COME MAI CALTARICCONE HA DECISO DI SPONSORIZZARE IL RIVALE MAURO MORETTI SINDACO DI ROMA? - DA TEMPO I DUE SI VEDONO COME IL FUMO NEGLI OCCHI: L’OGGETTO DELLA CONTESA È LA SOCIETÀ GRANDI STAZIONI, MORETTI È IL PRESIDENTE COME AD DELLE FERROVIE CHE DETENGONO IL 60%, CALTAGIRONE INSIEME AI BENETTON, COL 40%, GUIDA LE DANZE. MORETTI VORREBBE COMANDARE, CALTAGIRONE PURE. IL CAMPIDOGLIO PORTERÀ LA PACE?...
Daniele Martini per il "Fatto quotidiano"
Sono due i motti a cui si ispira Francesco Gaetano Caltagirone per la scelta del sindaco di Roma. Il primo è quello mirabile del marchese del Grillo "Io so' io e voi non siete un cazzo". Il secondo è il fascisteggiante "Ordine e disciplina".
Inseguendo questi criteri, il re di Roma del mattone in un mesetto ha prima decretato la fine del primo cittadino in carica, Gianni Alemanno, peraltro scelto da lui stesso quattro anni fa. Poi ha messo inutilmente in pista il collega costruttore Alfio Marchini, una breve infatuazione per il senatore Raffaele Ranucci e ora tira fuori dal cilindro un altro candidato, un ex comunista che come se niente fosse dovrebbe prendere il posto dell'ex fascista giubilato.
Così facendo Caltagirone dimostra evidentemente di ritenere la scelta del sindaco roba sua, considerando partiti, primarie e simili, trastulli per i gonzi. Quel che conta è la via del mattone, quella che secondo lui conduce in carrozza fino al Campidoglio. Un sistema senza uguali in nessuna capitale d'Europa e forse del mondo e nel quale è fatica sprecata cercare idee, progetti e programmi. Ma che forse un merito ce l'ha, quello di risultare maledettamente esplicito evidenziando nei fatti chi comanda o perlomeno chi non vorrebbe rinunciare a farlo.
Il nuovo prescelto da Caltagirone è Mauro Moretti, 59 anni, riminese, ingegnere ferroviario, una vita nelle Fs dove entrò giovanissimo per concorso e fece una carrierona come sindacalista, responsabile comunista dei ferrovieri Cgil, e come manager scalando tutte le vette dell'azienda, fino a diventare nel 2006, il numero uno, il capo indiscusso, l'amministratore delegato temuto e riverito.
Il monarca romano dei costruttori lo predilige per diversi motivi, indicati in un'intervista al Financial Times, preferito nell'occasione al giornale di famiglia, il romano Il Messaggero, forse per la diversa caratura di autorevolezza e forse in ossequio a una moda esterofila che attira politici e grandi imprenditori.
Caltagirone ritiene Moretti capace di "scelte impopolari", lo vede come un tecnico al di fuori della politica, addirittura nel solco di Mario Monti, e infine lo considera pure un amministratore comunale a tutto tondo essendosi fatto le ossa nientemeno che sulla poltrona di sindaco di Mompeo, 546 abitanti sul cucuzzolo di un colle della comunità montana dell'Alta Sabina in provincia di Rieti.
Sul primo punto Caltagirone ci prende in pieno, sugli altri assai meno. Nell'ambiente dei treni Moretti sarà ricordato per tre motivi. Prima di tutto per essere riuscito a imporre i convogli veloci, le cosiddette Frecce, un'operazione di successo sia dal punto di vista tecnico sia per la favorevole accoglienza dei clienti, soprattutto sull'asse Roma-Milano dove i treni fanno davvero concorrenza agli aerei.
Tutto ciò - e questo è il secondo fatto per cui Moretti sarà ricordato - mentre buona parte della ferrovia pubblica, il 90 per cento almeno, dai treni sulle lunghe percorrenze ai regionali e ai convogli dei pendolari, veniva limato o lasciato al suo poco lusinghiero destino di trasporto di serie B.
Il terzo fatto è che questa mutazione genetica ferroviaria è avvenuta proprio all'insegna del motto prediletto da Caltagirone, "Ordine e disciplina", in un'azienda militarizzata dove la politica non è assente, ma ridotta ad ancella delle scelte del capo, vissuto all'interno come un conducator che nessuno osa contraddire.
Moretti ha trascorso tutta la vita in simbiosi con la politica, da comunista prima e post comunista poi in versione dalemiana. E infine, nel decennio ultimo del berlusconismo imperante, spostandosi e avvicinandosi di molto a Gianni Letta che nel centrodestra aveva il compito di tenere i canali di collegamento con Massimo D'Alema e i dalemiani.
Nella nomina di Caltagirone a favore di Moretti ci sono anche diversi punti sorprendenti. A dispetto di una scelta che lascerebbe presupporre buoni rapporti, in realtà da tempo i due si vedono come il fumo negli occhi e si sfidano proprio in ambito ferroviario.
L'oggetto della contesa è la società Grandi Stazioni, l'azienda che da più di un decennio avrebbe dovuto rinnovare e rilanciare i 13 maggiori scali nazionali, ma che fino a oggi non è riuscita a combinare granché. Moretti è il presidente in quanto rappresentante delle Ferrovie che detengono il 60 per cento del capitale azionario, Caltagirone insieme ai Benetton, pur rappresentando la minoranza privata del 40 per cento, guida le danze con l'amministratore delegato Fabio Battaggia. Moretti vorrebbe comandare, Caltagirone pure. Il Campidoglio porterà la pace?




