Luca Telese per ''Libero Quotidiano''
Michele Anzaldi, sei l' incubo dei giornalisti.
«Scherzi? Il migliore amico, direi».
Il terrore dei giornalisti Rai. È un fatto.
«Chi lo dice? Sono pieno di amici».
Conosci la tua fama. Sei il killer che per conto di Renzi epura il dissenso a viale Mazzini?
(Ride) «Se l' intervista comincia così, me ne vado. Io non epuro nessuno».
Non sei l' uomo del premier in commissione di vigilanza?
«Macché! Uno dei tanti deputati del Pd che ne fanno parte».
Sei sempre sui giornali con le tue denunce di nomi, minutaggi e servizi.
(Sorriso) «Forse perché sono bravo, o perché le denunce sono giuste».
Se uno lavora in Rai e ti ha contro, è morto.
«Va provato».
Rappresenti il potere in una azienda che vive di contatto con il potere.
«Rappresento me stesso e il partito che mi ha eletto».
Va bene, l' intervista sarà dura: ammetti almeno che sei il migliore amico di Filippo Sensi, guru, spin doctor e portavoce del premier?
«Siamo amici. Che io sia il migliore lo spero, ma non so».
Lo hai assunto in Campidoglio, il primo stipendio della sua vita.
«Questo è vero. Se ti raccontassi come ci metteremmo mezza giornata».
Abbiamo tempo.
«Ero capoufficio stampa di Rutelli. Cercavo una persona. Carichi di lavoro enormi, serviva una marcia in più».
E dove lo cerchi?
«Spargo la voce. Credo che Filippo mi fu raccomandato».
Credi?
«Me lo segnaló.... Andrea Riscassi. Quello che a Raisport Romagnoli ha mandato affanculo. Pensa come ci rispettano. Ma all' epoca, 1996, Filippo era un bambino».
Poi un colloquio?
«Scena fantozziana. Noi eravamo politicizzati, lui antipolitica, società civile. Era un liberale. Faceva un giornalino che si chiamava "Moralità provvisoria", fitto di letture su Gobetti e Dossetti».
E tu gli fai un colloquio?
«Certo. Con Valentina Santarelli, che lavorava con me in Campidoglio: brava, efficiente.
Aveva davanti Filippo e lo guardava come fosse un ufo».
A fine colloquio cosa disse?
(Risata) «Non una parola, il segno della croce».
Ma perché?
«Lui in giacca a vento chiusa fino al collo. Faceva un caldo terribile. Ed era già... Come dire? Robusto!».
Che impressione ti fece?
«A parte il look da nerd? Splendida. Cultura politica sterminata, passione. Era contento dell' offerta, ma anche imbarazzato».
Come mai?
«Non lo capivo. Gli dissi: "Penso di farti un contratto". E lui: "Io, veramente, mi sposo questa settimana"».
E tu?
«"Se ti assumo non fai il viaggio di nozze"».
Vedi che sei un sadico folle?
«Ma non puoi entrare in un posto e partire! Avevamo urgenza. Se rifiutava, avrei preso un altro».
E oggi lui non sarebbe a Palazzo Chigi.
«Forse».
Gli hai detto questa cosa crudele e lui?
«Ha fatto una pausa. E poi: "Va bene"».
Sarà stata felice la moglie.
«Ah, certo: non è partito. Ma è stata la sua fortuna».
Con Michele Anzaldi, deputato del Pd simbolo della stagione renziana, ci vediamo al caffè Panella, Roma, quartiere Esquilino. Tutti i giornali raccontano le sue intemerate da castigatore del servizio pubblico, ma nessuno ha ancora raccontato la sua storia. È quella di una famiglia di successo della politica italiana: il suo padrino è Francesco Rutelli, i suoi fratelli Gentiloni e Realacci, del nipotino Sensi abbiamo detto: manca un certo Matteo Renzi. Nella Margherita era il ragazzo di bottega a Firenze.
Dove hai studiato?
«Dai Gesuiti. Al Gonzaga di Palermo, tra Sorge e Pintacuda».
Il lavoro di tuo padre?
«Ingegnere, ma con una folle passione per la politica. Eravamo tre figli».
Cosa votava?
«Socialista, poi socialdemocratico. Provó più volte a candidarsi».
Mai eletto?
«Mai: in quella Sicilia lì era troppo onesto».
Aneddoto folgorante?
«Crepacuore di mia madre: papà è fuori e il telefono squilla a mezzanotte».
Temeva un incidente?
«Sì. Invece era il vocione di Sandro Pertini, allora semplice deputato: "Devo dirle che suo marito ha fatto un comizio bellissimo!"».
Sei cattolico?
«Sì».
Hai due figli?
«Ludovica e Vincenzo: 24 e 19 anni».
Primo lavoro politico della tua vita?
«Oplá».
Come?
«Stava per "Osservatorio parlamentare Lega ambiente"».
Il tuo primo voto?
«Mhh... liberale. Poi Verdi».
La tua palestra?
«Nuova ecologia, il giornalino di Legambiente».
E poi?
«Ero in Rai, a Milano-Italia con Gianni Riotta».
Poi Rutelli vince e nel 1994 ti chiama in Campidoglio. All' epoca cosa facevi?
«La mia principale occupazione? Cavalcare a villa Ada».
Fantino?
«Sei matto? Cavaliere! È come dire a uno chef che fa il macellaio».
Inizi a lavorare in Campidoglio.
«Sì, 18 ore al giorno: il capo gabinetto era Giachetti. Poi Gentiloni e Parisi mettono su l' Asinello e mi ritrovo sul treno elettorale di Rutelli per Palazzo Chigi».
Nel 2001. Ma viene stracciato da Berlusconi.
