giuseppe conte italia cina

COME DAGO-ANTICIPATO, IL DUO TRIA-GERACI È A PECHINO A PROMUOVERE LA CAUSA ITALIANA. CON LORO C'È PURE FABRIZIO PALERMO DELLA CDP, CHE HA FIRMATO ACCORDI CON LA BANK OF CHINA SULL'EXPORT E CON LA SOCIETÀ DELLA RETE ELETTRICA CINESE. SNAM E TERNA SONO PER IL 35% IN MANO AL DRAGONE - ECCO SU COSA PUNTERANNO IL MINISTRO DEL TESORO E IL SOTTOSEGRETARIO ALLO SVILUPPO ECONOMICO

 

 

LA CINA DEL CAMBIAMENTO! - MENTRE SI PARLA SOLO DI NATO, TRUMP, GERMANIA E BREXIT, IL MINISTRO TRIA GUARDA ALLA CINA PER UN ACCORDO COMMERCIALE CHE DIA UNA SCOSSA ALLE STRATEGIE INTERNAZIONALI DEL NUOVO GOVERNO - MA OLTRE A LUI SI MUOVE ANCHE IL SOTTOSEGRETARIO GERACI

Da Dagospia del 13 luglio 2018

 

http://m.dagospia.com/il-governo-giallo-giallo-tria-e-geraci-i-due-appassionati-della-cina-che-sognano-un-accordo-178585

 

  1. TRIA, SPREAD NON RISPECCHIA SOLIDITÀ ITALIA

giovanni tria

 (ANSA) - "Lo spread attuale non risponde ai fondamentali e alla solidità dell'Italia. Ricordo che l'Italia ha un surplus primario da vent'anni. Ritengo che l'andamento sia anche dovuto ad una fase di incertezza tipica del periodo estivo. Ma nelle sue linee generali è già stato definito il rispetto delle regole di finanza pubblica''. E' quanto ha affermato il ministro dell'Economia, Giovanni Tria parlando con i giornalisti durante la sua missione in Cina.

 

  1. CDP: ACCORDO CON BANK OF CHINA SU EXPORT IMPRESE ITALIANE

 (ANSA) - Cassa depositi e prestiti e Bank of China hanno siglato un accordo preliminare di collaborazione su export e internazionalizzazione delle imprese italiane in Cina. L'intesa, siglata alla presenza del ministro dell'Economia e delle Finanze Giovanni Tria in visita a Pechino, è finalizzata a favorire "un'attiva collaborazione" tra le due istituzioni in ambiti quali il sostegno alle esportazioni, il finanziamento di progetti infrastrutturali e di sostenibilità ambientale, le attività sui mercati dei capitali e la condivisione di esperienze e competenze, guardando - si legge in una nota - a una maggiore conoscenza dei rispettivi modelli operativi.

fabrizio palermo

 

  1. SNAM: MEMORANDUM CON SOCIETÀ RETE CINA SU TECNOLOGIE 'GREEN'

 (ANSA) - Snam ha sottoscritto oggi con State Grid International Development (SGID), controllata al 100% da State Grid Corporation of China, la più grande utility energetica al mondo, un memorandum of understanding per valutare una serie di possibili opportunità di collaborazione in Cina e a livello internazionale, in particolare in relazione agli utilizzi delle nuove tecnologie per ridurre le emissioni di CO2.

 

Il memorandum è stato firmato all'Ambasciata d'Italia a Pechino dall'ad di Snam, Marco Alverà, e dal presidente di SGID, Hu Yuhai, nell'ambito della missione del Ministero dell'Economia e delle Finanze in Cina, alla presenza del ministro Giovanni Tria e dell'amministratore delegato della Cdp, Fabrizio Palermo. Tra le iniziative allo studio, si legge nella nota, figurano "la realizzazione di impianti di biogas e biometano finalizzati alla produzione di elettricità da fonti rinnovabili nelle zone rurali della Cina", a cui Snam contribuirà "mettendo a disposizione il proprio know how".

