Paolo Conti per il “Corriere della Sera”
TULLIO PERICOLI SALVATORE SETTIS
Quali caratteristiche dovrebbe avere il nuovo presidente della Repubblica dal punto di vista di uno studioso come Salvatore Settis, impegnato da una vita sul fronte della tutela del nostro patrimonio storico-artistico?
«Sarebbe straordinariamente importante per il Paese eleggere un nuovo presidente della Repubblica la cui cultura costituzionale e istituzionale fosse tale da capire, e far capire agli italiani, un concetto: l’articolo 9 della Costituzione parla del diritto alla cultura, del dovere della tutela del patrimonio e del paesaggio, del sostegno alla ricerca, ma che è anche collegato a un orizzonte ben più ampio di diritti.
Al diritto al lavoro, alla libertà di parola, alla scuola pubblica statale. La nostra Carta costituzionale opera con chiarezza quel collegamento ma occorre una personalità che sappia valorizzarlo».
Si discute molto sul dovere della tutela ma anche sul bisogno di valorizzare il nostro patrimonio. Teme che possano esserci equivoci, pericoli?
«La disgiunzione tra tutela e valorizzazione, nella nostra legislazione, è una vera iattura. Semplicemente perché non può esserci tutela senza valorizzazione così come non può esserci valorizzazione senza tutela. La radice comune non può che essere la conoscenza, la ricerca.
Infatti una vera cultura istituzionale deve puntare non a una conservazione passiva del patrimonio e del paesaggio ma a una concezione attiva, espressione dei nostri tempi, collegata — insisto — a un orizzonte ben più ampio di diritti e quindi a una fruizione che non si realizzi sulla base di facili slogan o di idee superficiali»
Lei vede personalità che possano rispondere all’identikit che ha appena tracciato?
«In questi giorni assisto a un fenomeno a mio avviso preoccupante. Una specie di gioco di società, il toto Quirinale, che allarga il campo in modo indebito a nomi non plausibili e lontanissimi dai requisiti necessari per un buon presidente della Repubblica. E nello stesso tempo si sbatte la porta in faccia, cosa incomprensibile, a personalità oggettivamente rilevanti e di tutto rispetto»
A chi si riferisce?
«Penso al caso di Giuliano Amato, che potrebbe secondo alcuni essere impopolare perché avrebbe troppe pensioni. Viceversa è stato uno dei pochi a rinunciare a pensione e vitalizio, in quanto giudice costituzionale, così come ha meritevolmente presieduto la Treccani rinunciando all’emolumento, senza dirlo ai quattro venti. Lo so perché faccio parte del consiglio scientifico dell’Enciclopedia»
Pensa che Amato possa essere un candidato adeguato?
«Premetto che non è certo mio compito prospettare candidature. Penso vada distinto con chiarezza il ruolo di chi è chiamato a eleggere da chi non lo è. Ma proprio per questo noi cittadini impegnati in diversi settori dobbiamo offrire ai grandi elettori un ventaglio ampio di idee e di ipotesi, e non restringerlo artificiosamente.
Giuliano Amato, certo insieme ad altri, può avere le caratteristiche giuste per la sua cultura costituzionale, per le sue esperienze istituzionali, così come nel campo della gestione di organismi culturali e legati alla ricerca. Non è il solo, ma l’ho voluto citare come caso di una irragionevole espulsione dal novero dei possibili candidati per via di una presupposta impopolarità nata da motivazioni discutibili»
Pensa che il nuovo capo dello Stato dovrà sostenere attivamente il nostro patrimonio?
«Non è compito diretto del presidente della Repubblica ma dal suo alto ufficio dovrà stimolare il governo perché torni a destinare risorse al ministero per i Beni culturali, che ora sembra impegnato solo nella riforma dei vertici dei musei quando urgono nuove assunzioni di giovani preparati e mezzi economici per rispondere all’obbligo costituzionale indicato dall’articolo 9».