COMUNIONE E FATTURAZIONE - PIÙ CHE UN “MEDIATORE” O UN “LOBBISTA”, PIERANGELO DACCÒ ERA L’INGRANAGGIO FONDAMENTALE DEL SISTEMA DI DISTRIBUZIONE/RETRIBUZIONE DELLA SANITÀ PRIVATA LÙMBARD: “PER QUESTO NON MERITA LE ATTENUANTI GENERICHE” (CHIESTI 5 ANNI E 6 MESI) - RIMBORSI ‘FACILITATI’ E FATTURE FALSE PER ALIMENTARE I FONDI NERI: IN 7 ANNI SI È INTASCATO “5 DEI CIRCA 50 MLN € DISTRATTI DALLE CASSE DEL SAN RAFFAELE A SPESE DELLA COLLETTIVITÀ”…

Paolo Colonnello per "la Stampa"

Un lavoro che non conosceva soste quello del «facilitatore» Pierangelo Daccò: in 7 anni, spiega il pm Luigi Orsi che ieri ne ha chiesto la condanna, si è intascato «5 dei circa 50 milioni distratti dalle casse del San Raffaele, commettendo un danno di grave entità patrimoniale, ai danni di una fondazione che gestisce il bene primario della salute e a spese della collettività».

Da una parte impegnato per fare ottenere i rimborsi regionali alla Fondazione Maugeri, facendoli lievitare di anno in anno fino a renderli fondamentali nei bilanci delle cliniche private pavesi, dall'altra occupato ad alimentare la riserva di fondi neri per l'ospedale del reverendissimo don Luigi Verzè con il trucco delle fatture false e delle «retrocessioni» sul costo, gonfiato, dei lavori di ampliamento e ristrutturazione dell'ospedale di Segrate.

Più che un «mediatore» o un «lobbista», alla fine Daccò, in carcere dal novembre scorso, secondo la Procura era diventato l'ingranaggio fondamentale del sistema criminale di distribuzione/retribuzione della sanità privata in Lombardia. Ottenendone in cambio, ovviamente, ricchissime commesse di cui adesso inizia a pagare il conto. «Per questo aggiunge il pm - non merita le attenuanti generiche».

La richiesta dell'accusa per il faccendiere si attesta su una condanna a 5 anni e 6 mesi di reclusione, partita però da una pena base edittale più alta di almeno due anni, nell'ambito del processo per rito abbreviato sui fondi neri del San Raffaele che vede imputato anche l'imprenditore Andrea Bezzicheri per il quale è stata chiesta una condanna a tre anni. Richieste di pena già scontatate di un terzo per effetto del rito abbreviato. Il gup Maria Cristina Mannocci, d'innanzi alla quale si è svolta l'udienza, deciderà il 5 luglio.

Le accuse per Daccò vanno dal concorso in bancarotta fraudolenta e associazione per delinquere finalizzata a frodi fiscali, appropriazione indebita e frodi di beni. Secondo il pm, Daccò anche per l'ospedale di don Verzè era il personaggio chiave per alimentare le riserve di fondi extracontabili con i quali il defunto fondatore e gli uomini a lui più vicini, come il vicepresidente Mario Cal, suicidatosi nel luglio scorso, alimentavo i loro sogni di ricchezza personale e di bislacchi investimenti in giro per il mondo.

Non a caso, secondo la ricostruzione del pm, l'organizzazione criminale di cui ora è accusato Daccò, «era stata promossa da Cal». E' proprio indagando sul default dell'ospedale di don Verzè che si arriverà alla ragnatela di conti esteri di Daccò alimentata, per una somma complessiva di oltre 70 milioni di euro, anche dalle rimesse della Fondazione Maugeri sui fondi regionali. Difficile dunque la difesa del «mediatore», rappresentata dall'avvocato Giampiero Biancolella, che ieri ha sostenuto l'inconsapevolezza del suo cliente circa la situazione di bancarotta del San Raffaele e l'assenza di prove per la complicità nelle false fatturazioni.

