1. AL PM ARRESTATO FU FATTA L’OFFERTA NEL 2016 DI FARE IL VICE CAPO DI GABINETTO NELLA GIUNTA RAGGI
Ivan Cimmarusti per www.ilsole24ore.com
Virginia Raggi voleva il pm di Roma Michele Nardi - arrestato per corruzione in atti giudiziari - come vice capo di gabinetto dell’allora nascente giunta M5S a Roma. Almeno questo è uno dei particolari che restituiscono gli atti giudiziari della Procura della Repubblica di Lecce, che ieri ha ottenuto l’arresto sia di Nardi sia del giudice Antonio Savasta, entrambi accusati di aver veicolato procedimenti giudiziari istruiti al Tribunale di Trani e alla Corte di Cassazione. Un imbarazzo mancato per la prima cittadina pentastellata, già criticata per le nomine di Raffaele Marra e di Luca Lanzalone, entrambi coinvolti in fatti di corruzione.
La richiesta del curriculum dal Campidoglio
la sindaca virginia raggi sul red carpet del teatro dell opera (2)
Negli atti si legge che «verso la fine del mese di agosto 2016, Michele Nardi veniva invitato da un esponente politico vicino al Movimento 5 Stelle ad inviare un proprio curriculum vitae alla segreteria del sindaco di Roma, avvocato Virginia Raggi, poiché la stessa era intenta alla formazione della nuova compagine amministrativa di governo del campidoglio». Il particolare è contenuto anche in una intercettazione intrattenuta da Nardi con una sua intima amica, F.R.. La telefonata, riassunta dagli inquirenti in quanto non penalmente rilevante, è del 2 settembre 2016.
«Michele Nardi – si legge – chiama l’amica e riprendono a parlare della situazione politica di Roma e della possibilità di Nardi di poter essere nominato vice capo di gabinetto al Comune di Roma nella giunta Raggi, così come proposto da un avvocato vicino alla predetta Raggi». Una nomina che lo stesso Nardi, però, ritiene complicata: nella stessa telefonata afferma che «di essersi sentito con il suo amico avvocato, vicino alla sindaca Raggi, dicendo che la sua candidatura a vice capo di gabinetto è complicata in quanto vi sono numerosi papabili che si sono fatti avanti».
Le accuse dei pm di Lecce
Nardi è accusato con Savasta di associazione per delinquere, corruzione in atti giudiziari, millantato credito e minacce. Ad ammettere le corruzioni c’è l'imprenditore Flavio D’Introno, che ha raccontato ai pm di Lecce tutta la vicenda. Nardi, in particolare, «si faceva consegnare plurime utilità quale prezzo della propria mediazione con il pretesto di dover comprare il favore dei giudici, utilità consistite in un viaggio a Dubai del valore di 10mila euro; l'esecuzione a spese del D'Introno, che forniva materiale e manodopera, dei lavori di ristrutturazione dell'immobile di proprietà del Nardi sito in Roma (...) per un importo pari a circa 120-130mila euro; nell’importo di circa 600mila euro, come corrispettivo mai pagato dei lavori di ristrutturazione della villa di proprietà della moglie» di Nardi.
VIRGINIA RAGGI E RAFFAELE MARRA
Secondo le indagini il pm avrebbe tentato di farsi consegnare complessivi 2 milioni di euro. La paventata influenza sarebbe giunta anche in Corte di Cassazione. Per questo Nardi si sarebbe fatto dare da D’Introno anche «un Rolex Daytona acquistato il 16 maggio 2016 in prossimità di una delle udienze e costato 34mila 500 euro» oltre a «due diamanti ciascuno del valore di 27mila euro».
2. NARDI, IL PM ARRESTATO, ERA VICINO AL M5S E STAVA PER ENTRARE NELLA GIUNTA RAGGI
Davide Di Stefano per www.ilprimatonazionale.it
MICHELE NARDI CON SIMONE DI STEFANO A VIA DE COLOSSEO
Michele Nardi, il pm arrestato con l’accusa di intascare soldi, diamanti e Rolex d’oro in cambio di sentenze favorevoli, era molto vicino al Movimento 5 Stelle. Lo dichiara lo stesso gip di Lecce che ne ha disposto l’arresto: “Un esponente politico vicino al Movimento 5 Stelle lo invitò ad inviare un proprio curriculum alla segreteria della sindaca Raggi“, così si legge nelle pagine dell’ordinanza.
