BERTONE OVUNQUE PADRONE - IL COMUNICATO (SORPRENDENTEMENTE ASPRO) CHE CROCIFIGGE IL MAGGIORDOMO DEL PAPA E’ DELLA SEGRETERIA DI STATO - SEMBRA UN “PIZZINO”: PAOLETTO DENUNCI I SUOI COMPLICI OPPURE MARCIRA’ IN GALERA - EPPURE PADRE LOMBARDI AVEVA PREANNUNCIATO IL PERDONO DI RATZINGER: CHI COMANDA IN VATICANO? - BERTONE INFORMATO DAL CAPO DEI POLIZIOTTI VATICANI DOMENICO GIANI?...

Carlo Tecce per "il Fatto Quotidiano"

La motivazione ufficiale è scontata: "Dato che non sono stati proposti appelli contro la sentenza del 6 ottobre scorso nei confronti del sig. Paolo Gabriele - ha dichiarato il direttore della Sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi - essa è diventata definitiva. Perciò, per mandato del presidente del Tribunale, il promotore di giustizia ha disposto la reclusione". E manca un anno e mezzo più o meno per il fine pena, meno i due mesi circa trascorsi in custodia cautelare.

Prima reazione: la grazia papale dov'è incagliata? Padre Lombardi la dava per certa, non in un momento qualsiasi, ma un attimo dopo la condanna. Uno strano comunicato firmato Segreteria di Stato, che vuol dire Tarcisio Bertone, il bersaglio di una nutrita fronda, chiede un "ravvedimento" di Gabriele: "La grazia è un atto sovrano del Santo Padre, essa tuttavia presuppone ragionevolmente il ravvedimento del reo e la sincera richiesta di perdono al Sommo pontefice e a quanti sono stati ingiustamente offesi".

Nessuna clemenza, per ora. Non per volontà di Benedetto XVI, che resta ai margini di un duello interno fra opposte fazioni di cardinali e prelati per il potere e il controllo. Gabriele in cella è un messaggio per chi non depone le armi e per lo stesso detenuto, ancora pericoloso per la Gendarmeria. La polizia vaticana cerca la terza copia dei documenti, vuole sapere in quali mani siano conservati e con quali rischi di diffusione. Cosa temono è abbastanza intuibile: un danno per la stessa Gendarmeria, al centro dei movimenti del maggiordomo che non voleva colpire il papa, ma agiva per risolvere "una situazione generale, non più sopportabile", aveva confessato durante il processo.

Per concentrare l'attenzione sul maggiordomo, la Segreteria di Stato, che non dovrebbe possedere elementi inquirenti, nonostante l'ottimo rapporto tra il capo dei poliziotti Domenico Giani e il cardinal Bertone, annuncia che Gabriele sarà destituito dai suoi incarichi in Vaticano.

Colpevole e disoccupato. Bastano due settimane. In questo tempo una collaborazione forse si è interrotta o un patto forse è saltato, e la Santa Sede mostra la forza. Però, non va oltre il maggiordomo, già ampiamente scandagliato: "Le varie congetture circa l'esistenza di complotti o il coinvolgimento di più persone, alla luce della sentenza, si sono rivelate infondate", aggiunge sempre la Segreteria di Stato.

Non è completamente vero. Perché Gabriele ha pronunciato dei nomi precisi in aula e, mentre stava continuando un elenco che poteva toccare poltrone pesanti, è stato fermato dal presidente del Tribunale. Il corvo torna in gabbia. Ma fuori, in Vaticano, è ancora buio.

 

PAOLO GABRIELE E IL PAPAombre big jpegPAPA RATZINGER PADRE GEORG PAOLO GABRIELE jpegPAPA E PAOLO GABRIELETARCISIO BERTONE PADRE GEORG PAPA BENEDETTO XVI federico lombardi DOMENICO GIANI jpeg

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