Di quanto fosse «consapevole» Daccò ne parlano chiaramente l'ex direttore amministrativo della Fondazione San Raffaele, Mario Valsecchi e l'ex responsabile della sicurezza Danilo Donati. Racconta Valsecchi: «Era circostanza nota, all'interno dell'ospedale che venissero pagate delle fatture in eccesso....E che a ritirare i soldi, per poi consegnarli a Cal, era Daccò che disponeva di una liquidità anomala...». Aggiunge Donati: «I soldi sovraffatturati venivano retrocessi con pagamenti in Svizzera a dei commercialisti che erano stati indicati loro da Piero Daccò e da Cal stesso. Tali pagamenti avvenivano in contanti...».

E' grave, conclude il pm Orsi, che dall'accusa di appropriazione indebita siano «gemmati ulteriori reati legati alle false fatture e alla doppia contabilità». Resa più fluida proprio da Daccò che «disponeva di un'importante struttura internazionale per canalizzare i soldi distratti in maniera occulta».

 

PIERANGELO DACCO'Roberto Formigoni ospite a bordo dello yacht di Piero Dacco ROBERTO FORMIGONI LUIGI ORSI Mario ValsecchiMario CalDon Verze

Ultimi Dagoreport

nicola gratteri giorgia meloni magistrati magistratura toghe

DAGOREPORT – IN POLITICA IL VUOTO NON ESISTE E QUANDO SI APPALESA, ZAC!, VIENE SUBITO OCCUPATO. E ORA CHE IL CENTROSINISTRA È FRAMMENTATO, INCONCLUDENTE E LITIGIOSO, CHI SI PRENDE LA BRIGA DI FARE OPPOSIZIONE AL GOVERNO NEO-TRUMPIANO DI MELONI? MA È OVVIO: LA MAGISTRATURA! - LA CLAMOROSA PROTESTA DELLE TOGHE CONTRO NORDIO ALL’INAUGURAZIONE DELL’ANNO GIUDIZIARIO, LE INDAGINI SU SANTANCHE' E LA RUSSA, I DOCUMENTI DEI SERVIZI SEGRETI SU GAETANO CAPUTI, PASSATI “ACCIDENTALMENTE” DALLA PROCURA DI ROMA AL “DOMANI”: TUTTI “INDIZI” CHE LA GUERRA È COMINCIATA – VIDEO: GRATTERI CONTRO NORDIO A “OTTO E MEZZO”

giorgia meloni ignazio la russa daniela santanche

QUESTA VOLTA LA “PITONESSA” L’HA FATTA FUORI DAL VASO: IL “CHISSENEFREGA” LANCIATO A GIORNALI UNIFICATI POTREBBE ESSERE LA GOCCIA CHE FA TRABOCCARE IL VASO DELLE SUE DIMISSIONI - LA MINISTRA DEL TURISMO, CON ARROGANZA MAI VISTA, DICHIARA URBI ET ORBI CHE SE NE FOTTE DEL PARTITO E DELLA MELONI (“L’IMPATTO SUL MIO LAVORO LO VALUTO IO”). INFINE LANCIA UN AVVERTIMENTO ALL’AMICO-GARANTE LA RUSSA (“NON MI ABBANDONERÀ MAI”) – ALT! LA "SANTADECHÈ" SMENTISCE TUTTO: "SE GIORGIA MELONI MI CHIEDESSE DI DIMETTERMI NON AVREI DUBBI. NON HO MAI DETTO 'CHISSENEFREGA". QUINDI NON UNO, MA QUATTRO GIORNALISTI HANNO CAPITO MALE E HANNO FATTO "RICOSTRUZIONI FANTASIOSE"?

