Carmelo Lopapa per “la Repubblica”
Matteo Renzi manda per il momento in ghiacciaia la nomina assai discussa di Marco Carrai. L’imprenditore a lui vicino non diventerà subito consulente della nuova struttura di Palazzo Chigi destinata a occuparsi della cyber security. Al netto delle polemiche sollevate dalle opposizioni, grillini in testa, i dubbi lievitati in seno ai servizi, e sù sù fino ai massimi vertici istituzionali, per adesso hanno avuto la meglio.
Il decreto di incarico può attendere. Con tutta la discrezione che il suo ruolo e il caso impongono, Giampiero Massolo, attuale direttore del Dis (il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza) aveva ad esempio già fatto pervenire alla Presidenza del Consiglio le perplessità in merito alla futura designazione. Chiedendo, non senza retorica, se per caso la struttura di comando dei servizi avesse sbagliato qualcosa, se nel governo sia maturata una qualche sfiducia nei loro confronti.
marco carrai agnese landini renzi
Sembra che nell’audizione al Copasir proprio Massolo abbia fatto presente ai parlamentari che la persona chiamata a occuparsi di sicurezza cibernetica dovrebbe far parte dei Servizi. E il manager in questione, da lui mai nominato, non ne fa parte, è il sottinteso. E ancora, avrebbe sottolineato come per creare un’organizzazione ad hoc, con finalità finora gestite da Aisi e Aise (servizi interni e esteri), occorrerebbe una modifica normativa.
Fin qui Massolo. Nel Comitato parlamentare di controllo non sono stati solo i Cinque stelle ad alzare il tiro, ma anche i forzisti, che con Gasparri hanno invocato l’intervento del Quirinale. E i dem non hanno certo alzato le barricate in su difesa. La Presidenza della Repubblica poi non si è fatta certo condizionare dalle pressioni e dalle polemiche. Ma pur con la massima riservatezza ha lasciato trapelare anche le sue, di perplessità, sull’eventuale designazione.
Renzi, va detto, negli ultimi giorni aveva parlato di una sorta di super consulenza a Carrai e non più della creazione di un’agenzia nuova di zecca. Con l’obiettivo di unificare e portare sotto un unico coordinamento i Cert, le squadre di risposta alle emergenze informatiche che hanno il compito di vigilare sulla sicurezza dei dati. Ve ne sono diversi, dalla Difesa alla Pubblica amministrazione. Troppi, mal coordinati, non dialoganti tra di loro e con pesanti falle. Ma per ora non nascerà il super-Cert, sebbene il governo abbia stanziato 150 milioni per la sicurezza informatica nell’ultima legge di stabilità, e soprattutto non sarà Carrai a guidarlo.
Sul quarantenne manager fiorentino, amico di vecchia data del premier, pesano alla fine le accuse di conflitto di interesse: ha fondato a fine 2014 insieme a Leonardo Bellodi (ex braccio destro di Paolo Scaroni all’Eni) la Cys4, una società che si occupa proprio di sicurezza informatica. Forti i suoi legami col premier israeliano Benjamin Netanyahu, accolto proprio da Carrai la scorsa estate all’atterraggio all’aeroporto di Firenze. Non a caso: essendo tra l’altro presidente di Toscana Aeroporti che gestisce gli scali di Firenze e Pisa. Denis Verdini, giorni fa, ha definito un «azzardo» la consulenza.
L’ultimo a contestare in pubblico la scelta è stato ieri il procuratore di Torino Armando Spataro: «È criticabile la scelta di affidare la sicurezza informatica a chi non proviene da esperienze istituzionali, non abbiamo bisogno di ricorrere all’aziendalismo».