«Peró fonda la Margherita e inizia la sua partita a sinistra».
In questo periodo conosci Renzi.
«Lo ricordo da sempre, quando con Rutelli andavano in Toscana per la Margherita».
Il rapporto quando si stringe?
«Con le provinciali in cui si candida sfidando D' Alema. La prima sera che uscimmo in piazza della Signoria gli faccio: "Pensa a quando sarai sindaco"».
E lui?
«"Secondo te c' è spazio?". E io: "C' è sempre spazio"».
Renzi modesto, chi ci crede?
«Con me era così. Ma ho un aneddoto strepitoso. Lui ci seguiva nei viaggi culturali...».
Con Rutelli?
«Esatto. Provavo a piazzarlo a tutti i colleghi. Lo snobbavano. Dicevo: perché non valorizzi questo ragazzino? È in gamba».
Risposta?
«Ho preso per anni in giro Amedeo Lamattina della Stampa - un amico - che mi disse, come tanti: "Miché! Che ci faccio con 'sto sfigato?"».
Rutelli perde la partita per la leadership, esce dal Pd e fonda l' Api.
«Non lo seguo: ero un tecnico, un uomo di mediazione. Che facevo lì?».
Cioè?
«Seguivo la direzione, gestivo tanti dirigenti, non potevo fare l' addetto stampa dell' Api».
Una scelta opportunistica?
(Riso amaro) «Così furba che mi emerginano! Non mi fanno fare più nulla. Al Pd ero sepolto. Da ex rutelliano mi credevano pericoloso».
E che combini?
«Mi invento un club online: Micro-talk. Un salotto politico virtuale. Chiedevo a un giornalista di livello un sms con un titolo di dibattito. E gli iscritti discutevano».
Non arrivavate alle masse...
«Noo... Peró ho coinvolto Cerasa, Battista, Di Vico, Merlo, Manfellotto e Giannini. È servito a me per non impazzire».
Giannini poi l' hai fatto licenziare...
«Io? L' hai vista la sua video intervista a Scanzi? Lì qualcosa non è andato nel suo rapporto con Palazzo Chigi».
Dal Pd ti sei licenziato?
«Affatto. Sono un super funzionario in aspettativa».
Torniamo al confino nel partito.
«Ormai ero rassegnato. Un giorno, prima delle politiche, mi chiama Matteo».
E cosa ti dice?
«"Ti incazzi se ti candido?"».
Cosa hai risposto?
«"Ne sarei lusingato". Lo considero un amico, anche per questo».
Devi essere grato a Renzi...
«Non condivido la parola gratitudine. Per lui ero un cavallo che poteva vincere».
Hai ripagato la fiducia?
«Faccio il mio lavoro. Senza direttive».
Il cane da guardia di Palazzo Chigi sull' informazione?
(Sorriso) «Non ci casco».
Spiegami come funziona.
«Questo impegno sta nelle corde del Renzismo come lo vedo io: se vedi una cosa sbagliata devi denunciarla».
Si è mai arrabbiato con te?
«Non mi ha mai detto: "L' hai fatta fuori dal vaso"».
Ci credo: te la prendi con chi reputi suo nemico!
«Luca, lo sai: non faccio mai una cosa senza carte in mano».
Hai attaccato l' imitazione della Boschi di Virginia Raffaele! Inquisizione?
«Macché. Ho scritto una lettera alla Tarantola: "Lei che ne pensa?". Delle donne di governo si parla solo del vestito!».
Cioè volevi una censura?
«No! Mi aspettavo un dibattito».
Non si è discusso d' altro per giorni!
«Allora ci avevo visto giusto. Ma da giornalista».
L' imitazione non si è più fatta.
«Ci credi che io non non l' ho mai vista? La tv è nella stanza dei figli...».
Non ci credo, infatti.
«Peró ci avevo preso».
massimo giannini e giovanni floris
Perché rappresenti il potere.
«Uhhhh...!».
E i pranzi con Sensi?
«Più rari».
Ristoranti raffinati?
«McDonald' s. Io prendo Filet-O-Fish. Lui il panino del momento».
Buono. Vuoi una Rai asservita a Palazzo Chigi?
«Più equilibrata. Oggi è graniticamente anti-renziana».
L' informazione?
«Tg1 passabile. Tg2 così così. Tg3 scandaloso».
Cos' è un complotto?
«Tu scherzi, ma il Pd è quintultimo nelle presenze questa settimana».
MATTEO RENZI BIANCA BERLINGUER
C' è la par condicio: avete già parlato.
«No, caro! Lavorano male. Sono peracottrari. Non puoi esaurire il nostro tempo subito per imbavagliarci a due giorni dal voto. Al Tg3 invece sono bravi e appassionati, e si sono appassionati a criticare Renzi».
Sogni di commissariarlo? Di cacciare i tre direttori?
«Teniamoli: ma applicando rigidissimamente le regole, con un controllo severo sui pezzi».
Chi lo fa, tu?
«Per me Verdelli. Al Tg3 non mettono la smentita di Palazzo Chigi! Titolano: Renzi cena con Verdini per cacciare Belpietro! Riprendono la notizia dal Fatto, letto da 30mila persone, e lo dicono a tre milioni. È servizio pubblico?».
Le notizie non si misurano con il Cencelli. Nè spetta alla politica decidere, sei d' accordo?
«No. Lo dicono i dati. Il 2 giugno per la prima volta in 70 anni hanno mandato una replica di Benigni che ha fatto incazzare tutti!».
Di nuovo censore di Palazzo....
«Qui il Palazzo non c' entra nulla. È il mio lavoro, fatto applicando le mie due regole d' oro»
Quali?
«Usare il cervello e rischiare il proprio culo».