 

Il memorandum prevede inoltre di valutare "eventuali opportunità di partnership nella ricerca e sviluppo sul gas rinnovabile, nella mobilità sostenibile e in progetti congiunti elettricità-gas" nonché "possibili collaborazioni in altri due paesi nei quali opera SGID, Australia e Portogallo, nell'ambito della manutenzione e ottimizzazione delle reti di trasporto e dei siti di stoccaggio del gas naturale".

 

conte e tria

"Questa iniziativa - commenta Alverà - conferma la leadership di Snam e dell'Italia nel settore energetico e in particolare nello sviluppo di nuove fonti rinnovabili come il biometano e nell'innovazione per la sostenibilità ambientale. Siamo molto contenti di poter lavorare con un'azienda leader come SGID. Snam è pronta a mettere a disposizione la sua esperienza, le sue competenze e le sue persone per dare un contributo alla transizione energetica della Cina, che sta puntando con decisione a una maggiore sostenibilità ambientale aumentando la quota del gas nel proprio mix energetico".

 

 

  1. LE MISSIONI DI TRIA E GERACI IN CINA: LA NUOVA POLITICA ITALIANA A PECHINO

http://www.occhidellaguerra.it/

 

Dal 28 agosto al 2 settembre prossimo il ministro dell’Economia Giovanni Tria e il sottosegretario del ministero dello Sviluppo Economico (Mise) Michele Geraci si recheranno in Cina per svolgere due importanti missioni parallele destinate a sviluppare le relazioni tra Roma e Pechino in una fase cruciale per il loro futuro.

MICHELE GERACI

 

Quella italo-cinese è una relazione consolidata, un ponte tra Occidente e Oriente che negli anni a venire avrà la possibilità di essere rafforzata con importanti puntelli di natura economica: da tempo i Paesi europei mostrano grande cautela nel relazionarsi con i grandi progetti di Pechino, specie la tanto discussa Nuova via della seta, ma nel governo guidato da Giuseppe Conte non mancano le persone giuste a cui affidare il delicato dossier Cina. A Geraci e Tria, ben conosciuti negli ambienti di Pechino e fluenti nel parlare il mandarino, si aggiunge infatti anche Paolo Savona, che da decenni studia il decollo e il consolidamento economico dell’Impero di Mezzo.

 

La nuova task force del Mise con vista sulla Cina

Il 20 agosto scorso il Mise guidato da Luigi Di Maio ha annunciato la creazione della Task Force Cina, “un meccanismo operativo di lavoro, cooperazione e dialogo fra Governo, associazioni di categoria e società civile, volto all’elaborazione di una nuova strategia nazionale di sistema, destinata a rafforzare le relazioni economiche e commerciali con la Cina”, come si legge sul sito del dicastero.

gianni letta giovanni tria

 

Geraci, che ha insegnato per anni discipline finanziarie in tre diverse università cinesi, sarà il vertice della struttura di coordinamento e ha invocato un approccio sistemico nelle relazioni con Pechino, sottolineando come la Cina, “che ha lanciato il suo ambizioso programma di avanzamento tecnologico Made in China 2025 e che ha un immenso mercato interno sempre più desideroso di beni di qualità, presenta per l’Italia sia dei rischi (in quanto sempre più concorrente diretto nel comparto manifatturiero), ma anche delle imperdibili opportunità, sia sul piano dell’incremento del nostro export sia per quanto riguarda l’attrazione degli investimenti: è giunto il momento per l’Italia di cogliere queste opportunità e cavalcare l’onda cinese, invece di lasciarci travolgere da essa”.

 

In questo contesto si inserisce il grande obiettivo del viaggio di Geraci nell’Impero di Mezzo: magnetizzare investimenti in Italia, per esempio (e soprattutto) sul settore delle infrastrutture, che necessitano di un’iniezione enorme di capitali come dimostrato dai recenti fatti di Genova. Centrale nelle discussioni sarà sicuramente il tema del porto di Trieste, la cui amministrazione da tempo auspica l’apertura a Pechino che potrebbe trasformare il capoluogo giuliano in un importante hub commerciale di caratura globale. All’importante viaggio di Geraci si sovrapporrà l’altrettanto delicata missione di Tria, che incontrerà le sue controparti ufficiali cinesi per discutere dell’intervento di Pechino a sostegno del debito pubblico italiano.

