BOERI DEMOLITION MAN - IL NUOVO CAPO DELL'INPS HA SUBITO PRESO LA MALATTIA DI RENZI: L'ANNUNCITE. OGNI GIORNO DICHIARA DI VOLER SMONTARE UN PEZZO DEL SISTEMA PREVIDENZIALE - INTANTO ALL'INPS CHIAMA IL SUO AMICO GARIBALDI, CO-FONDATORE DE "LAVOCE" E PURE LUI COCCO DI DE BENEDETTI
1. BOERI DEMOLITION MAN, CAPITOLO I: LA MODIFICA DELLA LEGGE FORNERO SULLA FLESSIBILITÀ IN USCITA
DAGOREPORT
Alla guida dell'lNPS c'è un autista che guida senza mani, senza freni, e senza guardare la strada.
Dagospia ha consultato alcuni tra i maggiori esperti di previdenza in Italia. Quello che emerge è che le proposte avanzate da Tito Boeri sono avventate, costose, sbagliate. Grande è l'imbarazzo a Palazzo Chigi, perché il neo-Presidente dell'lNPS, cocco di Carlo De Benedetti, è un tecnico astratto, senza alcuna esperienza di gestione di una macchina ultra-complessa come il sistema pensionistico italiano, né di una grande burocrazia tecnico-amministrativa come l'INPS.
Si è trasformato, anziché nell'esecutore delle politiche del Governo, nell'ideatore di misure strampalate, quasi sempre sconfessate con imbarazzo dal Ministro competente, Poletti, e dallo stesso Premier Renzi, per gli allarmi che suscitano. Una specie di Ministro-ombra (o Ministro-bomba) del Lavoro, visto con crescente insofferenza.
In una delle decine di interviste che ha dato negli ultimi mesi, si è lanciato sulla modifica della Legge Fornero, in particolare sulla "flessibilità in uscita dal mercato del lavoro"
PENSIONI, TITO BOERI: "COSÌ CAMBIERÀ LA FORNERO"
Quali vantaggi avrebbe un sistema riformato? Secondo gli esperti consultati da Dagospia, in un mercato del lavoro fermo, intervenire in questo senso porterebbe a un decremento dei tassi di disoccupazione giovanile, attualmente in crescita per effetto dell'innalzamento dei requisiti per l'accesso alla pensione.
Si potrebbe poi ripristinare uno strumento concesso alle imprese, con maggiore flessibilità nel turn over dei lavoratori più anziani. La pensione di anzianità è stata da sempre uno strumento di flessibilità per le imprese italiane.
Ma quali sono i danni della proposta di Boeri?
A) Effetto annuncio. Sotto il profilo politico le riforme delle pensioni è meglio sempre non annunciarle: generano un effetto di insicurezza, disorientamento ed incremento del risparmio difensivo. Qualora sia necessario effettuare degli aggiustamenti previdenziali (non stravolgimenti, come ad esempio il prestito pensionistico che costa poco e risolve il problema dei cittadini che 4 o 5 anni prima dei 66-67 anni perdono il posto di lavoro) è sempre meglio farli e poi annunciarli.
B) Costi elevati. Nel progetto dei deputati Cesare Damiano e Pierpaolo Baretta (il progetto più soft sotto il profilo dei costi) che concedeva un accesso alla pensione flessibile tra i 62 e i 67 anni con taglio dell'assegno previdenziale fino all'8%, il costo per l'erario era di 40-50 mld di euro nel decennio.
C) Rischio di critiche da Bruxelles. Dopo aver fatto le riforme, le istituzioni europee potrebbero pensare che l'Italia stia tornando indietro nel contenimento del debito pubblico.
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2. É DAVVERO LA VOCE.INPS - BOERI NOMINA GARIBALDI
Marco Palombi per il “Fatto Quotidiano”
Fabrizio Buratto, Tito Boeri, Cristiano Ghibaudo e Pietro Garibaldi
Cosa deve fare l’Inps? Pagare le pensioni, la cassa integrazione e gli altri strumenti di sostegno al reddito, certo. Magari pure beccare chi evade i contributi, sicuro. L’Inps – 30mila dipendenti, 21 milioni e dispari di pensioni erogate l’anno, un bilancio da 300 e più miliardi – per Tito Boeri però ha bisogno soprattutto di diventare un importante think tank, un pensatoio in cui elaborare politiche di welfare per il governo. Boeri, infatti, nei suoi due mesi da capo del più grande ente previdenziale d’Europa, s’è occupato poco o niente della macchina, ma ha già scritto una bella “determina” che istituisce il programma “VisitINPS Scholars” (ora è al vaglio della Corte dei Conti) che è il primo passo per creare il “pensatoio”.
