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CI AVETE ACCISE! SE IL PREZZO DELLA BENZINA IN ITALIA E’ TRA I PIU’ ALTI IN EUROPA DOBBIAMO RINGRAZIARE LE ACCISE - SE VERSO LA FINE DEL 2008 IL PESO DELL' IVA E DELLE TASSE SU UN LITRO DI BENZINA SFIORAVA I 75 CENTESIMI, ATTUALMENTE È PARI A 0,99 EURO AL LITRO
Antonio Spampinato per “Libero Quotidiano”
Dobbiamo ringraziare il peso delle accise se il prezzo della benzina in Italia è il secondo più caro d' Europa. Ci battono solo i Paesi Bassi, ma solo d' un soffio: lo 0,8% in più. Per il resto, manteniamo saldamente la seconda posizione, con un prezzo del carburante superiore di quasi il 4% del terzo in classifica, la Grecia, dell' 11,7% rispetto alla Germania (settimo posto), del 14,4% rispetto alla Francia (nona in classifica), del 27,2% rispetto alla Spagna (14esima) e del 45,3% rispetto al fanalino di coda, beata lei, l' Estonia.
Naturalmente, come ben sa chi vive in questo Paese, l' idea di alzare le tasse per scoraggiare l' uso dell' auto per la difesa dell' ambiente non c' entra. C' entra invece l' idea di fare cassa colpendo il bersaglio grosso e facile. In questo caso gli automobilisti ma lo stesso ragionamento vale sul mattone o sul lavoro.
A prendersi la briga di fare i calcoli è stata la Cgia di Mestre, che non ha stilato solo la classifica dei migliori tartassatori europei in fatto di carburanti, ma ha anche calcolato come a un calo del prezzo del petrolio avvenuto negli anni, corrisponde un prezzo della benzina più alto. Proprio grazie all' aumento delle tasse.
Sebbene il prezzo del petrolio sia più basso del valore registrato nel dicembre del 2008 (41 dollari al barile), al distributore, invece, il pieno di benzina costa agli automobilisti italiani il 30 per cento in più. Se, infatti, 7 anni fa un litro di benzina costava mediamente 1,115 euro al litro, in questi giorni il prezzo alla pompa tocca 1,451 euro al litro (+ 0,337 euro), scrive l' ufficio studi della Cgia.
«Ancora una volta - sottolinea il coordinatore dell' Ufficio studi Paolo Zabeo - a spingere all' insù il prezzo del carburante è stata, in particolar modo, la componente fiscale. Se verso la fine del 2008 il peso dell' Iva e delle accise su un litro di benzina sfiorava i 75 centesimi, attualmente è pari a 0,99 euro al litro. In termini percentuali l' aumento della tassazione è stato del 32 per cento».
Tuttavia, sottolinea ancora la Cgia, l' incremento non ha interessato solo l' Iva (passata dal 20 al 22 per cento) e le accise, ma anche il prezzo industriale.
Se verso la fine del 2008 quest' ultima voce era pari a 0,365 euro al litro, in questi giorni il prezzo è salito a 0,461 euro (+ 26,4 per cento).
Naturalmente quando il prezzo della materia prima scende, anche il prezzo del prodotto finito si abbassa, seppure non certo con la stessa proporzione e tempestività. Per questo sempre ieri il Centro studi Promotor ha potuto diffondere una nota in cui sostengono che lo scorso novembre, rispetto allo stesso mese del 2014, gli italiani hanno risparmiato ben 459 milioni di euro nell' acquisto di benzina e gasolio auto e ciò nonostante un aumento dei consumi del 3,9%.
Il fattore che ha consentito un risparmio così significativo in un solo mese, scrive Promotor, è naturalmente il calo dei prezzi alla pompa legato alla caduta del prezzo del petrolio greggio. Il calcolo della Cgia copre un arco temporale di sette anni, praticamente da inizio crisi, quando il reddito degli italiani era ben superiore all' attuale, quello di Promotor un periodo ben più ristretto.
La Cgia, infine, chiede al Governo di intervenire e di eliminare tutta una serie di balzelli che gravano sul costo del carburante: «Un taglio della componente fiscale - segnala il segretario della Cgia Renato Mason - oltre agli automobilisti avvantaggerebbe anche i piccoli trasportatori, gli autonoleggiatori, i taxisti, i padroncini e gli agenti di commercio che per l' esercizio della propria attività il carburante costituisce una delle principali voci di costo».