasmissioni come «Le Iene», «Report» o «Striscia la notizia» di continuare a fare serenamente il proprio lavoro.
Ma dei casi famosi deflagrati sulla stampa grazie all’uso di registratori nascosti, quali avremmo rischiato di non conoscere mai se l’emendamento Pagano fosse stato in vigore??
Era il 1994, e prima di uno speciale del Tg4 i microfoni di «Striscia la notizia» carpivano una proposta di alleanza tra Ppi e Forza Italia fatta da Buttiglione a Tajani. Da lì, molti vispi fuorionda si sono succeduti: dall’ex presidente della Regione Campania, Antonio Bassolino, che sbotta col giornalista di «Report» nel 2006, all’assessore alla casa della Giunta Marrazzo, Mario Di Carlo, che si lascia andare a un linguaggio colorito (e poi rassegna le deleghe); dal fuorionda di «Piazzapulita» costato l’espulsione dal M5S al consigliere regionale Giovanni Favia (con quel «da noi la democrazia non esiste»), fino alla registrazione di una telefonata tra Berlusconi e un parlamentare del Pdl, nel 2013, in cui l’ex premier lamentava un interessamento dell’allora capo dello Stato Napolitano sulla sentenza sul lodo Mondadori (il Quirinale reagì con una nota indignata).
È valsa l’inizio di un’esilarante imitazione la confessione carpita ad Antonio Razzi sul voto di fiducia al governo Berlusconi dato per ottenere la pensione («io ho pensato ai c... miei»), e qualche ironia la conversazione captata tra i forzisti Toti e Gelmini la primavera dell’anno scorso, quando si preoccupavano che «Berlusconi non sa cosa fare con Renzi».
«Prima di commentare la legge aspetto un testo definitivo», fa sapere l’ideatrice e conduttrice di «Report», Milena Gabanelli: lei racconta come «il problema me lo sono posto sin dall’inizio, so bene che non tutto è concesso», e così all’inizio di Report, nel ’97, «scrissi al Garante della privacy spiegando la necessità, talvolta, per fare il nostro lavoro, di spacciarsi per quel che non si è e registrare. Ottenni un ok».
ANTONIO TAJANI E VALERIA FEDELI
E con la legge in discussione, basterebbe il diritto di cronaca per consentire di diffondere queste notizie senza rischiare la galera? ?
Ancora più incerto sarebbe stato a emendamento in vigore il destino di conversazioni come quelle carpite da privati in case private, che pure hanno fatto notizia. Come quelle squadernate da Patrizia D’Addario, che si presentò nella residenza dell’allora premier Silvio Berlusconi armata di registratore. O quelle riprese da un dirigente Asl a casa di Nunzia De Girolamo, allora parlamentare di Fi: diffuse mentre era ministro, la portarono alle dimissioni.
PATRIZIA DADDARIO IN OSPEDALE DOPO LA LITE CON BARBARA MONTEREALE
E chissà se si potrebbero più ascoltare le telefonate registrate fingendosi qualcun altro: famosa quella tra Fabrizio Barca e un finto Vendola della trasmissione «La Zanzara», in cui l’ex ministro del governo Monti racconta le pressioni ricevute per entrare nel governo Renzi, o quella dell’ex presidente della Consulta Valerio Onida che, lasciandosi andare con una finta Margherita Hack, spiegò che i saggi nominati in quel periodo da Napolitano «servono solo a coprire lo stallo politico». A norme vigenti, per la telefonata a Barca «La Zanzara» è stata condannata dal Tribunale civile di Milano a cancellare da ogni archivio e link traccia dell’audio. Ma nessuno, fin qui, ha rischiato il carcere.