CHI C’E’ DIETRO LA PROPAGANDA “SOVRANISTA” - DAL SITO “SILENZI E FALSITÀ”, GESTITO DA MARCELLO DETTORI (FRATELLO DI PIETRO, UOMO CHIAVE DEL M5S A PALAZZO CHIGI) ALLA MEDIATI HOLDING DI LUGANO, IL CUI AD E’ MARCELLO FOA, EX GIORNALISTA DE “IL GIORNALE” E MOLTO VICINO A SALVINI - IL RUOLO DI BANNON
Vittorio Malagutti per “l’Espresso”
La Lega delle leghe predicata da Matteo Salvini a Pontida domenica primo luglio è molto più di un sogno proiettato in un futuro indefinito. La macchina dell' internazionale sovranista sta scaldando i motori da mesi, in un crescendo di iniziative, convegni, dibattiti, con un' eco mediatica che sull' onda dei social network. Ancora prima di Salvini era stato Steve Bannon, l' ideologo dell' ultradestra americana, a evocare la rivoluzione populista che travolge l' Europa.
In uno dei suoi sempre più frequenti tour su questa sponda dell'Atlantico, il loquacissimo Bannon, allontanato dal suo ufficio di consigliere alla Casa Bianca ma sempre in buoni rapporti con Donald Trump, ha parlato del governo tra Cinque stelle e Lega come di un'avanguardia di coraggiosi nella battaglia contro l'élite globalista che comanda a Bruxelles. A Roma ringraziano per lo spot, mentre sul web i sostenitori del neonato esecutivo gialloverde inneggiano felici al ribaltone prossimo venturo.
A prima vista, però, l'avanguardia rivoluzionaria (si fa per dire) appare divisa. Salvini esibisce con orgoglio i suoi rapporti con il predicatore dell'american way al populismo. Luigi Di Maio, invece, si tiene a distanza, almeno a parole. Con Bruxelles si può trattare per riformare dall'interno la casa comune europea. Questa, in sintesi, la linea ufficiale del Movimento, anche se poi, quando si tratta di affrontare questioni concrete, la traduzione pratica di questo approccio soft si presta a interpretazioni quanto mai differenti tra loro. Caso tipico è quello della moneta unica.
La giostra delle esternazioni a Cinque stelle che ha girato a gran velocità negli anni dell' ascesa poltica del grillismo: euro sì, euro no, euro forse e via contraddicendo, a volte nel giro di pochi mesi. Di sicuro non è facile trovare la quadra (copyright Umberto Bossi) tra due partiti che cercano entrambi di darsi un'immagine allo stesso tempo di lotta e di governo, in un equilibrio perennemente instabile tra i due vicepresidenti del Consiglio, Di Maio e Salvini che corrono su binari separati e paralleli.
Le vie della propaganda però sono infinite. E allora succede che nella galassia di voci e gruppi che rilanciano e amplificano le parole d' ordine dei due alleati, emergano sorprendenti punti di contatto. Nomi e organizzazioni rimandano a iniziative comuni. E c'è un filo rosso che tiene insieme soggetti in apparenza distanti tra loro. Il mondo Cinque Stelle come la Lega sovranista trovano un terreno d'intesa nella dichiarata simpatia verso la Russia di Vladimir Putin, che dalla frantumazione dell' ordine europeo avrebbe solo da guadagnare.
Per ricostruire una trama inedita di questa internazionale del sovranismo bisogna andare in Sardegna. A Sestu, vicino a Cagliari, hanno sede gli uffici della Moving Fast Media, piccola società da cui dipende un sito di news con un nome che è già un programma editoriale. Si chiama Silenzi e Falsità e dichiara l' ambizioso obiettivo di raccontare "quello che i media non dicono". La linea politica è chiara. Pieno appggio al sedicente governo del cambiamento e titoli enfatici per attaccare quelli che vengono descritti come i nemicidell' esecutivo, partiti o giornali fa lo stesso.
In passato il sito si era fatto notare per alcuni articoli filo Putin. Poi si è concentrato sulla propaganda per Giuseppe Conte e i suoi ministri. A tirare le fila dell' iniziativa è Marcello Dettori, 28 anni, un giovane esperto di social media con una parentela molto importante. Suo fratello Pietro, classe 1986, a lungo collaboratore di Gianroberto Casaleggio e poi di suo figlio Davide, è ora uno dei quattro soci di Rousseau, la piattaforma digitale che gestisce tutta l' attività politica del Movimento, dalla candidature elettorali alle consultazioni on line e con il governo Conte è sbarcato a Palazzo Chigi.