MICHELE GERACI

 

Il ruolo della Cina in Italia e la missione di Tria

Primo punto all’ordine del giorno nei colloqui di Tria con i principali esponenti della politica e dell’economia cinese sarà la possibilità che Pechino acquisti quote di debito pubblico italianodopo la fine del quantitative easingpermettendo che esso rimanga in condizioni stabili e che il sistema Paese non manchi delle risorse volte a impostare politiche espansive.

 

Come dichiarato da Carlo Pelanda a Formiche“in questo momento nel mercato globale si sta riducendo la liquidità perché le banche centrali, a parte quella giapponese, stanno man mano riducendo la massa di liquidità che era servita negli anni passati a comprare titoli di debito. In più c’è una fuga dei capitali verso il dollaro e una percezione dei rischi piuttosto elevata per l’Italia. Questo potrebbe portare a ridurre la platea di compratori di debito italiano”, e a rendere auspicabile un intervento cinese che, in ogni caso, Roma dovrebbe monitorare con cautela.

 

Numerosi Paesi, infatti, stanno precipitando nella cosiddetta “trappola del debito“, faticando a ripagare l’intervento economico cinese. Non dovrebbe essere questo il caso dell’Italia, che però dovrà essere in grado di mediare il suo oggettivo interesse nazionale, che porterebbe ad auspicare un’apertura crescente ai traffici verso Oriente, con i reali rapporti di forza delineati, in particolare, dal recente viaggio di Conte a Washington.

Sempre su Formiche si legge: “L’idea che la Cina possa aumentare l’esposizione verso il nostro debito (creando dunque una domanda che contribuisca a tenere sotto controllo il livello dei tassi) costituisce una prospettiva che risponde a una logica economica condivisibile ma, oltre una certa misura, rischiosa sotto il profilo degli equilibri politici internazionali (specie verso gli Usa), e decisamente non auspicabile per la sicurezza delle nostre infrastrutture strategiche”.

 

Conte deve incontrare al più presto Xi Jinping

Per approfondire tali sinergie e smussare le problematiche poste in evidenza serve, in ogni caso, un incontro ufficiale ad alti livelli: solo la figura del presidente del Consiglio Giuseppe Conte può avere il peso istituzionale necessario per dare profondità alla nuova politica cinese dell’Italia. E da questo punto di vista c’è da ritenere che  Xi Jinping avrebbe sicuramente interesse a parlare personalmente con il nuovo leader di Roma, dando continuità agli ottimi rapporti interpersonali che l’hanno unito a Sergio Mattarella, Matteo Renzi e Paolo Gentiloni.

Michele Geraci

Allo stato attuale delle cose, il primo vertice in cui Conte e Xi presenzieranno congiuntamente sarà il G20 di Buenos Aires di fine novembre. A quella data, dopo la visita alla Casa Bianca, da ospite di Donald Trump, Conte sarà reduce anche dal viaggio in Russia alla corte di Vladimir Putinove giungerà il 24 ottobre prossimo. A tanta sollecitudine verso Stati Uniti e Russia non è corrisposto, per ora, altrettanto zelo in direzione di Pechino. Ma l’Italia può e deve approfondire la dialettica bilaterale con un attore sempre più influente nella geopolitica e nella geoeconomia planetaria. Per dimostrare alla Cina di essere interessata a progetti d’ampio respiro e ribadire la sua autonomia decisionale. Tria e Geraci dovranno sondare il terreno per future, importanti missioni.

 

 

  1. QUANTO E DOVE HA INVESTITO LA CINA IN ITALIA

Da www.agi.it

 

Dal calcio alle quote in gruppi strategici, la Cina è dall'inizio del 2014 sempre più presente nell'industria italiana. È la fotografia che emerge nei giorni della visita a Pechino e Shanghai del ministro dell'Economia, Giovanni Tria, dal 27 agosto al 2 settembre.

