Alberto Simoni per la Stampa
Il governo conservatore di Theresa May ha elaborato un piano, una «opzione nucleare» applicata all' economia che prevede di dimezzare la tassazione sulle Corporation portandole dal 20% (già uno dei livelli più bassi a livello globale) al 10 per cento. Dietro la mossa di Downing Street, rivelata ieri dal «Telegraph» e in una nota dal «Times», il tentativo di controbattere alla minaccia dell' Unione europea di negoziare una «Brexit brutale».
Insomma Londra non intende mostrare tentennamenti e nè debolezze dinanzi a un atteggiamento molto duro che la Ue ha mostrato nelle ultime settimane. Un dato ha colpito essenzialmente gli inglesi, ovvero i cinque-minuti -cinque che i leader europei hanno dedicato all' 1 di notte di giovedì a Theresa May perché presentasse, seppur informalmente, ai colleghi la sua ricetta per l' uscita di Londra dal consesso globale. Il vertice a Bruxelles, quello d' esordio per la May come capo dell' esecutivo, è stato un flop.
Prima il muso duro di Hollande, poi la freddezza di Juncker (che a domanda su cosa pensasse del discorso di May ha biascicato un «pfft...») e infine la prima volta senza bilaterali di livello per il premier di Londra: solo greci ed estoni hanno incontrato a tu per tu la May. Ambienti diplomatici britannici tentano di smorzare la tensione, «la contrapposizione - spiega il diplomatico - serve a tutti per questioni interne, ma il clima fra i leader è diverso da come appare nei briefing all' esterno».
Fatto sta che a Londra - che preme affinché il Regno Unito abbia un accesso diretto al mercato comune una volta esaurita la procedura Brexit - preparano le contromosse. Il ministro per il Commercio Liam Fox appena tre settimane fa aveva sventolato la presenza di migranti europei come «carta negoziale» attirandosi ire da ogni parte, soprattutto va da sè, al di qua della Manica.
La mossa della riduzione dalla «tax rate» ricalca in parte questa strategia ed è un tentativo di obbligare gli europei a garantire il diritto di passaporto all' industria dei servizi finanziari. Gli inglesi vogliono attrarre (o mantenere) Corporation e istituzioni finanziarie promettendo una tassazione nettamente sotto quella continentale.
All' interno del governo May c' è la convinzione che sventolare il massiccio taglio delle tasse potrebbe spingere la Commissione europea a pensarci bene prima di sfoderare la spada per i negoziati. La Ue ha già fatto pressing - senza fortuna - sull' Irlanda affinché aumentasse le tasse sulle aziende oltre il 12,5% che ha attratto tante società straniere (da Amazon ai colossi hi tech) sottraendole ad altri Stati della Ue. In Germania la cosiddetta «corporate tax» è al 29%; in Francia è al 33,3% e in Italia è al 31,4%. Ad Hong Kong e a Singapore oscilla fra il 16 e il 17%. Il 10% dei piani britannici sarebbe un vero e proprio record globale.
Londra ha detto che azionerà l' Art-50 (quello che avvia formalmente il procedimento di sganciamento dalla Ue) entro fine marzo 2017. Bruxelles non intende negoziare alcunché prima di quella data, nemmeno a livello informale. Il team della Ue che lavorerà con Londra è già stato approntato e nei giorni scorsi Didier Seeuws, belga e presidente della task force negoziale, ha detto che uno degli scenari è proprio la «brutal Brexit», ovvero una «non amichevole» separazione sotto le regole dell' Organizzazione mondiale per il Commercio. È uno scenario che gli inglesi faranno di tutto per evitare. Ma - come dimostra la tassa al 10% - giocheranno la partita con tutte le carta possibili in mano.