giorgia meloni gioventu meloniana

DAGOREPORT -  NEL GIORNO DELLA MEMORIA LA MELONI HA SORPRESO FACENDO UNA BELLA ACROBAZIA SUL FAMIGERATO VENTENNIO: “SHOAH, UNA TRAGEDIA OPERA DI NAZISTI CON COMPLICITÀ FASCISTA” - LA DUCETTA CERCA DI EVOLVERSI IN SENSO LIBERALE? PROSEGUIRÀ TOGLIENDO LA “FIAMMA TRICOLORE” POST-FASCISTA DAL SIMBOLO DI FDI? - INTANTO, UNA DICHIARAZIONE CHE DIMOSTRA COME L’UNDERDOG ABBIA GRAN FIUTO POLITICO E  CAPACITÀ DI MANOVRA PER NEUTRALIZZARE LO ZOCCOLO NOSTALGICO DI FRATELLI D’ITALIA - SECONDO: DI FRONTE ALLA IMPETUOSA AVANZATA DELLA TECNODESTRA DI MUSK E TRUMP, LA CAMALEONTE GIORGIA HA CAPITO CHE NON HA ALCUN BISOGNO DI METTERSI IL FEZ IN TESTA. QUINDI VIA DI DOSSO NON SOLO LE SCORIE DEL FASCISMO, A CUI LA SINISTRA SI ATTACCA PER SPUTTANARLA, MA ANCHE MANDANDO IN SOFFITTA POPULISMO E SOVRANISMO E CAVALCARE L’ONDA DELLA TECNODESTRA - L’ABILITÀ DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA È DI SAPER GIRARE LA FRITTATA SEMPRE A SUO FAVORE, AVVANTAGGIATA DA UN’OPPOSIZIONE EVANESCENTE, ANNICHILITA DALLA SCONFITTA

gaetano caputi giorgia meloni giuseppe del deo

DAGOREPORT - 'STO DOCUMENTO, LO VOI O NON LO VOI? GROSSA INCAZZATURA A PALAZZO CHIGI VERSO IL PROCURATORE CAPO DI ROMA, FRANCESCO LO VOI: IL DOCUMENTO-BOMBA PUBBLICATO DA "DOMANI", CHE RIVELA LO SPIONAGGIO A DANNO DI GAETANO CAPUTI, CAPO DI GABINETTO DELLA MELONI, NON SAREBBE MAI DOVUTO FINIRE NEL FASCICOLO D'INDAGINE (NATO PROPRIO DA UNA DENUNCIA DI CAPUTI) - LA DUCETTA, DAL BAHREIN, HA URLATO CONTRO I SUOI E CONTRO L'AISI - E IL QUOTIDIANO DI FITTIPALDI CI METTE IL CARICO SCODELLANDO IL TESTO INTEGRALE DEL DOCUMENTO, DOVE SI AMMETTE CHE PALAZZO CHIGI SPIAVA… PALAZZO CHIGI! – L’AISI RISPONDE CHE AD ATTIVARE L'INDAGINE È STATO GIUSEPPE DEL DEO, ALLORA VICE DELL’AISI (ORA NUMERO DUE DEL DIS), SU DISPOSIZIONE DELL'EX DIRETTORE DELL'AGENZIA INTERNA, MARIO PARENTE. DOMANDA: PARENTE DA CHI HA RICEVUTO TALE RICHIESTA? 

francesco saverio marini sabino cassese giorgia meloni premierato

DAGOREPORT – IL PREMIERATO? ANNACQUATO! DOMANI GIORGIA MELONI RIUNIRÀ I SUOI COSTITUZIONALISTI PREFERITI (MARINI E CASSESE) PER METTERE NERO SU BIANCO L’IPOTESI DI UN PREMIERATO “DI FATTO”. UNA RIUNIONE PRELIMINARE A CUI SEGUIRÀ UN INCONTRO CON I VERTICI DEL PARTITO PER TIRARE LE SOMME E VARARE LA NUOVA STRATEGIA: LA COSTITUZIONE NON SI TOCCA, PER FARE LA “MADRE DI TUTTE LE RIFORME” BASTA CAMBIARE LA LEGGE ELETTORALE – TROVATA LA QUADRA PER LA CONSULTA: MARINI IN QUOTA FDI, LUCIANI PER IL PD E…

giorgia meloni daniela santanche ignazio la russa

DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA SENZA “PROTETTORI”: GIORGIA MELONI NON PUÒ SFANCULARLA SENZA FAR SALTARE I NERVI A LA RUSSA. E SAREBBE UN BOOMERANG POLITICO PER LA DUCETTA DEI DUE MONDI: ‘GNAZIO È UN PESO MASSIMO DEL PARTITO, GOVERNA DI FATTO LA LOMBARDIA TRAMITE LA SUA CORRENTE MILANESE. SOPRATTUTTO, È IL PRESIDENTE DEL SENATO. MEGLIO NON FARLO IRRITARE: LA VENDETTA, LO SGAMBETTO, “L’INCIDENTE D’AULA”, POSSONO ESSERE SEMPRE DIETRO L’ANGOLO…