Anche Marcello Dettori, il gestore di Silenzi e Falsità, dichiara nel suo profilo Linkedin di aver lavorato due anni (da ottobre 2013 a dicembre 2015) alla Casaleggio associati. Moving Fast Media è stata costituita pochi mesi fa, a dicembre del 2017, ma nel frattempo il più giovane dei Dettori si era già messo in proprio come consulente. Tra i clienti, tre in tutto, segnalati nel suo sito personale, compare anche una società di Lugano: la MediaTi holding. A questa sigla fa capo il più importante gruppo editoriale della Svizzera italiana, proprietario del Corriere del Ticino, un quotidiano, a cui si aggiungono televisione, radio e un sito di news.
Che cosa c'entra il consulente a Cinque Stelle con questi media che battono bandiera elvetica? C' è un nome, una persona, che fa da anello di congiunzione tra due mondi in apparenza distanti.
Si chiama Marcello Foa ed è l' amministratore delegato della Società editrice del Corriere del Ticino, che l' anno scorso ha assorbito MediaTi holding. Doppia cittadinanza, italiana e svizzera, giornalista, blogger e saggista, Foa, 55 anni, è impegnato in prima linea nella battaglia sovranista. Ha lavorato a lungo per il Giornale della famiglia Berlusconi, alla redazione esteri e come responsabile del sito. Poi, nel 2011, il salto a Lugano, da manager di punta del gruppo Corriere del Ticino.
Foa non ha mai nascosto il suo sostegno a Salvini, mentre sul fronte Cinque Stelle i legami con Dettori junior si sono consolidati nel tempo. Silenzi e Falsità ospita spesso interventi del giornalista italo-svizzero, che ha sposato in pieno la nuova rotta in politica estera del governo Conte. Sulla sua pagina Facebook, il manager del Corriere del Ticino non manca mai di segnalare anche i suoi interventi da opinionista per Russia Today, la tv via satellite in lingua inglese controllata dal governo di Mosca.
Foa conosce bene Salvini. Il 14 giugno scorso, l'ultimo libro di del giornalista (Gli stregoni della notizia, atto secondo) è stato presentato a Milano e il ministro dell'Interno, annunciato come "special guest", si è materializzato con un videointervento. L'incontro pubblico è stato organizzato, secondo quanto recita la locandina, dall' Associazione Più Voci, la stessa che, come rivelato da L'Espresso, ha ricevuto un contributo non dichiarato di 250 mila euro dal costruttore Luca Parnasi, arrestato tre settimane fa.
Molto meno pubblicizzata è stata la presenza di Foa a un altro evento dal significato politico ben più rilevante. L'8 marzo scorso, pochi giorni dopo le elezioni, a Milano è sbarcato Bannon, che ha fatto visita a Salvini. Tra i pochi ammessi all' incontro c' era anche Foa. Un paio di giorni prima, l'ideologo della nuova destra americana si era fermato a Lugano per pranzare con Tito Tettamanti, 87 anni, grande vecchio della finanza elvetica con un patrimonio valutato un miliardo di euro.
Secondo quanto si racconta in Svizzera, Foa avrebbe avuto un ruolo anche nel rendez vous luganese di Bannon. Tettamanti, che ha vissuto a lungo a Londra e negli Stati Uniti, è noto tra l' altro come fondatore del gruppo Fidinam, specializzato nella consulenza tributaria internazionale con la creazione di strutture offshore nei paradisi fiscali. I clienti di Fidinam sono migliaia in tutto il mondo, spesso ricchissimi investitori che cercano di ridurre al minimo il conto delle tasse. Tettamanti si porta quindi in dote contatti di altissimo livello. Appassionato di politica, il finanziere luganese si espone spesso con interventi pubblici anche su questioni internazionali.
LUIGI DI MAIO GIOVANNI TRIA GIUSEPPE CONTE
I suoi articoli, di segno ultraliberista, vengono ospitati dal Corriere del Ticino di Foa. Di recente, Tettamanti ha commentato con favore l' ascesa di Trump negli Usa ed è facile immaginare che Bannon abbia cercato di coinvolgere nella sua rete anche il fondatore di Fidinam. Nel suo tour europeo, infatti, il frontman americano del populismo è andato a caccia anche dei soldi necessari per lanciare il suo progetto politico.
Non per niente, dopo la tappa luganese, l'ex manager della campagna elettorale di Trump si è spostato a Zurigo dove ha parlato in una sala congressi gremita da 1.600 spettatori. Tutti spettatori paganti. L'evento era stato organizzato dalla Weltwoche, il giornale zurighese di proprietà di Roger Koppel, parlamentare dell'Udc, il partito svizzero più votato alle ultime elezioni, di destra radicale con tendenze xenofobe.
LUIGI DI MAIO GIOVANNI TRIA GIUSEPPE CONTE
A Lugano la visita di Bannon è stata gestita con maggiore discrezione, come si conviene a una questione d' affari. I soldi del miliardario svizzero Tettamanti farebbero molto comodo all' internazionale del populismo. Perché il denaro non conosce frontiere. Neppure per i sovranisti.