CI PENSO IOR! BERGOGLIO E PAROLIN HANNO TENUTO LO IOR E I MALTESI ZAHRA-DE FRANSSU ALL’OSCURO DELLE TRATTATIVE CON L’ITALIA PER LA CONVENZIONE FISCALE - NON SI FIDAVANO DEI VERTICI DELLA "BANCA DI DIO"?
monsignor parolin arriva al suo primo incontro bilaterale italia vaticano
Dagoreport
Lo Ior non ne sapeva niente. O meglio: lo ha saputo solo all'ultimo minuto, a ridosso della firma della convenzione tra Italia e Santa Sede che, stamattina, alle ore 9.45, ha rivoluzionato i rapporti tra i due stati in materia fiscale. E chissà che accidenti gli ha preso a Jean-Baptiste de Franssu, il laico francese che Bergoglio ha nominato presidente dell'Istituto per le Opere di Religione, quando alla fine si sono degnati di informarlo che tra il segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin, e il ministro italiano dell'Economia, Pier Carlo Padoan, si era praticamente arrivati a un accordo!
Le trattative sono andate avanti per settimane in maniera blindatissima. E per tutto il tempo lo Ior non è stato coinvolto, anzi totalmente escluso dai colloqui, sebbene sia il principale destinatario della nuova convenzione.
Per pura cattiveria? O per una forma (colossale) di dispetto tra le varie cordate che si confrontano Oltretevere, putacaso i nostalgici della blindatissima epoca Marckinkus e gli odierni fautori di quella trasparenza bancaria che lo stesso Bergoglio aveva invocato fin dal suo arrivo? Oltretevere dago-volano bassi: lo Ior è stato tenuto fuori dai giochi per evitare possibili conflitti di interesse e "sovrapposizioni improprie".
Sono stati direttamente gli uffici della segreteria di Stato e del ministero dell'Economia a individuare e risolvere le questioni più spinose. A partire dalla più delicata per il Vaticano: la sanatoria di cui godranno i religiosi che hanno operato "in buona fede" sui conti dello Ior, versando oboli dei fedeli e offerte di benefattori, a fini leciti e dichiarati, ma sempre comunque verificabili.
Stiano tranquille le buone perpetue e i poveri fraticelli, insomma. Ma si aspettino la loro parte di rogne i monsignori alla Nunzio Scarano, ex capo contabile dell'Apsa, l'amministrazione del patrimonio della sede apostolica, messo agli arresti domiciliari dalla procura di Salerno nel 2013 con l'accusa di riciclaggio: aveva fatto transitare sul suo conto Ior una mezza dozzina di milioni di euro provenienti da società off-shore. E gli altri? Gli italiani ansiosi di nascondere al fisco i loro tesoretti, leciti e non?
Che si arrangino. Chiunque abbia effettuato operazioni in nero, opache o comunque a rischio riciclaggio, non verrà più coperto dalla nuova convenzione: si beccherà, e senza sconti, tutte le conseguenze fiscali, penali, amministrative previste dalla legge.
Certo è un bel cambio di passo, rispetto all'opacità di monsignor Marcinkus. Ma a Parolin premeva soprattutto fare il primo passo per far uscire la Santa Sede dalla black list, e con questo accordo ha garantito all'Italia, di fatto, la piena conoscibilità e tracciabilità dei flussi finanziari a partire dal 2009. La disclosure vaticana, retroattiva per di più, garantirà a Padoan un consistente flusso di imposte, non ancora quantificabile ma costante nel tempo. Una vera benedizione per le casse dello Stato. E impartita direttamente dal papa.