BERGOGLIO IN PREGHIERA AD ARICCIA
Dagoreport
Triste, solitario y final. Papa Francesco è sconsolato, depresso, messo all’angolo da un cambiamento che non riesce a imprimere alla sua Curia. La frattura in Vaticano tra forze della conservazione e i (pochi) bergogliani si è accentuata, dopo alcune decisioni del Pontefice. Su tutte, la nomina di George Pell a prefetto della Segreteria per l’economia.
L’investitura, che aveva creato non poche perplessità viste le traversie giudiziarie del religioso, è diventata una piccola bomba sotto la sedia gestatoria del Papa argentino. Pell ha sponsorizzato la “cordata dei maltesi”, ovvero Joseph Zahra e Jean Baptiste De Franssu, allo Istituto Opere religiose. Tandem, questo, che gestisce il forziere della Santa Sede con un’autonomia giudicata eccessiva. Le richieste di maggiore collegialità nelle decisioni e di nuovi controlli sulle finanze sono cadute nel vuoto.
BERGOGLIO IN PREGHIERA AD ARICCIA
Pell intende accentrare nelle sue mani poteri sempre maggiori, magari portando sotto il suo diretto controllo anche l’Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica. La ciliegina avvelenata sulla torta è stata la decisione di Zahra e De Franssu di non impegnare le risorse dello Ior per sostenere asset importanti come l’Istituto dermopatico dell’Immacolata.
Al “C9”, il meeting dei cardinali chiamati a dettare le linee guida della Chiesa, Pell aveva già avuto un duro confronto con Giuseppe Bertello, favorevole a una linea più prudente rispetto al decisionismo dell’australiano sulle finanze vaticane, e con il segretario di Stato Pietro Parolin. Allo scetticismo del duo Bertello-Parolin si è aggiunto ora quello di altri prelati come Coccopalmerio, Calcagno, Versaldi, Vallejo, Ilano e Salvadori.
BERGOGLIO IN PREGHIERA AD ARICCIA
Bergoglio ha le mani legate: non può rimangiarsi la nomina di Pell, non può rispedire al mittente Zahra e De Franssu e non riesce a controllare i “malpancisti”. Inoltre, il Sinodo - voluto per “incoraggiare” i vescovi a considerare posizioni più morbide su gay e divorziati - è una “nave senza nocchiere” e la gran tempesta è già arrivata. I vescovi, divisi e confusi, non sanno cosa fare. La maggioranza dei prelati è tra incudine e martello: da un lato le pressioni dell’ala tradizionalista, che non intende cedere di un millimetro, e dall’altro quelle dei bergogliani, decisi a proseguire l’opera di rinnovamento della Chiesa.
BERGOGLIO IN PREGHIERA AD ARICCIA
Il Papa è solo e in difficoltà. Tanto forte è la presa di Bergoglio su fedeli, “atei devoti” e opinione pubblica, tanto è timida e incerta la sua presa sulla Curia. I reduci bertoniani hanno fiutato l’aria, i cardinali conservatori serrano le fila. Cresce la schiera di quelli che confidano in una serie di sfortunati intoppi che lentamente spinga Papa Francesco in quel vicolo cieco in cui si era già ritrovato Ratzinger. Un angolo buio dal quale si esce solo con l’estremo sacrificio: le dimissioni.
BERGOGLIO IN PREGHIERA AD ARICCIA