TITO NON DIMENTICA GLI AMICI: ARRIVA PIETRO
Se la magistratura contabile dirà sì, Boeri porterà all’Inps un suo amico di vecchia data: Pietro Garibaldi. Classe ’68, bocconiano, oggi professore di economia politica a Torino e consigliere di sorveglianza di Banca Intesa, col presidente Inps ha fondato il sito lavoce. info , scritto molti articoli ed elaborato una proposta di riforma del mercato del lavoro basata sul contratto a tutele crescenti. Non solo: i due fanno anche parte della Fondazione Rodolfo Debenedetti, presieduta dal l’editore di Repubblica e l’Espresso Carlo De Benedetti.
Boeri, insomma, ha nominato l’amico Garibaldi “responsabile scientifico” di “VisitINPS Scholars”: il lavoro è a titolo gratuito, fatta eccezione per il rimborso delle spese di vitto e alloggio fino a diecimila euro l’anno. Chi paga? Banche, assicurazioni & co. Fare il think tank non pare parte dei compiti istituzionali dell’ente, ma tant’è: “L’Inps può aspirare – si legge nel progetto di Boeri – a essere più di un fornitore di basi statistiche, ancorché uniche nel panorama della ricerca italiana. L’istituto può diventare una fonte di idee, di ricerca, di analisi e di monitoraggio delle politiche legate al mondo del lavoro e al welfare state italiano. In altre parole, l’ Inps aspira a diventare un think tank sul welfare state , come lo è stato Banca d’ Italia nel campo della politica economica” .
Insomma, ecco a voi “ lavoce.inps” : “ È necessario creare un programma in grado di attirare l’ attenzione e la disponibilità dei migliori ricercatori italiani e internazionali” . Ci penserà il buon Garibaldi a portarli. Il punto è un altro: chi paga? Boeri ha la risposta: “Il progetto dovrà essere finanziato con risorse private” . Quali? Quelle delle “ Fondazioni ex bancarie” , “ gli istituti assicurativi e bancari, oltre che le più grandi imprese italiane” . Nei corridoi dell’ Inps si dice, ad esempio, che Unicredit – una delle principali banche cassiere dell’ ente – s’ è detta disponibile a investire qualche decina di migliaia di euro.
Uno potrebbe avere il sospetto che grandi imprese, banche e assicurazioni – queste ultime, peraltro, attive nella previdenza complementare – abbiano uno sguardo ideologicamente orientato su pensioni e lavoro, ma siamo tra gentiluomini e l’indipendenza della ricerca, si sa, è sacra. “La mia pensione”, uno spot per i privati? In attesa di diventare “lavoce.inps”, domani Tito Boeri presenta a Roma il progetto “La mia pensione”: dal 1° maggio, detto brevemente, i lavoratori in possesso di apposito Pin potranno simulare l’importo del proprio assegno quando lasceranno il lavoro attraverso un apposito “pallottoliere” digitale predisposto da Inps.
In autunno, anche chi non ha dimestichezza col mondo del web riceverà l’apposita “busta arancione” con la previsione sulla sua pensione futura. Solo che –nonostante i parametri fissi scelti da Inps siano assai ottimisti (il Pil, per dire, cresce all’1,5% reale per sempre) –la messa nero su bianco della cifra spaventerà molto i lavoratori, specie i più giovani. La trasparenza prima di tutto, però. Ha spiegato Boeri che per anni “non si è voluto informare i cittadini del cambiamento” seguito alla riforma Dini, cioè che le pensioni Inps saranno da fame: e così “i contribuenti sono stati indotti a fare scelte sbagliate”. Quali? Non farsi la previdenza complementare che banche e assicurazioni (e pure i sindacati) hanno già gentilmente iniziato ad amministrare senza grande successo di pubblico. Ora, però, c’è la busta arancione...