DE MAGISTRIS AL VOLANTE DELLA “MACCHINA DEL FANGO”: “NAPOLITANO FU INDAGATO PER TANGENTI DURANTE LA STAGIONE DI MANI PULITE” - LA VENDETTA DEL SINDACO CACCIATO - PD, FORZA ITALIA, SEL, I GRILLINI. TUTTI CONTRO L’EX PM E PER LE ELEZIONI ANTICIPATE
1. “NAPOLITANO FU INDAGATO PER TANGENTI”. LA VENDETTA DEL SINDACO CACCIATO
Alessandro Sallusti per “il Giornale”
La notizia non è propriamente inedita, ma se a rilanciarla con forza è un ex pm manettaro nonché sindaco della terza città italiana, l'effetto è assicurato: Giorgio Napolitano fu indagato per tangenti durante la stagione di Mani Pulite. Se la cavò, anche se all'epoca - cosa più unica che rara - nessuno ne seppe nulla perché la sua iscrizione nel registro degli indagati fu secretata e - cosa altrettanto anomala - il segreto resistette alla curiosità di giornalisti e politici.
Un trattamento speciale, insomma, che Luigi De Magistris, fino a ieri sera sindaco di Napoli, ha voluto ricordare forse come primo atto della sua vendetta per la condanna (abuso d'ufficio), e conseguente sospensione dalla carica di primo cittadino, in base alla legge Severino.
Per De Magistris, a Napolitano - e non ai ripetuti e clamorosi svarioni da pm - si devono le sue disgrazie: prima la cacciata dalla magistratura, poi da sindaco. Un complotto, insomma, al quale crede solo lui. Perché Napolitano dovrebbe avercela tanto con lo sciagurato ex magistrato, non è chiaro.
luigi de magistris con giorgio napolitano
Evidente è invece il tentativo di De Magistris di inquinare i pozzi della politica utilizzando informazioni che aveva acquisito vestendo la toga. E questo la dice lunga su chi aveva e ancora oggi ha in mano la nostra giustizia.
In quanto a Napolitano, nulla ci sorprende.
All'epoca dei fatti l'attuale Re Giorgio era presidente di quella Camera che si arrese alle toghe. Le quali riuscirono a fare breccia nell'immunità parlamentare ottenendo proprio da lui che le votazioni sulle autorizzazioni all'arresto dei deputati passassero da segrete a palesi. Fu la sua una scelta morale, un favore, uno scambio conveniente? Chi può dirlo.
Sta di fatto che Napolitano fu l'unico politico a non finire al gabbio a fronte della confessione di un imprenditore che sosteneva di aver versato 200 milioni di lire alla sua corrente. Non più segreto il voto, segreta l'indagine, segreta pure l'assoluzione. E un bel segreto che resta ancora sullo sfondo: come mai nessun politico del Pci, partito di cui Napolitano era leader, finì nei guai? Forse nel «pizzino» di De Magistris c'è un indizio di risposta.
2. L’EX PM NON SI PIEGA ALLA GIUSTIZIA: “DOBBIAMO FARE RESISTENZA” - E SPUNTA UN INTERROGATORIO IN CUI TENTÒ DI CHIAMARE IN CAUSA IL PRESIDENTE NAPOLITANO
Guido Ruotolo per “la Stampa”
«L’attacco istituzionale è così virulento che dobbiamo fare resistenza. Non mi dimetto, farò il sindaco di Napoli fino al 2016 e starò di più per strada a fare il sindaco dei cittadini». Ci mancava pure la dichiarazione di guerra del sindaco Luigi De Magistris per rendere il clima in città ancora più incandescente, come se non bastasse l’annuncio della manifestazione dei movimenti antagonisti contro il vertice della Bce che si terrà oggi alla Reggia di Capodimonte.
De Magistris, condannato a un anno e tre mesi per abuso d’ufficio, ha provato fino alla fine a far saltare il decreto di sospensione dalla carica di sindaco, annunciato nel primo pomeriggio alla Camera dal ministro dell’Interno, Angelino Alfano. Il sindaco di Napoli ha inviato al prefetto Francesco Musolino una lunghissima memoria difensiva per contestare l’automatismo dell’applicazione della legge Severino. Ma qualche minuto prima dalle 8 di sera, il prefetto Musolino ha firmato la sospensione del sindaco: sarà notificata questa mattina al presidente del Consiglio comunale.