 

Fca, Telecom Italia, Enel, Generali e Terna sono solo alcune delle realtà industriali italiane dove aziende cinesi hanno una partecipazione. Il picco degli investimenti si è verificato soprattutto tra il 2014 e il 2015, anno in cui il gigante della chimica cinese, China National Chemical, ha acquisito una quota di controllo in Pirelli per 7,3 miliardi di euro, l'operazione di acquisizione di un gruppo italiano da parte di un'azienda statale cinese a oggi più nota, se si esclude il mondo del pallone.

xi jinping

 

La Cina è entrata nel Milan e nell'Inter, con l'acquisizione di una quota di maggioranza nel club nerazzurro nel 2016 da parte del gruppo Suning, e quella, tra luci e ombre, della totalità del Milan, per 740 milioni di euro, da parte di una cordata guidata dall'imprenditore cinese, Yonghong Li, al vertice del club fino a luglio scorso, e sul quale la Procura della Repubblica di Milano ha aperto un fascicolo per l'ipotesi di reato di false comunicazioni sociali. 

 

Gli investimenti cinesi hanno riguardato molte aziende italiane, di primo piano, e non solo. Tra questi, per citare i casi più importanti, si può ricordare l'investimento da 400 milioni di euro di Shanghai Electric in Ansaldo Energia e l'acquisizione del 35% di Cdp Reti da parte del colosso dell'energia elettrica di Pechino, China State Grid, per un valore complessivo di 2,81 miliardi di euro.

 

Interessati dalle mire cinesi sono stati anche i gruppi dell'agroalimentare, come il brand Filippo Berio, controllato da Salov, in cui il gruppo cinese Bright Food ha acquisito una quota di maggioranza; o quelli della moda, con il passaggio di Krizia al gruppo di Shenzhen, Marisfrolg. Tra gli investimenti più recenti, da ricordare, a fine 2017, l'acquisizione del gruppo biomedicale Esaote da parte di un consorzio nel quale figura anche Yufeng Capital, co-fondato dal patron di Alibaba, il gigante dell'e-commerce cinese, Jack Ma.

 

L'elenco degli investimenti cinesi è ancora lungo e l'aumento dell'interesse della Cina verso l'Italia negli ultimi anni non è sfuggita agli occhi degli osservatori più esperti: secondo uno studio pubblicato a inizio 2017 dal Mercator Institute for China Studies di Berlino e dal gruppo di consulenza Rhodium Group, tra il 2000 e il 2016, l'Italia è stata al terzo posto, tra i Paesi dell'Unione Europea, per le destinazioni degli investimenti cinesi, a quota 12,8 miliardi di euro. Hanno fatto meglio solo la Gran Bretagna, a quota 23,6 miliardi di euro, e la Germania, in seconda posizione, a quota 18,8 miliardi di euro. L'Italia ha surclassato anche la Francia, ferma a quota 11,4 miliardi di euro.

 

Il trend è mutato proprio alla fine del 2016, quando il governo cinese ha dato un taglio allo shopping sfrenato dei gruppi all'estero, per concentrare le attenzioni sui progetti di sviluppo industriale e su quelli che rientrano nell'iniziativa di sviluppo infrastrutturale tra Asia, Europa e Africa Belt and Road, lanciata dal presidente cinese, Xi Jinping, nel 2013.

xi jinping

 

italia cina investimenti commercio

 Industria economia Cina (Afp)

Boom dell'interscambio nel 2017 a 42 miliardi

Un interscambio in crescita del 9,2% nel 2017, a quota 42 miliardi di euro, e un deficit commerciale italiano in riduzione, sono tra i segnali più positivi nel rapporto tra Italia e Cina. L'Italia è sempre più presente in Cina, secondo gli ultimi numeri, che vedono un record assoluto delle esportazioni nel 2017, a quota 20,33 miliardi di dollari, con una crescita del 22,2% rispetto all'anno precedente, a fronte di un aumento delle importazioni dalla Cina del 10%, a 29,2 miliardi di dollari: il deficit commerciale è sceso per la prima sotto i nove miliardi di dollari e il valore dell'interscambio tra Roma e Pechino ha portato l'Italia a diventare il quarto partner della Cina all'interno dell'Unione Europea.

