DAGONEWS
Ieri è scattato qualcosa ad Arcore. Silvio si è consultato con i suoi dioscuri, Fidel Confalonieri e Gianni Letta, e ambedue hanno consigliato al vegliardo un atteggiamento “morbido” nei confronti delle trattative su un possibile governo Lega-M5S.
Fidel gli ha suggerito di spingere verso un accordo tra tutto il centrodestra e il Movimento 5 Stelle, perché così sarebbe il trio Salvini-Berlusconi-Meloni ad avere la maggioranza relativa (37% contro 32).
Questo naturalmente è lo scenario più favorevole al Cav., ma si scontra con i dettami del M5s, che Silvio in maggioranza proprio non lo può far digerire al proprio elettorato.
Più concreta l’eminenza azzurrina: caro Silvio, se facciamo i duri e andiamo al voto anticipato, Forza Italia rischia di sprofondare all’8% e gli unici parlamentari che eleggerà saranno quelli all’uninominale sostenuti dalla Lega.
BERLUSCONI SALVINI MELONI AL QUIRINALE
Al momento lo scenario più fattibile è l’appoggio esterno con due/tre ministri di area berlusconiana. Con dicasteri pesanti, e per pesanti si intendono Esteri, Sviluppo Economico (che include le fondamentali deleghe alle Comunicazioni), Economia, Interno o Giustizia.
Di questo stanno discutendo in queste ore Salvini e Di Maio. Silvio aspetta, conscio che una sua partecipazione, anche da fuori, gli porterebbe molti benefici. Resterebbe ancora centrale al dibattito pubblico alle soglie degli 82 anni, sarebbe visto come il ‘salvatore’ che ha permesso la nascita di un governo e soprattutto sarebbe purificato dall’accordo - seppur indiretto - con il Movimento 5 stelle.
Ecco, e qui sono i problemi. Il Movimento è spaccato tra puristi e governisti. Tra questi ultimi ovviamente c’è Di Maio con il suo cerchio magico che sta trattando in queste ore, composto da Spadafora, Buffagni, Giulia Grillo, Toninelli e Barbara Lezzi, graziata dal caso Rimborsopoli.
Luigino si gioca tutto, e ha una grande smania di chiudere l’accordo: alle urne il M5S guidato da lui potrebbe perdere consensi, e a quel punto la sua carriera politica sarebbe finita: Grillo riprenderebbe il controllo di tutto a colpi di vaffa e piazzerebbe al vertice il suo ariete favorito Alessandro Di Battista.
Ancora peggio, se Mattarella riuscisse a tirare fuori un governo che duri oltre l’estate, Dibba potrebbe addirittura soffiargli il posto da candidato. Niente da fare, bisogna allearsi con Salvini a tutti i costi, quando gli ricapita a Luigino da Pomigliano, ex steward del San Paolo, di essere l’uomo decisivo della politica italiana?
In tutto questo, anche al povero Mattarella non dispiace questa accelerazione. Il Presidente infatti è nei guai: molte tra le personalità di spicco contattate dal suo segretario generale Ugo Zampetti gli hanno risposto picche: perché mai dovrebbero lasciare il proprio lavoro (quasi sempre dorato) per ‘sporcarsi’ con la politica, e solo per una manciata di mesi? Per alcuni scatterebbero poi le preclusioni di legge sul poter lavorare per aziende partecipate dallo Stato, e una serie infinita di rogne in cambio di ben poca gloria.
Al Quirinale l’aria è pesante: l’esecutivo che si profilerebbe sarebbe composto principalmente da alti funzionari pubblici, persone che potrebbero tranquillamente tornare al loro posto dopo la breve avventura governativa. L’esatto contrario di un dream team, che logorerebbe ulteriormente l’immagine della Mummia Sicula…
ZAMPETTI UGO GIULIA GRILLO TONINELLI LUIGI DI MAIO