La possibilità per il pm era quella di essere nominato vice capo di Gabinetto della Giunta del sindaco Virginia Raggi, ruolo allora ricoperto da Raffaele Marra. Come spiegato nell’articolo pubblicato sul nostro giornale ieri, Michele Nardi era il pm che nel 2016 ordinò lo sgombero dello stabile di via del Colosseo a Roma dove abitavano due famiglie italiane in difficoltà, azione che condusse all’arresto del segretario nazionale di CasaPound, Simone Di Stefano, e di alcuni militanti.
Leggendo le carte dell’ordinanza emessa dal gip di Lecce c’è una coincidenza temporale che merita di essere analizzata. “Verso la fine del mese di agosto 2016, Michele Nardi veniva invitato da un esponente politico vicino al Movimento 5 Stelle ad inviare un proprio curriculum vitae alla segreteria del sindaco di Roma Virginia Raggi poiché la stessa era intenta alla formazione della nuova compagine amministrativa di governo del Campidoglio”.
In una intercettazione del 2 settembre 2016 è lo stesso Nardi a parlare “della situazione politica di Roma”, annota il gip, “e della possibilità di poter essere nominato vice capo di gabinetto al Comune di Roma nella Giunta Raggi, così come proposto da un avvocato, vicino alla predetta Raggi“. Insomma nell’agosto e nel settembre del 2016 Michele Nardi tentava di accreditarsi agli occhi della neo amministrazione pentastellata capitolina per ottenere un qualche incarico.
Lo stesso periodo dei ripetuti sgomberi di via del Colosseo. Un primo tentativo di sgombero fu fatto infatti il 14 luglio del 2016, con rinvio al 31 agosto. L’8 settembre (quindi sei giorni dopo l’intercettazione in cui Nardi parla della possibilità di diventare il vice capo di Gabinetto della Giunta Raggi), le due famiglie italiane che occupavano lo stabile vengono effettivamente sgomberate.
La soluzione temporanea che il Comune di Roma aveva offerto alle due famiglie in difficoltà, un alloggio in un camping, si rivelerà però una truffa. Nessun posto per l’anziana signora né per la la famiglia con il figlio disabile, che trovandosi così a dover scegliere tra rientrare nella casa che avevano occupato per quasi trent’anni e dormire in strada, optarono per la prima soluzione. A questo punto l’azione del pm Nardi si fa più incisiva, tanto che il 29 settembre del 2016 si presentò di persona sull’uscio dello stabile da sgomberare, fatto piuttosto inusuale per un pm.
Lo sgombero fu piuttosto violento ed efficace (vennero addirittura lanciati i mobili delle due famiglie da una finestra). Nella stessa estate del 2016 vennero inoltre sgomberati anche gli abitanti del civico successivo di via del Colosseo, anche se legittimi proprietari, con la “scusa” dell’inagibilità dello stabile. Come riportato dal Fatto Quotidiano, tra le varie attività di Nardi, figurava quella di “proporre poi investimenti nella capitale”, tra cui “due appartamenti in Piazza di Spagna, finiti in una indagine per bancarotta fraudolenta che lui sta seguendo”.
SIMONE DI STEFANO NINA MORIC CASAPOUND
Insomma il pm Nardi sembra che avesse il “vizietto” di speculare sugli stessi immobili su cui magari stava indagando. Visto che è il gip di Lecce a parlare di Nardi come di un elemento con “chiara propensione a sistemare vicende giudiziarie facendo ricorso anche a espliciti tentativi di corruzione”, chissà che anche lo stabile di via del Colosseo non rientri in un suo tentativo di speculazione. Non è una possibilità da escludere, visto il profilo del soggetto.
O quantomeno, vista la forte contrapposizione che si creò tra CasaPound e il Movimento 5 Stelle sulla questione, come minimo l’interesse di Nardi poteva essere quello di fare “bella figura” agli occhi di una Giunta della quale, proprio in quei giorni, stava cercando di diventare parte. Un leggerissimo conflitto di interessi. Ah, per la cronaca: in via del Colosseo ci abita anche Luigi Di Maio. Ma questa (forse) è davvero solo una coincidenza.