SULLA CARCASSA DELL’ILVA VA IN SCENA LO PSICODRAMMA TRA CALENDA E EMILIANO - IL MINISTRO ALZA LA VOCE: “SE LA REGIONE PUGLIA NON RITIRA IL RICORSO AL TAR CONTRO IL DECRETO SUL PIANO AMBIENTALE, IL 9 GENNAIO INIZIA LO SPEGNIMENTO” - IL GOVERNATORE SE NE FREGA: “IL MINISTRO HA UNA CRISI ISTERICA”
Lorenzo Salvia per il “Corriere della Sera”
Era un braccio di ferro, è diventato uno scontro senza esclusione di colpi. Anche bassi. Da una parte il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, che chiede alla Regione di Puglia di ritirare il ricorso al Tar contro il decreto sul piano ambientale per l' Ilva di Taranto, altrimenti il «9 gennaio inizia il processo di spegnimento».
Dall' altra lo stesso governatore della Puglia, Michele Emiliano, che accusa Calenda di fare «allarmismo», lo definisce «ministro pro tempore», lo accusa di avere avuto una «crisi isterica», e aggiunge che «tanto non ha un voto». Tutto comincia con un sms che arriva sul cellulare di Calenda, mentre al ministero è in corso una riunione per fare il punto sul futuro dell' acciaieria più grande d' Europa, che sta per essere rilevata dalla multinazionale ArcelorMittal.
Il messaggino arriva proprio da Emiliano, anche lui in sala: «Dobbiamo chiedere formalmente di riaprire nelle sedi opportune il riesame Aia», cioè dell' Autorizzazione integrata ambientale che serve a contenere l' impatto dell' acciaieria. Calenda sbotta: «Emiliano vuole fare melina sulla pelle dei lavoratori», dirà più tardi. E lancia il suo ultimatum, sul rischio spegnimento a partire dal 9 gennaio, giorno in cui sarà discusso il ricorso al Tar. Qual è il punto?
ArcelorMittal è pronta a investire nell' impianto oltre 2 miliardi di euro ma, visto che c' è il ricorso pendente e non si sa come andrà a finire, chiede che quei soldi siano garantiti dallo Stato italiano. «Non posso far pagare quel ricorso a tutti gli italiani» dice Calenda che chiede a Emiliano di fare marcia indietro.
Il governatore un mezzo passo lo fa. Dà mandato all' Avvocatura regionale di non discutere la sospensiva sul decreto ambientale fissata al Tar per il 9 gennaio. Quindi quel giorno non dovrebbe succedere nulla e non c' è il rischio che il prossimo anno cominci con lo spegnimento degli impianti. Ma il ricorso rimane in piedi: «Ritirarlo sarebbe una grande imprudenza perché farebbe perdere alla Regione l' unico mezzo che le consente di esercitare le prerogative costituzionalmente garantite».
PAPA BERGOGLIO ALL ILVA DI GENOVA
Lo scontro resta, dunque. E la battaglia finale è solo rinviata di qualche settimana, quando il Tar si dovrà pronunciare non sulla richiesta di sospensiva ma sul merito della questione. Tutti i sindacati si schierano di fatto con Calenda, chiedendo a Emiliano il ritiro del ricorso. Anche Maurizio Landini, l'ex leader della Fiom, oggi segretario confederale della Cgil: «Non si può giocare con chi rischia di perdere il posto di lavoro. Ci vuole un atto di responsabilità per ritirare il ricorso».
Calenda apprezza: «La pensiamo diversamente su tante cose ma è una persona seria che, a differenza di Emiliano, si confronta sul merito». In una giornata complicata sul fronte della commissione banche, Matteo Renzi interviene due volte. Prima dice che la «chiusura dell' Ilva sarebbe un tragico errore».
Poi usa il registro del sarcasmo: «Offro un piatto di orecchiette a te e a Carlo Calenda ma deposita le armi, Michele Emiliano». E ancora: «Basta coi ricorsi, mettiamoci a un tavolo e salviamo insieme il futuro di Taranto. Offro io che notoriamente ho il carattere peggiore (ed è una bella gara tra noi tre)». Frecciata a Emiliano, senza dubbio. Ma anche a Calenda.