De Magistris proverà adesso ad ottenere la sospensiva dal Tar, in attesa della prescrizione del reato che potrebbe arrivare tra sette, otto mesi quando il processo d’appello non sarà arrivato a sentenza. E anche nuove tegole giudiziarie che si annunciano a breve, secondo indiscrezioni raccolte nel mondo politico napoletano, lasceranno De Magistris del tutto indifferente: «Contro l’artiglieria pesante - continua - noi opponiamo solo le mani pulite di chi è libero».
De Magistris è tornato quel Masaniello sfasciatutto e un po’ guascone che lo aveva caratterizzato prima da pm e poi da sindaco («E’ arrivata la sentenza? Salutamela»). Da pm voleva arrivare a Roma, arrestare pezzi del governo Prodi, e parlamentari. Quando viene interrogato il 9 maggio scorso a Roma - nel processo dove è imputato con il consulente Genchi per i tabulati illegali di otto parlamentari - il pm gli chiede: «È vero che lei avrebbe detto a Genchi (il suo consulente coimputato, ndr) “Guarda adesso noi dobbiamo arrivare a Roma?”». E da sindaco si era illuso di guidare la «rivoluzione arancione».
De Magistris in quell’interrogatorio del maggio scorso torna a chiamare in causa il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, provando a intossicare il clima politico-istituzionale, riprendendo una storia del secolo scorso, inizi anni Novanta. Per difendere la sua scelta di aver secretato l’iscrizione sul registro degli indagati dell’avvocato Giancarlo Pittelli, parlamentare di Forza Italia, De Magistris ricorda (sempre nel dibattimento) che anche per l’allora Presidente della Camera, Giorgio Napolitano, fu secretata l’iscrizione nel registro degli indagati, per evitare la fuga di notizie.
L’inchiesta dei pm di Napoli Rosario Cantelmo e Nicola Quatrano, riguardava presunte mazzette per la metropolitana. Un indagato, il professore Vincenzo Maria Greco, chiamando in causa Paolo Cirino Pomicino, raccontò che per la corrente del Pds che si richiamava a Napolitano, era stato deciso di dare 200 milioni di lire a Umberto Ranieri, il dirigente migliorista napoletano. Una circostanza che Pomicino ha negato. E quel troncone di inchiesta è stata così archiviata.
Furibondo, De Magistris chiama Napoli alla resistenza. Scommette di riconquistare il consenso della maggioranza della città e soprattutto di tornare presto a Palazzo San Giacomo (complice la sospensiva del Tar o la prescrizione del processo di appello che cancellerebbe la sospensione).
Il sindaco dimissionato è riuscito a compattare una amplissima e variegata opposizione che chiede elezioni anticipate, magari abbinate alle elezioni della prossima primavera per il Consiglio Regionale. Persino i suoi tre ex consiglieri usciti dalla lista civica «Napoli è tua» condannano la sua giunta: «A questo punto dobbiamo raccogliere le 25 firme per arrivare allo scioglimento del consiglio comunale - dice il consigliere Pietro Rinaldi - Napoli ha bisogno di un sindaco autorevole e forte, che abbia consenso in città. De Magistris è solo un sindaco senza piú consenso. Non fatene un magistrato martire».
Pd, Forza Ialia, Sel, i grillini. Tutti contro De Magistris e per le elezioni anticipate. Ma si sa che i consiglieri comunali rappresentano il partito antielezioni per eccellenza. Sono loro gli alleati di Luigi De Magistris, che avrebbe voluto procedere alla sostituzione del vicesindaco Tommaso Sodano (che sarà il reggente di Palazzo San Giacomo) con una figura più neutra che gli consenta di fare il sindaco dimissionato ma non dimissionario. Chissá se nella notte il rivoluzionario De Magistris porterà a termine anche questo golpe burocratico.