 

La tendenza si è confermata anche nel primo trimestre 2018, secondo i dati delle Dogane cinesi. Nei primi tre mesi dell'anno le importazioni della Cina dall'Italia sono cresciute del 18,62% su base annuale (pari a 4,98 miliardi di dollari), mentre le esportazioni cinesi verso l'Italia hanno segnato un balzo del 18,86%, a quota 7,48 miliardi di dollari di valore, per un interscambio complessivo di oltre dodici miliardi di dollari: in molti, però, ritengono che i margini per aumentare gli scambi siano ancora alti, soprattutto nei settori delle tecnologie verdi, dell'agroalimentare, dell'urbanizzazione sostenibile, dei servizi sanitari e del settore aerospaziale, individuati già nel 2014 come priorità nella cooperazione tra i governi dei due Paesi.

 

trump e xi jinping alla citta proibita piazza tien an men

I settori di punta dell'export italiano nel 2017 sono quelli della meccanica strumentale, che lo scorso anno ha segnato un aumento del 24,8% rispetto al 2016, l'automobilistico, con una crescita dell'11,8%, e del farmaceutico, con un aumento del 9,09%. L'appuntamento da non perdere per mettere in mostra l'export italiano è quello del prossimo novembre quando, dal 5 al 10, si terrà a Shanghai la prima China International Import Expo, dove è prevista la partecipazione di circa 140 Paesi, secondo le stime cinesi, e la presenza del presidente cinese, Xi Jinping.

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Le due missioni

Il viaggio in Cina del ministro dell'Economia, Giovanni Tria, che sarà a Pechino e Shanghai da domani al 2 settembre prossimi, sarà il primo banco di prova per il governo giallo-verde nell'ex Celeste Impero. La Cina ha mostrato finora fiducia nel nuovo esecutivo. Subito dopo la nascita del governo guidato da Giuseppe Conte, Pechino si è detta "felice di vedere la stabilità politica e sociale" in Italia, tramite la portavoce del Ministero degli Esteri, Hua Chunying, che ha ricordato la "tradizionale amicizia" che lega i due Paesi.

 

Pochi giorni dopo, in un messaggio di congratulazioni inviato a Conte dal primo ministro cinese, Li Keqiang, Pechino si è detta "pronta a lavorare con il nuovo governo italiano" con il quale c'è "una fiducia politica reciproca in costante crescita". Nel messaggio, il premier cinese non ha dimenticato di citare l'iniziativa Belt and Road, lanciata dal presidente cinese, Xi Jinping, nel 2013, per la connessione infrastrutturale di Asia, Europa e Africa, che ha auspicato di "allineare" alle strategie di sviluppo italiane.

 

giovanni tria e claudio borghi

L'interesse italiano sulla Cina si è manifestato concretamente con la creazione di una task force dedicata al Paese, nata nei giorni scorsi, su iniziativa del Ministero al Lavoro e allo Sviluppo Economico, e in particolare del vice presidente del Consiglio, Luigi Di Maio, e del sottosegretario Michele Geraci, nome quest'ultimo noto in Cina per la sua attività svolta come economista e direttore del China Economic Research Program presso la Nottingham University Business School China, prima di assumere l'incarico governativo.

 

Anche Geraci sarà in Cina negli stessi giorni di Tria: il suo sarà un ritorno che coinciderà, in parte, con la visita del ministro dell'Economia: i due saranno a Shanghai negli stessi giorni a cavallo tra fine agosto e l'inizio di settembre, prima dell'arrivo di Geraci a Pechino, per una visita che si concluderà il 7 settembre prossimo.

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