COME TI ATTREZZO IL “SOCCORSO AZZURRO” - PER SALVARE RENZI DAGLI AGGUATI DEI DISSIDENTI PD SUL JOBS ACT, BERLUSCONI DOVRÀ GARANTIRE L’ASSENZA DALL’AULA DI QUALCHE SENATORE FORZISTA - MA “FARSA ITALIA” E’ IN CADUTA LIBERA (13%)
Francesco Verderami per “il Corriere della Sera”
Se davvero vorrà aiutare Renzi nel delicato passaggio parlamentare sul Jobs act, la prossima settimana Berlusconi dovrà essere assente piuttosto che presente, dovrà cioè garantire al premier l’eventuale defezione dall’Aula di qualche senatore forzista, per compensare — qualora fosse necessario — il voto contrario di qualche dissidente democratico sulla riforma del lavoro.
Non è detto che ce ne sarà bisogno, anzi è probabile che il Cavaliere rimarrà ai margini di una sfida giocata all’interno del partito di maggioranza. D’altronde, chi ha impiegato venti anni per traghettare dal Pci al Pds ai Ds e infine al Pd, non può nè vuole tornare indietro. E comunque il «soccorso azzurro», che è già stato predisposto, sarebbe efficace solo se fosse contumace.
La verità è che Berlusconi non può abbracciare Renzi, perché lo farebbe cadere, e nessuno si può consentire una crisi di governo, tantomeno le urne: primo tra tutti il Cavaliere, viste le condizioni in cui versa Forza Italia. A preoccupare non è tanto il fixing settimanale dei sondaggi — che dà il suo partito in discesa tra il 13 e al 14% — quanto il dato tendenziale. Le analisi rivelano che la caduta è determinata dall’aumento dei votanti, oggi rilevati al 72%. L’iceberg dell’astensionismo si va insomma sciogliendo ma Berlusconi non sembra in grado di intercettarlo.
E senza un’inversione di tendenza le proiezioni si fanno allarmanti: se i votanti infatti superassero quota 75%, Forza Italia scenderebbe attorno al 12%, per crollare addirittura sotto il 10% se l’affluenza alle urne toccasse l’80%.
Sarà vero — come raccontano — che l’ex premier è ormai concentrato solo sui problemi di politica estera, come per proiettarsi fuori dalle questioni domestiche dove ha perso di centralità. Ma allora non si capisce perché — nonostante il fallimento dell’«operazione Lassie» — continui a premere sul Nuovo centrodestra per sottrargli la «golden share» della maggioranza.
La resistenza cortese degli alfaniani si è ora tramutata in aperta ostilità, al punto che ieri il coordinatore di Ncd Quagliariello e il segretario dell’Udc Cesa hanno interrotto le trattative per gli accordi delle Regionali, chiedendo attraverso Matteoli — che gestisce la pratica per conto di Berlusconi — la convocazione di un tavolo urgente.
E dire che l’Ufficio di presidenza di Forza Italia era stato convocato (anche) per lanciare la candidatura dell’azzurra Wanda Ferro a governatore della Calabria. Missione abortita. E Matteoli oggi non mancherà di sottolineare che «mentre c’è chi lavora alle intese, c’è chi lavora a distruggerle».
Un ragionamento che l’ex ministro aveva fatto a Berlusconi per telefono, lunedì scorso: «Silvio, così va tutto per aria. E gli altri hanno ragione a far saltare tutto». E «Silvio» in quella occasione gli aveva dato ragione, «hai ragione Altero», scaricando le responsabilità su alcuni dirigenti del partito. Già, ma allora perché il Cavaliere non ha bloccato le iniziative di scouting sul territorio?
Così l’appuntamento odierno di Forza Italia rischia di trasformarsi nell’ennesimo duello tra il leader e Fitto, che marcherà il suo ruolo di capo dell’opposizione interna, dichiarandosi contrario al modello congressuale adottato per il partito e insisterà per l’adozione delle primarie alle Regionali.
Più volte Berlusconi ha smentito l’esistenza di contrasti con l’europarlamentare, peccato che ieri Fitto abbia voluto evidenziare la frattura, e a nome di tutta l’area del dissenso abbia invitato i senatori di Forza Italia a votare «i nostri emendamenti di segno liberale» sul Jobs act, presentati a palazzo Madama in contrapposizione al gruppo. Il tentativo è di picconare l’asse del Cavaliere con Renzi, per il quale è stato predisposto il «soccorso azzurro». Che non servirà, ma se servisse...